Arte Compressa # 7 – Picasso. Arlecchino con specchio dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid a Napoli

Picasso, Arlecchino allo specchio
Picasso, Arlecchino allo specchio

Pablo Picasso (Málaga, 25 ottobre 1881 – Mougins, 8 aprile 1973) è stato uno degli artisti più prolifici di opere (“Datemi un museo e ve lo riempirò“) e più vitalmente instancabile dell’arte del Novecento tanto da avere affermato di non aver mai voluto rendere la pittura “un’opera d’arte” ma “solo ricerca”. 

Avanguardista e padre del Cubismo, poi rinnovatore di un certo classicismo, celebratore della tradizione spagnola e dei suoi miti, che caricò di carnalità e rianimò in senso contemporaneo, fu un fiero portabandiera della passione politica e della giustizia sociale tanto da dipingere capolavori ancora oggi attualissimi, dunque in/attuali: Guernica, realizzato in memoria del bombardamento aereo, da parte dei nazisti e la complicità di Franco, dell’omonima città basca durante la guerra civile spagnola che il 26 aprile 1937 trucidò la popolazione civile, soprattutto donne e bambini; Massacro in Corea , del 1951, che, citando La fucilazione del 3 maggio di Francisco Goya e rimodulandola secondo la visione cubista, mostra l’eccidio di 35.000 civili coreani per l’insurrezione anti-comunista interna a cui partecipò la polizia segreta della Corea del Sud e truppe americane. Una pittura, questa, non certo “fatta per decorare gli appartamenti”, ma “strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico.”.

Accanto a questa veemenza rivoluzionaria, Picasso rivela una sensibilità anche malinconica, affascinato com’egli era dall’enigmaticità dell’animo umano e l’inafferrabilità dell’esistenza: visse, fortissimamente visse, bulimico nei confronti del sesso e (forse) dell’amore nonché della sperimentazione; e fu sempre attratto dall’Arlecchino, personaggio doppio, maschera dell’uno, nessuno, centomila (di pirandelliana memoria) che l’artista, però, spogliò:  i suoi Arlecchini blu, rosa, cubisti e poi neoclassici sono tutti a viso aperto; non di meno, questo personaggio della commedia dell’arte resta ambiguo: servo ma indomabile, schietto e bugiardo, simbolo della vita che danza con la morte…

Ora, alla napoletana Gallerie d’Italia – Palazzo Zevallos Stigliano, sede museale di Intesa Sanpaolo si stanno facendo grandi manovre e per accogliere Arlecchino con specchio  di Picasso: proveniente dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, il pubblico potrà ammirare dal 17 giugno all’11 settembre 2016 questo il carnascialesco, classicistico e a tratti persino rinascimentale (nel 1917 lo spagnolo fece, con Jean Cocteau, un importante viaggio in Italia che portò alla riscoperta di Michelangelo e Raffaello ma alla sua manieraArlequin au miroir.

Ci dicono dall’organizzazione di questo evento, che:

“Il dipinto, che fa parte della serie dei grandi Arlecchini seduti realizzati nel corso del 1923, è una delle opere più amate e popolari di Picasso, e rimanda alla prima produzione dell’artista, il cosiddetto periodo blu e rosa dove compaiono, insieme agli artisti del circo – acrobati, pagliacci e saltimbanchi – le maschere di Arlecchino e Pierrot, che simboleggiano la condizione emarginata dell’artista.”

Nota a margine: c’è uno scambievole scambio culturale, tra il Museo Thyssen-Bornemisza e la collezione Intesa Sanpaolo; infatti, contemporaneamente alla mostra di Napoli, dal 21 giugno al 18 settembre 2016, il Museo spagnolo ospita all’interno della mostra Caravaggio y los pintores del Norte, il dipinto de Il Martirio di sant’Orsola, ultima tela realizzato da Caravaggio a pochi mesi dalla morte, abitualmente esposto a Palazzo Zevallos Stigliano.

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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