L’Asilo nel Bosco. Sperimentare una nuova pedagogia

CoverManes-AsiloBosco
Cover

La buona notizia è che si può fare.

I bambini più piccoli possono vivere felici davvero sperimentando e crescendo nella propria autonomia e in mille sfumature di rispetto e accoglienza con le quali in pochi, anche noi adulti, abbiamo confidenza. O, se l’abbiamo, è perché ci è stata imposta (quando invece può essere spontanea e naturale). Bisogna avere fiducia perché il bambino può rimanere a dormire abbracciato ad un albero. Bisogna avere coraggio per accettare che non si dispiaccia neanche un po’ di dover lasciare mamma e papà e che faccia anche un po’ di storie nel venir via. Da una scuola.

L’Asilo nel Bosco di Emilio Manes (nome collettivo dietro cui agiscono Sabrina Bello, Danilo Casertano, Paolo Mai e Giordana Ronci) – Edizioni Tlon, ci parla proprio di questo. Un nuovo paradigma educativo, la costruzione di una nuova pedagogia.

Il potere di questo libro (e di molti editi da Tlon) sta nel raccontare un altro modo di affrontare la vita. Raccontare quello che non si vede più coperto dal rumore, dall’ingordigia e dalle “griglie preimpostate” alle quali tutto il nostro andare fa riferimento.

In questo caso si parla di una sperimentazione recente che sta dando grandi frutti e riesce ad attirare una grandissima attenzione.

L’Asilo nel Bosco, come struttura operativa nasce nel 2013 elaborando l’idea dei Waldkindergartden del nord Europa, e già l’anno successivo si radica nel territorio di Ostia Antica e comincia ad espandersi sia in Italia che all’estero; suscita interesse e attenzione fra alcuni professori dell’Università Roma Tre, riceve – come progetto – il premio Zigolo d’Oro della LIPU e man mano entra in reti sempre più grandi e diffuse, fino ad aver iniziato quest’anno una sperimentazione anche per la scuola elementare ed essere diventato il fulcro della formazione e dell’educazione di chi voglia iniziare questa avventura.

Sulla strada, prima di entrare nella stradina che conduce all’Asilo si trova questo cartello dipinto a mano sul legno: IN QUESTO PICCOLO PEZZO DI MONDO NON È VIETATO: ▪ giocare a palla ▪ sporcarsi ▪ saltare sulle balle ▪ giocare con l’acqua ▪ salire sugli alberi ▪ urlare di gioia ▪ ridere a crepapelle ▪ andare nelle pozzanghere.

Una dichiarazione di intenti che rispecchia perfettamente il senso del luogo e della pedagogia che lo ha fatto nascere.

Nell’introduzione, infatti, Paolo Mai racconta: “Il nostro sogno è quello di costruire una scuola dove i bambini e le bambine vadano con piacere, dove si sentano ascoltati e dove crescano, apprendendo quelle competenze che saranno loro utili nella vita, felicemente e umanamente. Vorrei proprio sottolinearlo questo avverbio umanamente, perché forse in Italia, così come nell’imbellettato mondo occidentale, ci stiamo dimenticando che l’essere umano non è fatto solo di una grande testa come la seppia o il calamaro, ma ha un cuore, sede delle emozioni, e una dimensione creativa che sono fondamentali per crescere in maniera felice e armoniosa. L’attenzione alla sola dimensione cognitiva è purtroppo una nota caratterizzante delle scuole di ogni grado, e già alla scuola d’infanzia le più grandi preoccupazioni sono che si impari a scrivere, a contare e magari a parlare l’inglese. […]Il risultato di questa impostazione è sotto gli occhi di tutti: abbiamo grandi ingegneri, le tecnologie hanno raggiunto un livello inimmaginabile solo vent’anni fa, ma non siamo più capaci di abbracciarci. Le relazioni sociali sono sempre più superficiali e meno soddisfacenti, la paura e la diffidenza guidano i nostri comportamenti mentre le farmacie si diffondono a un ritmo impressionante e l’utilizzo di droghe, alcol e psicofarmaci rappresenta lo strumento con cui –anestetizzati- c perdiamo la bellezza della vita.”

l-asilo-nel-bosco-104568-104568-1E già questo basterebbe per aprire un nuovo mondo, per avere gli strumenti adatti a comprendere fino in fondo che la nostra società ha tendenze insalubri, che spingono all’omologazione fin dalla più tenera età, che rinnegano l’espressione del talento, che costringono i ragazzi, lasciandoli quasi completamente chiusi fra quattro mura, a perdere la bellezza della vita e con questa anche la loro curiosità, la fantasia e, quel che è peggio, l’autonomia.

