La Parrucchiera dell’Imperatrice. La vera storia di Sissi e della sua parrucchiera Fanny

foto Giulia Sucapane

Cosa accomuna la Principessa Elisabetta d’Austria, nota ai più come Sissi, e la sua parrucchiera Fanny? Forse l’aver condiviso un’epoca, l’essere state in qualche modo dipendenti l’una dall’altra (Sissi, perchè ossessionata dal suo aspetto fisico, Fanny perchè in questo modo riscattava la sua nascita proletaria), ma ancora di più la rabbia di essere imprigionate in vite che non erano quelle che avrebbero desiderato.
Racconta proprio questa identità e alternanza il monologo di Franca De Angelis, La parrucchiera dell’Imperatrice – ossia – la vera storia della principessa Sissi in scena al Teatro Tordinona fino al 7 febbraio prossimo con la regia di Anna Cianca e l’interpretazione Tiziana Sensi che s’alterna fra i due personaggi creando un mondo di doppi e di specchi e di ombre.
E racconta anche di due donne vittime di un mondo dominato dagli uomini, in cui a loro non è consentito di costruire il destino che vorrebbero. Entrambe, infatti, sono alla ricerca di una felicità esterna rappresentata dalla libertà per la prima, e dal potere per la seconda.

Ne parliamo con le tre donne artefici di uno spettacolo affascinante e coinvolgente.

Raccontare la “vera Sissi”, un progetto che Franca De Angelis porta con sé da molto tempo. Cosa ti ha colpito della personalità della Principessa Elisabetta d’Austria per andare oltre l’immaginario collettivo, romantico e patinato che Sissi porta con sé?

Mi capitò di documentarmi su Elisabetta d’Austria in occasione della scrittura di un film per la televisione e fui colpita dallo scoprire una figura del tutto diversa da quella che era diventata, per l’appunto, nell’immaginario collettivo, grazie soprattutto ai film con Romy Schneider. Una donna irrequieta, problematica, disillusa, infelice, anoressica, certamente romantica ma per nulla sentimentale, per certi versi anticipatrice di certe inquietudini del primo ‘900. Ancora di più mi colpì la resistenza dei committenti televisivi a raccontare questa “vera” Sissi, come se il pubblico non potesse accettare di abbandonare il vecchio immaginario. Sissi era prigioniera di quello che il pubblico di oggi le aveva proiettato addosso come era stata prigioniera, ai suoi tempi, della corte di Vienna. Trovo che incarni molto bene la dannazione che spesso accompagna la fama.

Il personaggio della parrucchiera Fanny rispecchia una figura storica di cui si conoscono azioni, pensieri, motivazioni, oppure è stata immaginata in questo testo come doppio e antagonista della Principessa Sissi?

Fanny è realmente esistita, ed è vero che è stata vicina all’imperatrice per decenni. Però di lei si sa naturalmente molto poco. La sua storia, i suoi pensieri e le sue motivazioni sono dunque frutto di fantasia. Nella descrizione di un letterato dell’epoca, forse l’unica che ci è arrivata, Fanny, ormai anziana, ha lo sguardo pieno di un antico rancore. È quello che mi ha colpito, il testo nasce dal provare ad immaginare cosa avesse potuto generare quello sguardo. Ma non definirei Fanny specchio e antagonista di Sissi, nel testo. Fanny è la protagonista, lo spettacolo racconta la sua storia, e Sissi è il suo specchio, il suo modello, il suo doppio, l’oggetto del suo amore e del suo odio.

Anna Cianca, con la sua regia minimalista riesce a sbalzare i personaggi nel loro intrecciarsi. Un monologo che comporta lo sdoppiamento della protagonista è sempre una scelta registica difficile, e spesso nasconde “tranelli” drammaturgici. Quali sono state le difficoltà incontrate nella messa in scena dello spettacolo?

Il monologo è sempre una grande sfida: per l’attore, che, da solo in scena, deve affidarsi esclusivamente alle proprie capacità fisiche e vocali e per il regista, che ha l’obbligo di ‘organizzare’nello spazio fisico il flusso dei pensieri del personaggio. Ho avuto la fortuna di conoscere Franca De Angelis molti anni fa ma il nostro sodalizio artistico è piuttosto recente: dopo il monologo Sissy Boy, che debutterà al Teatro dell’Elfo di Milano il prossimo 8 marzo  e I Ragazzi di Don Zeno, commedia musicale con ben 94 attori,  La Parrucchiera dell’Imperatrice è il terzo testo di Franca che ho avuto il piacere di dirigere. In questa occasione, l’impresa è stata piuttosto impegnativa per il particolare andamento della narrazione. Fanny, la parrucchiera, racconta di sé, de i suoi desideri, della sua ambizione ma il flusso delle parole, dei pensieri e delle immagini è continuamente interrotto e rimandato. Questa continua sospensione, chiaramente voluta, ha  generato una particolarissima tensione,  tradotta poi sulla scena  da Tiziana Sensi  in una performance  che oserei definire quasi “altletica”.

