The Gender Show. Atopos e il coraggio di assomigliarsi

Atopos

Prova a immaginare: Un giorno ti svegli, e sei un cane lupo. Vorresti gridare e invece abbai, vorresti chiedere aiuto e non puoi. Il mondo ti vede come un cane, ma tu sai di essere un uomo. Lo sai tu, lo sa chi ti vuol bene, c’è bisogno che lo sappiano tutti?
Kafka? No, la quotidianità di molti, delle persone transgender.
Da questa domanda, all’apparenza provocatoria ma sentita da non poterne più, parte tutto il lavoro teatrale della compagnia Atopos, e nello specifico del Gender Show che, nelle sue tre parti, ha occupato per tre settimane il Caffè Rouge del Teatro Franco Parenti.
Nella sua linea programmatica di fare «del trangenderismo – anche di parte dei suoi componenti, un punto di creazione», Atopos affronta un tema che qualcuno potrebbe considerare caldo, di questi tempi, ma che in realtà è senza tempo e senza luogo: il percorso per giungere ad assomigliarsi.

E non solo in stessi, ma agli occhi del mondo che ci circonda.

Perchè se, con le parole di Mariangela Gualtieri «la vita ha bisogno di un corpo, per essere», l’unico mezzo per somigliarsi diventa farsi «corpi scelti», che suggeriscono innanzitutto l’accortezza dell’empatia.

In un tempo in cui si sente molto discettare di cosa è giusto e cosa non lo è, cosa è naturale e cosa non lo è, che giudica e sentenzia, i componenti di Atopos, siano transgender o cisgender (chi si riconosce nel proprio sesso biologico di nascita) si assumono l’onere di raccontare storie di persone.

Le loro, storie, le loro lotte e le conquiste, con determinazione, orgoglio, e si, anche fatica.
Scelgono di raccontarsi utilizzando una forma, quella del teatro, che attraverso la loro sperimentazione ritrova quello che è il suo senso originario.
Come nel teatro greco l’attore – e poco importa se per professione o per passione, in Atopos le due componenti si amalgamano fino a rendersi indistinguibili – è colui il quale veste una maschera ed un ruolo perchè solo attraverso di esso può esprimere autenticamente la propria natura, non mentire mai, anche recitando.

Così è pienamente coerente che, nelle performance del Gender Show, occhieggino Lady Macbeth, Amleto, l‘Ypocrites classico identificabile soltanto attraverso la propria voce.
Accanto, tre voci e tre perni attorno a cui ruotano altrettanti spettacoli, indipendenti e concatenati: L’esporsi, l’arte e la fama, essere artisti davvero o per finta ne Il teatro è un’altra cosa, con Irene Serini; acquisire e riconoscersi nella propria personalità in Singolare, Maschile, con Christian Zecca; avere ed essere famiglia, durante e dopo la transizione, in Dell’essere padri, con Laura Caruso e Stefania Pecchini.

Voci singole che lasciano l’esperienza personale per assolutizzarsi, che accompagnano alla commozione e alla riflessione senza mai porgersi come appartenenti a una categoria, benchè ciò comporti un percorso, dentro e fuori di sè, la cui complessità può essere intesa fino in fondo soltanto da chi la sperimenta sulla propria pelle.
Non categorie, dunque, non etichette, di cui Atopos nel suo insieme si fa beffe, ma persone.

Di più, artisti, con la profondità che ciò comporta nell’analizzare e porgere tutto ciò che è umano.

Senza mai lezioni da impartire, ma invece con la continua voglia di divertire e divertirsi e mettere in scena innanzittutto di spettacoli comici, nonchè di sfruttare tutte le potenzialità artistiche a disposizione.

Dallo schetch alla danza, dalle video proiezioni alla musica, giocando coi generi – in ogni senso possibile – e gli stili.
Così si può scherzare su chi propaganda odio e semina paura per una pretesa invasione del fantomatico spettro del gener facendone una parodia di donna paranoica e frustrata, ma anche analizzare il percorso accidentato di un figlio che deve adattarsi a un padre che, tra la gente, viene riconosciuto come la donna che è, e che ha sempre saputo di essere.
Raccontare come diventa importante che sì, lo sappiano anche gli altri, e allo specchio si possa smettere di vedere un cane lupo che latra il bisogno di esistere della donna che nasconde.
Ad amalgamare tanta eterogeneità, una regista di notevole talento, Marcela Serli, cofondatrice della compagnia, che dirige un gruppo di validi artisti di cui fanno parte anche, fra gli altri, Antonia Monopoli, Nicole de Leo, Arianna Forzani e il ballerino Cesare Benedetti, esaltandone le capacità e sfruttandone le qualità personali, senza mai far calare l’attenzione e miscelando accuratamente il cabaret e monologhi di alta caratura scenica e di scrittura.
I racconti si snodano sempre nell’impressione che il palco non esista, che le parole e i gesti siano naturali e mai preparati, quando in realtà non c’è niente di casuale, evitando eccessi di teatralità esibita, lasciando allo spettatore la covinzione che tutto, anche il mutamento di tono soprprendente e apparentemente slegato sia nel punto in cui è giusto che stia.

Anche in scena Atopos forza tutte le gabbie, rovescia qualsiasi condizionamento, e impone le proprie regole, fatte della capacità di restare su un filo, dove nulla è legato ma ciascuno può essere, liberamente, vero.

Perchè ciascun figlio possa dire, alla fine di un percorso fatto insieme al proprio padre: «Voglio essere come te. Una che sa essere, coraggiosamente, chi è».

+ ARTICOLI

Nata (nel 1994) e cresciuta in Lombardia suo malgrado, con un' anima di mare di cui il progetto del giornalismo come professione fa parte da che ha memoria. Lettrice vorace, riempitrice di taccuini compulsiva e inguaribile sognatrice, mossa dall'amore per la parola, soprattutto se è portata sulle tavole di un palcoscenico. "Minoranza di uno", per vocazione dalla parte di tutte le altre. Con una laurea in lettere in tasca e una in comunicazione ed editoria da prendere, scrivo di molte cose cercando di impararne altrettante.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.