Monsieur Toulouse-Lautrec e la collezione grafica da Budapest. Viaggio alle origini del manifesto pubblicitario nel cuore di Parigi

Il Museo dell’Ara Pacis si appresta ad affacciarsi al 2016 – decimo anno di apertura – con circa 170 opere provenienti dal Museo di Belle Arti di Budapest che tra manifesti, locandine, illustrazioni e copertine ripercorrono la vasta attività grafica di uno dei maggiori artisti del periodo Post – Impressionista: Henri de Toulouse-Lautrec (Albi, 1864 – Saint André du Bois, 1901). L’esposizione, curata da Zsuzsa Gonda e Kata Bodor, pone al centro la visione della Parigi bohèmienne dell’artista attraverso una serie di litografie entrate nella collezione permanente del museo ungherese durante la politica di sviluppo e acquisizione di inizio XX secolo. Nato da una tra le famiglie più aristocratiche di Parigi che vantava di discendere da Carlo Magno, Toulouse-Lautrec cresce nell’agio di una vita sfarzosa, una ricchezza tramandata intatta nel tempo grazie all’usanza di contrarre matrimonio tra consanguinei, da cui spesso discesero eredi cagionevoli che sovente non superarono i vent’anni di vita. Toulouse – che morirà alla soglia dei 37 anni – è infatti figlio di due cugini di primo grado e questo è il motivo principale della sua deformità fisica, affetto da una patologia simile al nanismo chiamata osteogenesi che portò la sua crescita a fermarsi all’età di circa dieci anni a 150 cm di altezza, con una conseguente sproporzione degli arti. E’ ben noto poi che, oltre a un problema fisico congenito, inficiarono sulla sua fisicità un paio di brutte cadute da cavallo, probabilmente dovute all’intrinseca fragilità della sua stessa ossatura.

Questa serie di sfortunate vicissitudini costituirono però paradossalmente per Toulouse-Lautrec l’incentivo a intraprendere la carriera pittorica, costretto a non potersi cimentare in attività fisiche ma piuttosto in quelle mentali. Trasferitosi dal 1872 a Parigi assieme alla madre, l’artista si formerà nell’atelier parigino di Fernand Cormon, dove incontrerà e stringerà amicizia con Vincent Van Gogh. Nel 1884 l’artista si trasferisce a Montmartre, il quartiere parigino della trasgressione battuto da operai, sarte, ballerine, mimi, prostitute e frequentato da aristocratici e borghesi. Qui trova il suo mondo, libero di esprimersi e di unirsi agli emarginati, accettato per quello che è, amato dalle donne e circondato dal frenetico repertorio da cui attingere per la sua arte: cabarets, circhi, bordelli, cafè-concerts e locali sempre diversi e alla moda. Da queste fonti scaturiscono les affiches, manifesti pubblicitari che gli permettono di acquisire notorietà, realizzati con “carta pergamenata” o, più raramente, “carta vergata” direttamente sulla pietra litografica e caratterizzati dal distintivo monogramma “HTL”.

Il suo nome e la sua produzione spopola, e la firma dell’artista posta a matita dopo la stampa ne accresce il valore. Al tempo stesso però la frenesia della vita che sta conducendo aggrava la sua salute, in aggiunta al fatto di aver contratto la sifilide, allora incurabile. Per questo annega i propri dolori nell’alcol, che lo porta inoltre a soffrire di delirium tremens, fino al punto in cui nel 1899, affetto da instabilità psichica, viene ricoverato in manicomio. Ripresosi, trascorre le giornate all’aria aperta ma ricomincia a bere e nel 1901 un colpo apoplettico lo coglie, conducendolo alla paralisi e, dopo poco tempo, alla morte. Nonostante la prematura scomparsa, Toulouse-Lautrec ci lascia una considerevole eredità e l’esposizione ne illustra i temi più cari – spaccati di vita moderna – attraverso esemplari grafici caratterizzati dal suo inequivocabile tratto nervoso fatto di linee intrecciate o accostate, lo stesso segno che Giulio Carlo Argan nel 1970 definisce «caustico e mordente» (L’Arte Moderna 1770-1970), capace di ritrarre con pochi tratti scene complesse. Sono cinque le sezioni della mostra che strutturano il percorso dello spettatore, in grado di evocare le esperienze formative, artistiche e intellettuali dell’artista. Partendo da “Le Notti Parigine” in cui troviamo protagonisti i principali siti della vita notturna della Ville Lumière, si passa a “Le Dive”, focus sulle maggiori ballerine e attrici dell’epoca quali La Goulue, Jane Avril, Yvette Guilbert, ulteriormente approfondite in “Le Donne della Notte”.

La figura femminile è in effetti il tema incontestabilmente prediletto dell’artista: Toulouse-Lautrec, sulla scia di Edgar Degas, pone la propria attenzione sull’intimità della vita quotidiana di ballerine, modelle, attrici e prostitute, dal momento del trucco a quello del riposo al gioco a carte. A differenza del maestro impressionista però non lo fa con l’attitudine di chi “guarda dallo spioncino”, bensì con audacia, stringendo con i soggetti un rapporto confidenziale e testimoniandone il talento, l’eleganza, la spregiudicatezza e anche l’ironia. La quinta sezione è dedicata al teatro, essendone stato Toulouse-Lautrec particolarmente affascinato tanto da diventarne uno dei principali testimoni di fine Ottocento, immortalando scenografie, frequentatori e performance degli attori, cogliendone tutte le sfumature e realizzando inoltre la grafica per alcuni programmi. La parte conclusiva dell’esposizione  è intima e commovente perchè dedicata agli amici e alla vita privata dell’artista, riportando illustrazioni realizzate su richiesta amicale per libri, spartiti musicali e per La Revue Blanche, principale organo di stampa dell’avanguardia artistica parigina. Un filo conduttore sottende l’intera produzione grafica (e non solo) di Toulouse-Lautrec: l’influenza delle stampe giapponesi che in questi anni spopolano a Parigi, linfa ispiratrice in particolare tra gli Impressionisti. Lezione che l’artista conosce e ammira, ma che reinterpreta in maniera creativa e personale, così come con la tradizione, ribadendo con vigore il concetto che per creare qualcosa di nuovo bisogna partire dall’antico.

Illustre testimone del suo tempo, cronista delle storie di vita di derelitti ed emarginati, fautore della nascita della stampa commerciale, l’eccentrico e anticonformista Henri de Toulouse-Lautrec ha decisivamente contribuito a trasmetterci quell’icona della Parigi della belle époque entrata nel nostro immaginario collettivo che in questo duro periodo rispolveriamo con gioia.

Info Mostra

  • Toulouse – Lautrec. La collezione del Museo di Belle Arti di Budapest
  • 4 dicembre 2015 – 8 maggio 2016
  • Museo dell’Ara Pacis
  • Lungotevere in Augusta (angolo via Tomacelli) – 00186 Roma
  • Tutti i giorni 9:30 – 19:30. La biglietteria chiude un’ora prima.
  • Biglietti solo mostra Intero € 11 – Ridotto € 9
  • Tel. 060608 tutti i giorni dalle 9 alle 21 – www.arapacis.itwww.museiincomuneroma.it
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