All’Asilo nel Bosco i bambini, invece, passano la giornata all’aperto seguiti da educatori capaci di rispettare le loro individualità e di lasciarli liberi di esplorare e fare esperienze dirette.

Il libro racconta esperienze e punti di vista, ma soprattutto porta avanti un’analisi critica di quella che è la nostra realtà, costretta da imposizioni che con la scusa di avere a cuore il futuro e il benessere, tolgono ogni spontaneità all’essere umano (grande o piccolo che sia) indicandogli cosa è buono e cosa no, mostrandogli cosa è meglio per lui, arginando i suoi dolori e le sue domande con altre contenzioni reali o psicologiche o farmacologiche… e, per tornare all’argomento dell’educazione, il libro racconta anche le contraddizioni che si evidenziano fra quelli che sono gli intenti progettuali della scuola italiana e quella che è la pratica all’interno degli istituti scolastici.

Qui la parte critica, ma poi c’è tutta la gioia ed il rinnovamento di leggere cosa si fa all’Asilo nel Bosco e cosa ne pensano i bambini e dove può portare tutto questo.
Ed allora ecco farsi avanti l’importanza della natura, la vecchia energia rivoluzionaria dell’adolescenza, la connessione con la vita e con le esperienze reali, la capacità di esprimere necessità e  desideri, la collaborazione indispensabile con le famiglie, le “risposte” naturali ai dubbi che provengono da altrove, la necessità di essere in sintonia, di avere fondamentalmente un solo grande obiettivo comune: la felicità, le emozioni, l’empatia.

Una giornata all’Asilo nel Bosco inizia la mattina alle 7,30, mentre attorno ancora tutto si risveglia. È il momento per fare piccole cose, mentre si aspetta che tutti i bambini arrivino. È il momento di lavare la frutta, di raccontare una favola o, se la stagione è fredda, di accendere il fuoco nel camino, osservando la luce arrivare dal cielo fino al prato ancora in ombra.
La maggior parte della giornata si trascorre all’aria aperta, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, ma esiste anche una parte interna che viene usata perlopiù nei pomeriggi invernali, visto che i bambini preferiscono sempre stare all’aria aperta.
Ogni giorno vengono proposte attività diverse, manuali o fisiche e gli educatori, sempre attenti ai segnali lanciati dai ragazzi, lavoreranno di volta in volta su quello che emerge: paure, felicità, curiosità.
All’esterno un giardino con la casetta sull’albero, l’orto, la fattoria degli animali, ma anche un grande spazio verde per i giochi di movimento ed uno spazio speciale, progettato assieme ai bambini dove si può accendere il fuoco, sperimentare arrampicate ed equilibri con altalene e corde… Tutti spazi in continua evoluzione. Dopo le 10 c’è la merenda collettiva e una riunione per decidere cosa fare e dove andare.  Le passeggiate sono fra le attività più richieste e si esce con il sole e con la pioggia per andare alla scoperta dei luoghi vicini: dalle fattorie dove prendere il latte crudo, ai contadini dove acquistare la frutta, dal grande lago che altro non è che una pozzanghera gigantesca ad altre innumerevoli possibilità che il territorio offre.
E così si prosegue fino al pomeriggio, quando i bambini tornano a casa.

Ma le possibilità di una pedagogia così duttile e comprensibile sono infinite: i bambini imparano rapidamente e molto, una delle cose più interessanti è che imparano ad ascoltare. Quando si f il cerchio per dire come ci si sente o cosa si vuole fare, nessuno si parla sopra, nessuno urla più forte e questo non perché sia stato imposto, ma perché è nel ritmo, nell’attenzione, nella capacità di ascolto e nella fiducia in se stessi.

È una lettura rigenerante. Si ringiovanisce di dieci anni leggendolo ed amandolo.

+ ARTICOLI

Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.