Festival della narrativa francese 2015. Nine Antico e le storie disegnate che parlano grazie alla scrittura.

Io non sono una “fumettara”, anzi: ho sempre avuto –anche inconsapevolmente- nei confronti del fumetto una certa spocchia, quella di chi, dall’alto dei suoi studia humanitatis, ha sempre guardato al fumetto come a una roba di serie B, non da intellettuale. Eppure ho dedicato tempo e godimento ai fumetti, ma l’ho fatto di nascosto, come per celare un cedimento a questo supponente super io. Le mie conoscenze del fumetto sono, quindi scandalosamente frammentarie e disomogenee: Disney, Crepax, Jacovitti, Andrea Pazienza, Johnny Hart, Charles Schulz, e Art Spiegelman sono gli autori di cui posso dire di sapere qualcosa, ma sempre con quella sgradevole riserva mentale che li teneva distanti (a parte Spiegelman, che per me è qualcosa di immenso) dalla “letteratura”.

La VI edizione del Festival della Narrativa francese (#FFF2015) mi ha offerto l’occasione per ricucire finalmente questo strappo e mettere a tacere, una buona volta, quella vocina che sta lì dietro a pontificare su cosa sia meritevole o meno di esser letto. Ospite della serata, che si è svolta presso la Biblioteca Nelson Mandela di Roma, la giovane narratrice in parole e disegni Nine Antico, presentata dalla scrittrice Tiziana Lo Porto e coadiuvata dalla sua traduttrice Marina Astrologo.
Mi aspettavo del pubblico, ma non così tanto pubblico: la sala gremita da adolescenti e giovani lettori. Ecco, cade il primo pregiudizio: non è che se i miei alunni non leggono Flaubert (che, mi auguro, prima o poi vorranno leggere) allora vuol dire che non leggono affatto. Magari leggono altro. E Nine Antico è parte di questo altro. Il secondo pregiudizio cade poco dopo:  chi racconta con disegni racconta esattamente come chi lo fa con le parole o con le immagini in movimento o con la musica, con la scelta di un certo tipo di immagini o con un certo modo di disegnare o di scrivere.

Il libro che Nine Antico presenta è intitolato Il gusto del paradiso (una graphic novel, trad. Stefano Sacchitella, Coconino editore, giugno 2015. ), che compare in Italia a sette anni dalla sua pubblicazione in Francia, dove Nine è già una fumettista nota e seguita. Il suo percorso si sviluppa –così lei ci racconta- in modo autonomo e indipendente dalla “scuola”. Le sue passioni, “disegnare la musica rock” e le vacanze estive in Italia, il suo spazio di libertà e di seduzione.
Interessante è il processo che la porta al fumetto, cioè alla narrazione in cui parole e disegno si fondono in una storia: amava ritrarre gli atteggiamenti degli amici durante i concerti, e completare questi ritratti –ispirati dalla e alla musica-, con delle frasi che potessero fondere gli elementi tra loro. Dopo le prime esperienze totalmente indipendenti (la sua “tiratura confidenziale” della fanzine Rock this way), Nine incontra un editore disposto a pubblicarla e allora le sue ispirazioni musicali,  cinematografiche (un papà cinefilo che le fa scoprire l’emancipazione spirituale attraverso il cinema), la sua percezione che la sua libertà di autrice passa per la spiegazione del suo disegno  attraverso la scrittura  (“con le parole dico cose che poi non mostro”: la scrittura spiega – poiché introspettiva, biografica,  e capace di vedere anche con gli occhi dell’altro- ciò che il disegno, volutamente incompleto, non mostra), diventano la sua vita, il suo lavoro creativo.

La sua ispirazione la dirige verso personaggi indefiniti (gli adolescenti) e discussi (le groupies, Linda Lovelace, Betty Page, Pamela De Barres), verso donne che scelgono di sparigliare le carte mostrando la debolezza della forza e la forza della debolezza, in un movimento che le libera dai clichés in cui il pensiero dominante le ha ingabbiate: non a caso l’autrice citata come fonte è Simone De Beauvoir.

Il disegno cessa quindi di essere un tratto e diventa un fotogramma di un film sfumato (caratteristica di Nine Antico è un certo “non finito” nei lineamenti dei volti), una mezza battuta di una musica di cui lascia al lettore il completamento, così che possa –come lei ha fatto da autrice-  scoprire, immaginare e liberamente creare se stesso.

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Giulietta Stirati, docente di materie letterarie e latino in un Liceo romano. Appassionata da sempre alla lettura, ha fatto di questa attività, declinata nelle sue funzioni più ampie e profonde, il senso del proprio mestiere. Insegnare è insegnare a leggere il mondo, sé stessi, gli altri. Attraverso la trasmissione del sapere si educa a leggere, a scegliere che vita si vuole.

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