Undici Solitudini di Pamela Piscicelli e la metafotografia

undici solitudini - piscicelli

Undici solitudini di Pamela Piscicelli rappresenta un approfondimento su una tematica ben precisa come quella della solitudine ma affrontato con un linguaggio meta-fotografico che si rende a sua volta soggetto del lavoro; ciò va a creare, così, un doppio canale che vede la fotografia porsi come mezzo di espressione e  contemporaneamente come “materia da esprimere”.

Il progetto si focalizza, in particolare, sul concetto di artistizzazione, su quella traslazione di significato e significante che fa mutare l’autenticità di una fotografia trovata, segnata dal tempo e dal proprio valore rappresentativo, in qualcosa d’altro:  qualcosa che decontestualizza l’immagine originale per inserirla, ristampata, all’interno di una struttura a trittico; qui, i tre elementi armonizzano insieme su di un substrato viscerale ed emotivo che rende unica ed autonoma ogni singola immagine degli undici trittici, ma al contempo ingloba tutto il corpus fotografico in un discorso iconografico femmineo e delicato.

Ogni trittico rappresenta una sorta di lente di ingrandimento sul macro tema della solitudine e su come l’argomento abbia trovato per Pamela Piscicelli manifestazione all’interno del suo vissuto fotografico: come fotografa per quanto riguarda il lavoro da lei prodotto, che si focalizza sull’incomunicabilità con la figura paterna: un viaggio a ritroso sulle tracce di un padre presente ma poco conosciuto; poi, come collezionista di foto trovate in cui l’immagine dalle tinte antiche fa risuonare la propria solitudine rispetto al suo significato di memoria collettiva e familiare: un tassello sparuto di ricordi di famiglia  su cui la fotografa ha proiettato i fantasmi del proprio vissuto; ed infine, come terzo elemento, la fascinazione per quel dettaglio che ti punge, il punctum (Roland Barthes,  1980: La chambre claire / La camera chiara. Nota sulla fotografia) dell’immagine trovata, croppato ed ingrandito fino a diventare un paesaggio umano, una piega di un vestito o una mano che arriva dritto alle viscere senza un motivo preciso, semplicemente per una questione esperienziale, per ciò che fa risuonare quei luoghi un po’ oscuri e inesplorati della personalità di ognuno.

Undici Solitudini, dopo essere stata presentata in forma libro a Castelnuovo Fotografia domenica 4 ottobre http://castelnuovofotografia.com/, sarà riproposta, pure in forma libro, all’Umbria World Fest di Foligno sabato 10 alle 17:30;  qui, sempre a Foligno per il festival, è in corso anche la mostra – inaugurazione: venerdì 9 – http://www.umbriaworldfest.it/uwfmostre_piscicelli.asp a cura di Alessandra Quadri e di chi scrive.

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Laureata in Lettere e Filosofia indirizzo giornalistico con una tesi sulla fotografia psichiatrica, con citazione di tale ricerca nella versione anastatica di “Morire di classe” (Einaudi, 1969), fotoreportage di Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin che nel 2009 Duemilauno-Agenzia Sociale ha ristampato, è giornalista pubblicista dal 2008. Dal 2010 lavora presso Palombi Editori in mansioni commerciali e di distribuzione. Ha scritto per numerose riviste d'arte e curato mostre seguendo autori che praticano il linguaggio fotografico e progetti di critica fotografica. Tale attività prosegue attualmente.

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