 E, ancora, chi sono e che funzione hanno le “ombre” con le quali Sissi si confronta?

La storia de La Parrucchiera dell’Imperatrice copre un arco di tempo di quasi 50 anni, avevo bisogno di un “elemento” che aiutasse ad evocare episodi vissuti o personaggi incontrati dalla protagonista nel corso della storia, nel contempo però, sentivo che questo ‘elemento ‘ non poteva essere concreto, tangibile. Inoltre la presenza  delle ‘”ombre”, la loro inconsistenza , in qualche misura,  ben  racconta l’illusoria ricerca dell’immortalità che Fanny ha perpetrato nel corso della sua intera esistenza. 

Tiziana Sensi , interprete appassionata di un teatro che si può dire “sociale”, sei, in questo spettacolo, alle prese con una realtà (ed una recitazione) più introspettiva e tormentata. Hai cercato di portare la tua visione sugli oppressi e sulle condizioni di dolore anche nella costruzione di questo personaggio?

Il teatro sociale/civile è un linguaggio che ho incontrato dopo dodici anni di teatro, televisione e cinema. Sentivo la necessità di uscire da uno sguardo proiettato su di me per osservare le realtà della vita in altri contesti. In uno dei momenti più importanti della mia carriera di attrice, dove avevo preso parte ad importanti fiction televisive come protagonista e spettacoli teatrali con lunghe tournée , ho deciso di formare la compagnia della TeArca composta da  attori ciechi, ipovedenti ed artisti che mi hanno insegnato a vedere ,  con questa compagnia ho vinto molti premi importanti per la regia , ed anche l’Alta Medaglia del Presidente della Repubblica. Lo spettacolo e l’installazione a Piazza Montecitorio di 15 22 realizzato con Pina Debbi (vice direttore del TgLa7) ha affrontato  la drammatica situazione della “ violenza sulle donne”,   raramente ho incontrato  donne, che in un certo qual modo, non avessero subito una violenza: per strada, sul lavoro, nella vita privata che sopportano per quello strano pensiero tutto femminile “con il mio amore lo cambierò, lo salverò”. A novembre 2015 ha debuttato lo spettacolo noveEtrentatrè con l’ergastolano Cosimo Rega, testo teatrale tratto dalla sua autobiografia, Cosimo Rega è anche in scena con giovanissimi attori dell’università di Roma TRE, un uomo che in carcere incontra la cultura del teatro e dell’università e si trasforma in un uomo consapevole dei suoi sbagli e delle sue gabbie mentali prima che quella reale del carcere, la cultura l’unica cosa che può rendere un uomo padrone della sua vita, forse per questo il mondo la teme e preferisce ucciderla con l’ignoranza ed il qualunquismo. Tutte gabbie, costruite dalla vita o da noi stessi. In questi ultimi anni mi sono appassionata ad ascoltare con la mia parte più profonda la vita delle persone dove scorrono emozioni forti, raccontare come regista queste gabbie dopo anni di teatro e di fiction , andare a scavare nell’anima di un personaggio  passando dalla vita della  persona mi ha insegnato molto sul piano umano e poi professionale.  Credo che in Fanny e Sissi ci siano tutte queste gabbie. La violenza verso se stessi e poi verso l’altro che diventa sfogo della propria frustrazione, la gabbia dell’immagine ostentata a tutti i costi anche a discapito della propria salute, la gabbia del potere e dell’ambizione, il modello di riferimento a cui si aspira che non permette di mostrare la propria personalità e potenzialità. Ho donato a questi due personaggi quello che ho visto in questi anni, quello da cui mi ero allontanata con grande fatica e che sono dovuta andare a ricercare in un angolo, di una me, che non c’è più, due donne della metà dell’800 con molte connotazioni femminili attualissime. Ho cercato di costruire i due personaggi partendo dal corpo, dal movimento, a volte  scomposto di Fanny ragazzina, a volte elegantissimo della Principessa Sissi ma anche  una Fanny che riesce a diventare quasi identica alla sua Imperatrice, tutto questo lavoro sul corpo me lo ha  donato lo studio della danza.  E ancora una volta la professionalità passa dalla studio, dalla conoscenza.  

