Sepphoris è anche arte contro la disintegrazione della coscienza umana. Breve conversazione con Alessandro Valeri

SEPPHORIS, Work in progress, March 2015, © Alessandro Valeri
SEPPHORIS, Work in progress, March 2015, © Alessandro Valeri

English Text

Sepphoris è un libro appena uscito che raccoglie l’esperienza di Alessandro Valeri con l’orfanotrofio – Istituto Educativo Assistenziale S. Anna – a Tzippori (Sepphoris in greco antico) in Galilea, vicino a Nazareth, dove un piccolissimo gruppo di suore gestisce questo luogo che – incredibilmente e quasi miracolosamente – accoglie bambini senza alcuna distinzione di etnia o religione. L’artista ha scattato foto, fatto disegni e video, registrato suoni, iniziando un percorso per aiutare, con la propria arte, le suore e l’orfanotrofio: infatti, le opere sono state donate con atto notarile alla struttura e le vendite sono e saranno d’aiuto per finanziare beni necessari a mandare avanti e a rendere più confortevole la casa.

La pubblicazione, a cura di Raffaele Gavarro è anche un allargamento – per così dire – della mostra veneziana cura dallo stesso Gavarro durante la Biennale d’Arte e allestita al Molino Stucky.

SEPPHORIS, come anche STAI CON ME (mostra alla Medioarea di Terni nel 2014) sono interventi visivi e concettualistici molto complessi ma con una loro estetica e un impatto immediato. Alessandro Valeri è molto attento a questo rapporto diretto tra realtà e arte e si attiene a una sorta di nomadismo culturale, a una prassi del girovagare tra i linguaggi che rivelino sempre tale immediatezza. Anche questo progetto lo conferma. V’è la concretezza del fare arte che porta a un’altra azione concreta a sostegno subitaneo dell’orfanotrofio. Valeri ci è andato la prima volta nel 2011 al seguito di una ONG italiana – conosciuta tramite Sandro Baldoni – e lì ha sentito di dovere e potere fare qualcosa. In quel luogo in mezzo a conflitti religiosi e politici immensi, oggi tragicamente ancor più attuali, tanti bambini di diversa provenienza e culto sono accuditi con dedizione e senso di dignità da alcune suore cattoliche che, però, mantengono sempre una modalità laica. Rara. Da questo incontro Valeri ha tratto una successione di lavori: partendo dai poveri, semplici oggetti quotidiani nella casa, imprevedibilmente tutti curati, restaurati o, comunque, trattati con particolare decoro, ha realizzato fotografie, video, disegni e selezionato rumori, suoni, con l’opportunità di articolare in maniera difforme questo repertorio di opere e di esporle a piacimento; ma, in ogni caso, sono già donate all’Istituto (con tanto di registrazione notarile) e i collezionisti, acquistandole, entreranno nell’azione virtuosa guidata dall’artista.

“Io provengo da una famiglia molto cattolica, specialmente da parte di mio padre, con parentele ecclesiastiche… Sono cresciuto critico nei confronti della dottrina e della religione, ma incontrandole spesso da vicino.”

Una delle caratteristiche di Valeri, specialmente degli ultimi lavori, è la necessità di cercare una relazione con l’altro da sé e l’individuazione di chiusure, criticità, degenerazioni e interdizioni concrete che si incontrano e che non avrebbero motivo di esistere… Questo lo ritroviamo in maniera molto esplicita in STAI CON ME, di cui abbiamo detto, e la ravvedo anche in SEPPHORIS, in cui la negazione – di normalità ed equilibrio familiare, dei giochi, di un’infanzia regolare e serena, di qualche lusso in più… –  riguarda i bambini.  Dirò di più: Valeri fa un lavoro politico in senso alto, contro le difficoltà dei piccoli ospiti dell’orfanotrofio in SEPPHORIS, ma ravvedendo – con amore – un’alternativa, un a favore di qualcosa: di una possibile felicità facilitata dall’arte, che farà arrivare ai bambini beni materiali, ma che ha anche portato un’intensa esperienza.

Chiedo quindi a Valeri: credi in una forma di valore sociale dell’arte?

“Penso che sia possibile; e che anche oggi abbia un tale valore e possa portare una modificazione.”

SEPPHORIS, courtesy Alessandro Valeri
SEPPHORIS, courtesy Alessandro Valeri

Marc Chagall disse del proprio lavoro: “Se creo qualcosa usando il cuore, molto facilmente funzionerà; se invece uso la testa sarà molto difficile.” Credo che nel lavoro di Valeri ci sia molta testa ma il cuore predomini… Tsippori /Sepphoris è una piccola isola resistenziale, ma non basata sulla una denuncia nel senso canonico del termine, non su una carica rivoluzionaria intesa come ribellismo né con un accompagnamento didascalico. Le sue opere, cioè, abitano la realtà e cercano di modificarne alcuni meccanismi, con una sorta di attivismo ma poetico, linguisticamente contaminato ma pur sempre nel codice dell’Arte e, dicevamo, con il cuore; insomma, con una mediazione dolce… con amore…

“L’Amore: mi piace! In effetti, sai, io sono pacifico. Ma non posso tollerare le disuguaglianze, il dolore provocato e subito…”

Vuoi sanare tutto tu? Con opere d’arte?!

“Ma non si può fare arte, oggi, almeno per me, senza avere un impatto con la realtà che ci circonda!”

