Todd Norsten – The heart of everything that is da Federica Schiavo

Todd Norsten, The Heart Of Everything That Is - 2016 Installation View, photo by Giorgio Benni. Courtesy Federica Schiavo Gallery, Roma

A Roma, un piccolo anticipo della produzione artistica di Todd Norsten, era stato offerto da Consequences, la collettiva allestita fino a dicembre 2015 nella Fondazione Giuliani, nella quale erano stati esposti sei quadri di medio formato incorniciati. Anticipo, perché già in quell’occasione la selezione delle opere proposte puntualmente illustrava quelle che possono essere individuate come sigle dell’artista americano, come la scrittura, l’ironia, la farsa, il tutto molto spesso tradotto in un linguaggio fortemente pop. Così, il quotidiano dell’artista, fatto di viaggi, pensieri, osservazioni, trova forma nei suoi lavori.

Come appunti di un diario, le oltre venti tele senza cornice approntate nella personale The heart of everything that is, allestita fino al 4 maggio 2016 nella Federica Schiavo Gallery, mettono in campo non solo le consuetudini di Todd Norsten, ma anche le sue riflessioni critiche, talvolta amare, sul “sistema occidente”, nelle infinite sfumature che il termine stesso di occidente sottintende.

Nato a Sunburg, nel Minnesota nel 1967, e residente a Minneapolis, Todd Norsten, disinvoltamente realizza opere che attingono a piene mani da quella produzione artistica degli anni Sessanta (leggi Jannis Kounellis, Lawrence Weiner, Joseph Kosuth, solo a titolo esemplificativo) che mirava a mettere in diretta relazione la pittura con il mondo esteriore, il proprio io con la dimensione pubblica, riportando sulle proprie tele numeri, lettere, slogan, senza disdegnare né una composizione minimal, né quella pop.

Ecco allora uno degli emblemi degli USA, il grizzly (Single Grizz, 2016), diventare però un bersaglio, sotto tiro di fucili di precisione, pronti a colpire la testa, la voce, il cuore dell’animale. Orso che, nella tela Double Grizz (2016), sembra essere quello del gioco da luna park che gira davanti a noi e che una volta colpito si impenna, urla, e cambia direzione. Una critica forte del sistema capitalistico occidentale è stigmatizzata nella tela che riporta il motto The wages of sin are cheaper every day (2016), che fa l’occhiolino sia all’assunto di Vincent McNabb (Il salario del peccato è la morte) che a Il Capitale di Karl Marx. Mentre Jackson Pollock the fuck out of it (2016) chiarisce la sua posizione nei confronti del grande artista dell’action painting. Le tele More come Less, contribuiscono a dare ulteriori significati a tutte le opere esposte. Che, nel loro complesso, costruiscono una mostra con un forte giudizio espresso in toni lievi e, perché no, anche giocosi, perché in fondo, The heart of everything that is e The end will be just like the beginning.

Info mostra

  • Todd Norsten. The heart of everything that is
  • 18 marzo – 4 maggio 2016
  • Federica Schiavo Gallery
  • Piazza di Montevecchio 16  00186  Roma
  • Orario: lunedì – sabato, 12 – 19
  • ingresso libero
  • info: T +39 0645432028   F +39 0645433739  – info@federicaschiavo.com
  • www.federicaschiavo.com
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Daniela Trincia nasce e vive a Roma. Dopo gli studi in storia dell’arte medievale si lascia conquistare dall’arte contemporanea. Cura mostre e collabora con alcune gallerie d’arte. Scrive, online e offline, su delle riviste di arte contemporanea e, dal 2011, collabora con "art a part of cult(ure)". Ama raccontare le periferie romane in bianco e nero, preferibilmente in 35mm.

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