Il “doppio” rappresenta una sfida o una difficoltà?

Il doppio è una sfida. Perché in fondo dentro di noi c’è tutto:  il bene e il male, la dolcezza e la violenza, l’amore e la paura e l’odio, poi  cerchiamo attraverso la razionalità e la maturità di tenere a bada le emozioni forti  che a volte non possiamo o non vogliamo mostrare. Ma dentro ogni uomo ci sono tutti i sentimenti in contrasto l’uno con l’altro e questo monologo bellissimo di Franca De Angelis mi ha permesso di lavorare su una vasta gamma di sfumature di sentimenti . Un attore non può essere entusiasta quando può giocare con così tanti colori, diventa un pittore che usa la tavolozza dell’anima per disegnare sul personaggio tutte le sfumature emotive. Il doppio è divertente ,sfidante, emozionante.

Quanto di voi avete portato dentro Sissi-Fanny e quanto questa storia è entrata a far parte del vostro quotidiano?

Tiziana Sensi: Per fortuna oggi questi due personaggi femminili sono lontanissime dalla donna che sono diventata, forse, proprio, grazie alle esperienze che mi sono andata a cercare in altri contesti teatrali non ultimo con i ragazzini della ‘ndrangheta. In passato forse qualche cosa di me avrei potuto riconoscerla  a specchio con queste due donne. Ma oggi, sono libera da molti condizionamenti culturali e sociali. Oggi desidero essere ciò che sono, nel bene e nel male, desidero tenere nella mia vita ciò che è veramente importante come l’amore ed il rispetto per verso gli altri, oggi la mia ambizione è questa, non perdere di vista l’altro in una società tutta proiettata sull’individualismo sfrenato ed il successo a tutti i costi. Questo modello imposto nella società  ha fallito. Ora credo nelle sinergie, nel lavoro di tutti, nei gruppi. Come in questo caso un gruppo di professionisti che hanno lavorato sodo per un unico obiettivo, senza narcisismi o egocentrismi ostentati, con grande umiltà e dedizione, ascoltandoci per migliorare e migliorarci. Vivo il personaggio in scena divertendomi ed amandolo,  ma quando mi spoglio dal meraviglioso costume creato per Fanny/Sissi di Marco Berrettoni Carrara, vesto i miei panni di donna libera, libera dal mio peso corporeo, dalla mia reale o presunta bellezza, dalle mie fragilità che oggi accetto e ne faccio un punto di forza. La conoscenza è l’unica cosa di cui non posso fare a meno e l’amore, il resto va e viene e fa parte della magia della vita come il dolore e la felicità che impari ad accettare e ci convivi senza far pagare agli altri le tue frustrazioni o i tuoi problemi.

Anna Cianca: C’è una battuta nello spettacolo che recita “Non siamo mai contenti di ciò che abbiamo. È il nostro peccato, è la nostra punizione” Ecco, io credo che molti di noi possano ritrovarsi in queste parole.

Franca De Angelis: Fanny per me è metafora dell’aspirazione umana all’immortalità, Sissi della difficoltà ad essere semplicemente se stessi rifiutando i ruoli che la società cerca di importi. In questo senso credo che entrambe siano un po’ in tutti gli esseri umani.

 

“La parrucchiera dell’Imperatrice – ossia – la vera storia della principessa Sissi”
monologo teatrale di Franca De Angelis
Regia di Anna Cianca
con: Tiziana Sensi (Sissy/Fanny)
Alessandro Cimarelli, Elisabetta Gentili, Sara Ticconi e Stefania Urbani (le ombre)
Stefania Catalani e di Carla Ghezzi (scene)
Marco Berrettoni Carrara (costumi)
Stefano Cosi e Alessandra Perigli ( scenotecnica )
Andrea Ferraro (luci)
fotografie Giulia Sucapane

TEATRO DI TOR DI NONA via dell’Acquasparta, 16 Roma tel. 06 7004932
fino al 7 febbraio 2016
(ORARI: da martedì a sabato ore 21,00 – domenica ore 17,30)
PREZZI : intero 12€,  ridotto 10€,  studenti 7€

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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