Malefica. La fata cattiva non esiste. E l’evoluzione è già qui. Lo racconta Maura Gancitano.

12140705_538418379648047_522385144057143375_n
Malefica – Cover

Da bambina, quando leggevo la favola della Bella addormentata nel bosco non riuscivo mai a comprendere per quale motivo una fata doveva ritenersi tanto offesa da non essere stata invitata ad una festa da architettare quella storia lì del fuso e della finta morte per cent’anni.
Una fata, poi, mica una strega… no, proprio non capivo e oltretutto, nella favola di Perrault la fata cattiva (quale ossimoro!)  non aveva nome e quindi era impossibile renderla reale.
Poi venne Disney che scrisse una storia abbastanza diversa e diede nome Malefica alla soprannaturale maligna.

Cinquantacinque anni dopo, sempre Disney, stupisce un mondo che nel frattempo è mutato e dà vita a Maleficient, la vera storia della fata cattiva della Bella addormentata nel bosco, una sceneggiatura davvero innovativa, scritta con un piglio quasi femminista, dove il personaggio chiede e si fa giustizia raccontando, per mano della scrittrice Linda Woolverton chi davvero lei sia e quali moti dell’anima l’abbiamo spinta a commettere un atto così spregevole del quale, però, col crescere della Principessa Aurora si pentirà tramutando la maledizione in una sorta di lunga attesa dell’amore.

Detta così la storia personale di Malefica suona assai melensa, eppure nasconde una possibilità di lettura davvero unica e molto profonda, quella che ne ha fatto Maura Gancitano nel saggio Malefica. Trasformare la rabbia al femminile Edizioni Arte di Essere.

La fiaba vive sulla terra dall’apparire dell’essere umano ed il suo fine è sempre stato quello di accompagnare chi ascoltava, nella foresta della vita fornendogli una bisaccia piena di simboli ed elementi che lo avrebbero guidato e protetto lungo il cammino.
Nel secolo scorso Carl Gustav Jung ne ha strutturato il valore ed il significato archetipico, attorno ed oltre lui, numerosi scrittori e scrittrici hanno offerto dei contributi fondamentali alla comprensione dei meccanismi e dei significati delle fiabe, portando alla luce, fra l’altro il valore del femminile all’interno delle narrazioni simboliche.

Attraverso la proposizione degli scritti di Marie-Louise von Franz (Il femminile nella fiaba) o di Clarissa Pinkola Estès, l’autrice ci accompagna alla scoperta della lotta fra Anima e Animus e dello spazio fiabesco dove i due opposti possono “incontrarsi indisturbati e finalmente riconoscersi, senza distrazioni e senza pressioni”.

Nell’analisi particolareggiata di Maleficient, così come ce la propone la sceneggiatrice del film, Maura Gancitano riprende i miei dubbi di bambina: “È come se mancasse qualcosa nel racconto, qualcosa in grado di spiegare davvero l’origine del gesto. È possibile che al lettore sia stato nascosto qualcosa, oppure la fata era una creatura demoniaca priva di umanità, desiderosa di sfogare appena possibile la propria rabbia sulle creature femminili innocenti?

Quest’ultimo aspetto (la donna come prima nemica delle donne) è uno degli stereotipi più duri a morire e, dunque, una delle modalità emotive più largamente diffuse e praticate, ma in realtà è un modello che non è sempre esistito e che, probabilmente ha a che vedere con il capillare lavoro di negazione e rimozione “delle caratteristiche più forti, incontrollabili e dunque spaventose del potere femminile” operati dalla cultura cristiana nei secoli.

Nel libro si racconta la storia di Malefica, la sua libertà, il suo incontaminato luogo di vita, lo stupore dell’amore, lo smarrimento di fronte alla scoperta di altri modi di pensare e di agire, il dolore del male ricevuto senza motivo, l’inasprimento, l’insinuarsi del sentimento della vendetta.
Sempre accostando la propria analisi a quella di altri studi sulla dimensione della donna nell’antropologia, nella psicologia, l’autrice ci accompagna alla scoperta di nuove possibilità non solo di lettura dei modelli di comportamento, ma anche delle paure e dei sentimenti.

Malefica è la donna che ha perso il potere intrinseco della natura femminile. Le sono state sottratte le ali con cui poteva volare. Ed è stata la cultura patriarcale a recidergliele.
Il perché di tutto questo spavento degli uomini nei confronti dell’energia femminile non credo potrà mai essere spiegato. Esiste da sempre e sottintende ad un immaginario che esaspera e in parte travisa le vere potenzialità del femminile ed ha portato a scolpire nell’immaginario umano, una figura che non esiste, quella della donna di potere promiscua, libertina e cattiva.

Ma, come ci racconta il libro “la donna di potere non è una donna promiscua. Al contrario, è una donna in cui l’energia uterina scorre liberamente. Per natura non ha bisogno di cedere a un uomo questa energia perché è libera dai condizionamenti sociali. Quando lo fa, però, compie un gesto irreversibile. Ma se l’uomo non riconosce la portata del suo gesto, le lusinghe del regno umano vincono ed ha luogo il tradimento. E dopo il tradimento la donna di potere cede, cade, diventa preda degli istinti proprio come l’uomo a cui si è legata.”

Sono molte le figure femminili che, in qualche modo si possono accostare a Malefica, in grado di supportare la lettura della ferita che si trasforma in rabbia; Maura Gancitano ce le mostra una ad una fino ad offrire una possibile soluzione del conflitto fra maschile e femminile che è alla base di questi comportamenti che sembrano essere inscalfibili.

Perché sì, al tradimento e alla rabbia femminile fa da specchio il dolore maschile, quello dell’uomo che scopre e porta su di sé la violenza indimenticata dei suoi gesti . È vero, infatti che e che, come accade a Re Stefano di Maleficent , il più delle volte gli uomini consapevoli immaginano l’espiazione come unica soluzione.
Una soluzione diversa invece sembra delinearsi all’orizzonte di questo millennio ancora giovane e tutto può partire –come ci spiega l’autrice- da un gesto individuale di perdono che rappresenta la capacità di immaginare una nuova realtà che possa superare anche l’esclusione contraria, quella delle donne nei confronti degli uomini in determinati eventi della vita, quasi rappresentasse una vendetta delle mille esclusioni subite.

Dunque accettazione, aiuto, amore, rispetto ed eguaglianza. I tempi, nonostante tutto, cominciano ad essere pronti. Chiedetelo pure ai più giovani.

+ ARTICOLI

Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.