Entre nous #2 – Michele Guido e Hidetoshi Nagasawa. Il tesoro di Atreo garden project 2015

Dopo l’incontro/confronto tra Pier Paolo Calzolari e Marco Maria Giuseppe Scifo nella Galleria z2o Sara Zanin fino al 7 novembre, si svolge il secondo appuntamento del ciclo Entre nous.

Stavolta, a paragonarsi in un dialogo artistico intimo e profondo, sono Michele Guido (Aradeo LE, 1976; vive a Milano) e Hidetoshi Nagasawa (nato a Tonei, Mudanjiang – Cina, 1940 da genitori giapponesi; vive a Milano). Come per la precedente mostra, anche questa volta esiste un sottile collegamento, una casuale congiunzione fra i due artisti generazionalmente differenti: Michele Guido approntò la sua tesi proprio sull’artista giapponese (“Il concetto di MA in Hidetoshi Nagasawa”). Come lucidamente espresso nelle intenzioni del progetto Entre nous, la mostra si prefigge di verificare eventuali punti di contatto linguistici e poetici fra gli artisti coinvolti negli ambienti della galleria, con opere che ridefiniscono lo spazio capace di restituire forti stimoli all’immaginazione di ogni singolo visitatore, costruiscono cioè un nuovo spazio mentale.

Gli ambienti della galleria sono stati così disseminati da singole opere che, come i sassolini di Pollicino, conducono alla meraviglia della sala maggiore, dove esplode la sinfonia del silenzioso concerto artistico, della muta conversazione tra i due artisti, dove è custodito il tesoro, Il tesoro di Atreo per l’appunto. Non più un confronto maestro e allievo, ma un dialogo alla pari, nel quale ognuno si sente libero di esprimere il proprio linguaggio senza soggezione e riverenza, tutt’al più con toni di affetto e omaggio. Nonostante i suoi lavori siano fortemente razionali e mostrino una spiccata e metodica sistemazione degli spazi, Michele Guido non ha una formazione di architetto, bensì un perfezionamento in Landscape Design.

Da tempo impegnato nella realizzazione di lavori legati al giardino in senso lato, già nel 2012 Michele Guido si era confrontato con Hidetoshi Nagasawa nel Parco Torcito mentre, nella galleria romana, ha già realizzato altri due interventi di garden project, nel 2009 e nel 2013. Sempre sensibile all’elemento naturale, nelle sue opere Michele Guido amalgama natura, architettura, storia e pensiero, subito dimostrato dalla prima opera che si trova superata la soglia dell’ingresso, dal primo sassolino lasciato lungo il percorso. Anzi, dai primi due sassolini. Perché nella prima sala, immediatamente sono posti a confronto i due artisti. E, altrettanto immediatamente, si enunciano le peculiarità linguistiche di entrambi, i loro punti di incontro e le loro distanze.

I due work in paper di Hidetoshi Nagasawa (rispettivamente del 2004 e del 2008), attraverso la “semplice” piegatura della carta, gesto dal quale trasuda tutta la cultura orientale, a partire dall’utilizzo stesso della carta, materiale secolarmente caro ai giapponesi, si pongono in quella soglia del “Ma”, in quel luogo dove si concentrano le energie, mettendo in contatto l’invisibile (l’idea) con il visibile (l’opera), e l’energia creatrice in essa trattenuta, espandendo in questo modo la percezione dello spazio, con quelle costanti tinte di leggerezza, semplicità, essenzialità e legame con il legittimo ordine della natura. Quell’ordine che Michele Guido, come un medico forense, seziona, analizza, indaga, per raggiungere l’anima delle strutture. Attraverso una modalità quasi di scarnificazione, egli rintraccia in tutte le forme i profili derivanti dalle linee archetipe della natura. E gli strati sovrapposti di vsm_05.08.14_01.10_andricus quercuscalicis project, in un processo di concrezione, decostruiscono e ricompongono, nella stessa unità, il soggetto di partenza analizzato e sezionato da Michele Guido, in una continua alternanza di bidimensionalità (in una visione frontale) e tridimensionalità (in una visione laterale). Palazzo Spada gallery garden project_1653/2015 è invece il lavoro che non solo unisce la storia al presente, sempre attraverso la messa in stretta relazione della natura con l’architettura, ma è anche il ponte, o meglio, la galleria, che conduce al tesoro, al giardino, all’hortus conclusus.

Nell’immersiva installazione della sala maggiore, il reticolato custodisce, preserva, tutela, il tesoro: l’imponente installazione di Hidetoshi Nagasawa, Three cubes. Nonostante le sue centinaia di chili di peso, i tre cubi sembrano avere la stessa consistenza e gravità di tre piume. Con una composizione mobile, che volendo potrebbe cambiare forma in qualsiasi momento, evoca i rompicapo in metallo dove, con gesti mirati, devi sciogliere le figure incatenate tra di loro. Un tesoro che si completa con l’altra gemma, il fiore di gelsomino, entro il quale Michele Guido, inscrive, disseziona l’architettura di Villa Farnese a Caprarola, riconfermando come l’armonia sia raggiungibile attraverso la trasposizione delle forme della Natura.

Entre nous #2 – Michele Guido | Hidetoshi Nagasawa: il tesoro di Atreo garden project_2015

  • fino al 7 novembre 2015
  • Z2O Galleria | Sara Zanin
    via della Vetrina, 21 – 00186 Roma
  • info: tel. – fax : + 39 06 70452261 – www.z2ogalleria.itinfo@z2ogalleria.it
  • orario: da martedì a sabato 12:00 – 19:00  o su appuntamento
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Daniela Trincia nasce e vive a Roma. Dopo gli studi in storia dell’arte medievale si lascia conquistare dall’arte contemporanea. Cura mostre e collabora con alcune gallerie d’arte. Scrive, online e offline, su delle riviste di arte contemporanea e, dal 2011, collabora con "art a part of cult(ure)". Ama raccontare le periferie romane in bianco e nero, preferibilmente in 35mm.

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