Letterature Festival #4. Il Premio Pulitzer 2016 William Finnegan e la vincitrice del Premio Strega europeo Annie Ernaux

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Finnegan

In attesa di una serata memorabile (Memorabilia) con l’autore premio Pulitzer 2016 per la biografia ed autobiografia, William Finnegan ed i cinque autori candidati alla III^ edizione del Premio Strega Europeo, di fronte alle volte illuminate della Basilica di Massenzio, mi ero immerso nelle teorie delle memorie collettive dell’universo, mentre comparivano pian piano le tremule costellazioni, cullato dalla musica blues del pianista Enrico Pieranunzi.

L’attore  Filippo Nigro ha letto brani dal Libro di Finnegan Giorni selvaggi. Una vita sulle onde. (Ed. 66thand2nd  2016  –  traduzione di Fiorenza Conte, Mirko Esposito, Stella Sacchini).

“Eppure venivo dall’entroterra, e questo era una macchia indelebile. Woodland Hills, dove vivevamo, si trovava nella parte nord-occidentale della contea di Los Angeles. Era una terra di aride colline sul confine occidentale della Fernando Valley, una distesa beige di lotti inquinati. I miei amici che stavano lì tutto l’anno non sapevano niente dell’oceano. I padri lavoravano in ufficio, a parte il papà di Ricky Townsend, Chuck, che aveva una piattaforma petrolifera sulle colline dalle parti di Santa Paula. Io e Ricky andavamo spesso con lui. Indossava un elmetto rigido, sudice camicie da lavoro e guanti enormi. Immagino che lo scopo fosse quello di trovare un pozzo petrolifero spontaneo, un’improvvisa esplosione di oro nero. La piattaforma aveva una torre con in cima, fra le travi, una piccola cabina con un pavimento di compensato ed il signor Townsend ci lasciava arrampicare fin lassù per trastullarci con una radio a transistor… La cosa migliore delle colline erano le colline, piene di serpenti a sonagli, vagabondi e coyote… All’improvviso le colline digradavano ripide come cascate. E noi ci lanciavamo in picchiata con bici, pezzi di cartone, slittini dalle ruote di gomma, e poi quando cominciarono a diffondersi con gli skateboard.”.

Tutto quello che accade in acqua è ineffabile – non si può descrivere a parole. Giudicare l’onda è fondamentale, Ma come si fa a scomporre gli elementi da valutare? Sei a cavallo della tavola nell’avvallamento tra due onde e non riesci a vedere oltre la cresta che si alza davanti a te. Se il tempo si fermasse potresti provare a rispondere che secondo i tuoi calcoli c’è un 50% di possibilità che la prossima onda ti offra un takeoff circa dieci metri a lato e un po’ più in fuori rispetto al punto dove ti trovi in quel momento. Ma il tempo è ovvio non si può fermare….  Mi ritrovai ben presto davanti ad una grande parete verde che viaggiava rapida intorno al promontorio…Una delle controonde che si muovevano attraverso la superficie verde e immacolata mi parlò. Era un piccolo tepee d’acqua scura che avanzava di fianco lungo l’enorme parete d’acqua diretta verso la spiaggia. Formava uno scalino abbastanza ripido che consentiva ad una piccola tavola di prendere una grossa onda in anticipo. Mi voltai e la inseguii. Ci incontrammo nel punto che avevo immaginato. Mentre la grande onda mi sollevava in modo sconcertante, saltai in piedi surfando sulla sommità e poi giù sull’immensa parete. In realtà mi comportai come fosse un’onda piccola cercando di tracciare una linea tra la zona più esterna ed il picco classico ma commisi un errore colossale: invece di puntare verso la spiaggia e verso il cavo dell’onda risalii la parete dell’onda. Fui sbalzato violentemente via, la tavola si stacco miseramente dai miei piedi e compì un volo in aria…“.

William Finnegan è un americano vero. Lo dico perché ne ho conosciuti solo alcuni così schietti, sinceri ed aperti. Alla conferenza stampa quando per caso ci siamo avvicinati e salutati ho sentito quella solidarietà del giornalista ed anche quella amicizia del ragazzone  del west (63 anni) che intende mantenere con gli altri, ancora e sempre alla ricerca di umanità. Tra l’altro ha detto che come surfista era venuto a Roma pensando di trovare un’ onda (quale non sapeva). Ma era certamente quella sua innata curiosità di giornalista che non lo lascia mai e che poi è anche parte del suo carattere. Lo ha spiegato bene in conferenza stampa, nel libro anche se è entrato in descrizioni tecniche sull’oceano e sulle onde, la parte sul surf può raccogliersi in un 20%. Il filo che tiene unito il libro è in fondo l’amicizia, l’amore e lo spirito di avventura. La grande fascinazione verso l’ignoto. Che poi è quello che continua a coltivare nella sua vita di corrispondente estero nel New Yorker. Nel suo periodo in Sud Africa – ha poi aggiunto – come insegnante di letteratura alle scuole superiori per ragazzi di colore si è impegnato per i diritti civili ed ha continuato poi a scrivere sempre articoli di contenuto civile e politico.

Nella sera incantata di Massenzio a seguire lo splendido blues di Enrico Pieranunzi, Finnegan ci ha regalato il suo Blues del Mar Nero, un inedito sui suoi stupidi 17 anni, quando nel 1970 come tanti teen-ager compiva il suo viaggio avventura. In giro per l’Europa cambiando posto ogni due o tre giorni. Dopo Biarritz era arrivato a Corfù, con la voglia di cambiare e di scoprire nuovi territori, aveva lasciato là sua ragazza, stanca delle sue inquietudini, in un campeggio libero ed aveva deciso di raggiungere la Turchia per conoscere un accampamento ottomano e per proseguire per l’India, senza soldi e con le droghe di allora. Era entrato dentro un pericoloso road movie. Ad Odessa non c’erano onde , mare piatto, due decrepiti caffè, una brutta crisi di nervi. Si aggregò a degli inglesi che furono arrestati per possesso di droga. Le prigioni turche erano infernali. Si salvò su un tetto. Cercò di ritornare in Europa ma le frontiere della Bulgaria e della Romania erano chiuse per paura di epidemie da colera. