Meraviglia. Solo il meraviglioso è bello.

Venice Biennale 2015 Giardini, Chiharu Shiota for Japan Pavillon - Ph L.Traversi
Venice Biennale 2015 Giardini, Chiharu Shiota for Japan Pavillon - Ph L.Traversi
Venice Biennale 2015 Giardini, Chiharu Shiota for Japan Pavillon – Ph L.Traversi

Ciò che sembra irrisolvibile, e anzi è fonte di continuo interesse, è il rapporto tra la meraviglia e la realtà, che traccia una storia lunghissima tra quelle dei concetti estetici. Fin da Aristotele, infatti, è posta la questione principale più importante: il meraviglioso quanto deve stupire gli spettatori, i fruitori, correndo il rischio di apparire così inverosimile da apparire troppo fantastico e quindi impossibile?

Le risposte possibili a questa domanda sono state innumerevoli. La disputa tra classicismo e romanticismo la si può benissimo intendere come una decisione da prendere sul ruolo della meraviglia; Friedrich Shelling chiamava meraviglioso l’unica grande “invenzione” dell’epica moderna, dato che solo tramite esso poteva in qualche modo essere riparata la separazione tra mondo divino e mondo terreno apportata dal Cristianesimo; in letteratura viene creato un arcipelago di concetti sotto il nome di “fantastico” – strano, inquietante, perturbante, poi fantascientifico – nel quale inserire le possibili declinazioni dell’elemento meraviglioso; Il Surrealismo ne fa addirittura il sinonimo del bello: «il meraviglioso è sempre bello, anzi solo il meraviglioso è bello» sosteneva André Breton, con una suggestione ancora oggi difficile da sfuggire.

Il pensiero estetico ha anche approfondito la meraviglia come possibile inizio di esperienza conoscitiva. Vale la pena citare queste bellissime righe di Heidegger: «ciò che ci si presenta come naturale non è che l’abitudine d’una lunga abitudine che ha dimenticato il disabituale da cui deriva. Quel disabituale ha tuttavia, un giorno, còlto l’uomo di sorpresa come qualcosa di straordinario, ed ha riempito il pensiero di meraviglia».

La meraviglia ha la caratteristica di essere sia una sensazione piacevole o spiacevole che allerta i sensi, sia il sentimento che accompagna quella sensazione alla percezione di qualcosa di nuovo e di sconosciuto. La meraviglia è quindi possibile pensarla come l’inizio – l’origine? – di ogni conoscenza. E dare in questo modo all’arte un compito culturale importantissimo: liberare alla conoscenza, alla riflessione e alla sensibilità, quel tempo e quelle risorse che l’«abituale» – la routine, l’insensato, la chiacchiera, l’alienazione – copre apparentemente senza via d’uscita. E farlo, se possibile, con nostro grande piacere.

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Lorenzo Gasparrini Dottore di ricerca in Estetica, dopo anni di attività universitaria a Roma, Ascoli, Narni in filosofia, scienze della formazione, informatica, ora è editor per un editore scientifico internazionale. Attivista antisessista, blogger compulsivo, ciclista assiduo, interessato a tutti gli usi e costumi del linguaggio.

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