E’ con questo spirito che Valeri palesa lavori mossi da un desiderio di partecipazione e condivisione creativa e sociale che porti un cambiamento…: nella coscienza individuale e poi collettiva e anche più concreto e materiale. Materiale, sì: se c’è transazione economica, andrà bene…

“l’artista senza danaro muore, e muore la sua idea, la sua arte”

Così, se il collezionista comprerà SEPPHORIS il suo danaro andrà a sostenere una buona causa.

Non è l’arte, secondo Elsa Morante (Pro o contro la bomba atomica, in Pro o contro la bomba atomica e altri scritti, Adelphi, Milano, 1987) qualcosa atta a “impedire la disintegrazione della coscienza umana”?

 

Durante la prima presentazione libro-catalogo, Valeri dona 200 opere fotografiche all’istituto che saranno donate a chi a sua volta vorrà donare all’istituto

Info

Sepphoris as art against the disintegration of human conscience.
A short talk with Alessandro Valeri.

Sepphoris is a book just published which represents the experience of Alessandro Valeri with the orphanage “Educational Foster Home of Saint Anne” in Tzippori (Sepphoris in ancient Greek), Galilee, close to Nazareth. In the institute a tiny group of nuns takes care of orphans or children from families in distress, with no distinction – incredibly and almost miraculously – based on ethnicity or religion.  The artist has taken pictures, made drawings and shot videos, and started a journey to help, through his art, the nuns and the children. The works have been, indeed, donated to the institute, with a notary act, and proceedings will be used to cover expenses and make the home more comfortable.

The book, curated by Raffaele Gavarro, is also an expansion – so to speak – of the Venetian exhibition, during the Biennale, also curated by Gavarro, and installed in the Molino Stucky.

SEPPHORIS, as well as STAI CON ME (the 2014 exhibition at MedioArea, Terni), are very complex realizations, visually and conceptually, but with a specific aesthetics and an immediate impact. Alessandro Valeri is very sensitive to this direct relationship between art and reality, and he keeps to a sort of cultural nomadism, a practice of wandering among languages, provided that they’re able to convey such immediacy. And this project is totally in line with this approach. There’s a concreteness of art making, which leads to another concrete action for the immediate support of the orphanage. Valeri went there for the first time in 2011 with an Italian NGO – with which he got in contact through Sandro Baldoni – and, in that occasion, he felt he could, and should, do something. In that home, in the midst of such harsh political and religious conflicts, even more tragically salient today, children from different background and different cult were taken care of, with such great devotion and dignity, by a few Catholic nuns, who, nevertheless, always maintain a “secular” attitude. Very rare. From this encounter, Valeri has drawn a sequence of works: taking inspiration from the poor, simple, everyday objects of the house, which are all surprisingly well-kept, restored, and treated with particular care, he has created photos, videos, drawings, and captured sounds, noises: works that he can now organize and exhibit in different ways, depending on the opportunity. In any case, these works have been donated to the Institute (with a regular notary act) and collectors, by acquiring them, will get involved in the virtuous action initiated by the artist.

“I come from a very Catholic family, especially on my father’s side, with ecclesiastic relatives… I’ve grown up very skeptical about doctrine and religion, but I’ve met them very often up close…”

One of Valeri distinctive traits, especially in his most recent work, it’s the need for establishing a relationship with the other, for identifying barriers, obstacles, deteriorations and real interdictions which we meet and would have no reason for being…  This is very explicit in STAI CON ME, which we have already talked about, but also in SEPPHORIS, where children are affected by the denial of normality and domestic stability, denial of play, of a normal and peaceful childhood, of a little more comfort. I dare say,  Valeri’s work in SEPPHORIS is political in the highest sense, in its’ being against the difficulties of the little guests of the orphanage, but also envisioning, with love, an alternative, in favour of something else: a possible happiness facilitated by art, which will bring the kids material resources, but which has also create an intense experience.

I ask Valeri: do you believe in a social function for art?

“ I think it’s possible. I believe that, even today, it can have such a function and effect a change”.

Marc Chagall said about his work: “If a create something using my heart, it will very likely work; if I use my head, it will be much more difficult”. I think that in Valeri’s work the head is very present, but the heart predominates… Tzippori/Sepphoris is a small island of resistance, but not based on denounce in the classical sense, not loaded with revolutionary rebellion, nor with pedagogic intent. His works dwell in reality and try to modify some of its dynamics, through a sort of poetic activism, marked by a contamination of languages, but still, always, within the code of Art, and with heart. A gentle mediation, with love.    

“Love: I like it! You know, I am a peaceful person. But I cannot tolerate inequalities, sorrows, caused and suffered…”

You want to heal everything? With art?

“But I think you cannot make art, today, without having an impact on the surrounding reality!”

In this spirit, Valeri creates works generated by a desire for participation and creative and social sharing, which can bring a change, in individual and collective conscience, but, even more, material and concrete.  Yes, material: if there will be an economic transaction, then everything will work fine…

“With no money, artists die, and their ideas die, and their art dies”.

So, when collectors will buy SEPPHORIS, their money will support a good cause.

Is it not art, according to Elsa Morante (For or against the atomic bomb, in For or against the atomic bomb and other essays, Adelphi, Milano, 1987) something meant to “prevent the disintegration of human conscience”?

During the first presentation of the catalogue-book, Valeri donates to the Institute 200 photographic works, which will be donated to whomever will make a donation to the orphanage.

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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