Caro poeta caro amico. Il ricordo di Pier Paolo Pasolini. La memoria dispersa di un’epoca

20151101_114401Pier Paolo Pasolini, quarant’anni fa, anzi tutto il tempo prima di quarant’anni fa.
È straordinario e terribile toccare con mano che il tempo leviga tutto, anche i ricordi e l’ immaginario; che di un essere umano, nonostante tutte le testimonianze, i libri, i film, gli archivi, le interviste, gli articoli, le fotografie, resta (quasi) solo quella finta verità che quarant’anni di comunicazione hanno costruito addosso ad uno dei poeti più limpidi nella capacità di analisi del cuore e del mondo che lo circondava.

Caro Poeta Caro Amico. A Pier Paolo Pasolini a cura di Ignazio Gori e Claudio Marrucci è un libro che raccoglie le interviste con uomini e donne di cultura che hanno avuto un rapporto diretto o indiretto, ma sempre profondo con Pasolini e i testi di poeti che sono stati musicati da Andrea Del Monte e raccolti in un CD che completa il volumetto edito da Sound System Record.

La musica, sottoforma di ballate dai ritmi tradizionali o più contemporanei ci porta fra le parole di Antonio Veneziani, Claudio Marrucci, Ignazio Gori, Renzo Paris, Giulio Laurenti, Fernando Acitelli, Andrea Del Monte, Tiziana Rinaldi Castro, Clea Benedetti, Giovanna Marini (il cui Lamento per la morte di Pasolini resta uno dei sentire più reali e intimi dell’assassinio) e Titti Rigo de Righi.
Queste ci danno immediatamente il senso della pietas che travalica realtà e ideologie, che accoglie e lava via anche il più incancrenito degli orrori.
Il CD andrebbe ascoltato prima o dopo la lettura del libro perché ha una sua strada e porta altrove rispetto a dove conduce la lettura.

Marrucci, Gori, Del Monte e Antonio Veneziani incontrano personaggi come lo scrittore Fulvio Abbate, il giornalista film-maker Pino Bertelli, la coreografa Maria Borgese, il regista e sceneggiatore Federico Bruno; Ninetto Davoli l’attore scoperto da Pasolini e diventato simbolo di una certa romanità, lo scrittore (e magistrato) Giancarlo De Cataldo, Tullio De Mauro il maggior linguista italiano, lo scrittore e regista Alessandro Golinelli; il fondatore della rivista Cine 70 Franco Grattarola, l’attore e sceneggiatore David Grieco,Enrique Irazoqui comunista attivista spagnolo che interprete del Cristo ne Il Vangelo secondo Matteo; la cantautrice Giovanna Marini, il regista Citto Maselli, il giornalista e scrittore Igor Patruno, lo scrittore Alcide Pierannunzi, il giornalista e poeta Giuseppe Pollicelli, la giornalista e astrologa Susanna Schimperna; Walter Siti scrittore e curatore delle Opere Complete di Pasolini per I  Meridiani Mondadori, Emanuele Trevi, critico e romanziere e la giornalista Lucia Visca.

Ad ognuno di loro viene chiesto di raccontare il proprio Pier Paolo Pasolini, il suo concetto di politica, il suo lavoro, la sua omosessualità; di raccontare l’idea che si sono fatti dell’assassinio del poeta, di rivelare il lascito del poeta alle nuove generazioni.

Ognuno degli intervistati, con le sue risposte, offre una tessera di un puzzle che pure lascia incompiuto il quadro finale.
Troppe le sfaccettature, troppi gli ambiti in cui Pasolini si è espresso,  troppe le implicazioni, troppa vitalità, troppa schiettezza. Troppo grande la sua capacità di analisi. Infinita la sua resistenza a tutti gli attacchi.

Questo libro, oltre ad essere un omaggio pieno di passione a Pasolini ha anche il pregio di mettere in risalto questo immaginario collettivo che, a distanza di quaranta anni, racconta tutto e il contrario di tutto proprio perché viziato, piegato, modellato sull’immagine dello scrittore che si è voluta offrire in questi decenni.
Pasolini icona.
Anche chi sa, anche chi ha la capacità guardare oltre i limiti imposti da una comunicazione drogata, non riesce a proporre un’altra narrazione se non quella emotiva personale e sembra non avere mai scavato a mani nude in tutte le verità e in tute le menzogne, nel materiale scritto, filmato, raccontato, negli atti giudiziari delle decine di processi intentanti nei confronti di Pier Paolo Pasolini.
I più ricordano brani, stralci, bellezze o bruttezze, frasi di cui, anche se allora lessero per intero, rimane solo quello che è stato fatto in modo che rimanesse, che si ancorasse al ricordo, alla mente, alle (facili) deduzioni.
Pasolini stava dalla parte della polizia, Pasolini era contro l’aborto. Ecco alcune frasi spezzate, mal estrapolate, che hanno preso il sopravvento e difettano di memoria. Che riportano, senza critica, quel racconto inanellato per imbrogliare le coscienze e rendere innocue le accuse di un intellettuale che aveva visto molto oltre il suo presente e che aveva offerto alle persone la possibilità di scoprire le contraddizioni di una società sempre più destabilizzata  ed insegnava a sovvertire, prima delle regole, i propri pensieri.

In un’epoca in cui neanche chi l’ha vissuta riesce più a ricordare come davvero come si viveva in quegli anni, e magari pensa che ora si campi meglio, questo di Gori e Marrucci è un lavoro necessario per riportare tutti, intellettuali e lettori al gusto dell’analisi, della ricerca, dell’approfondimento. Ad un racconto che non sia superficiale come una pagina internet, ma che ci costringa a riprendere le fila di un discorso interrotto. Quello sulla nostra autonomia e sulla nostra coscienza politica.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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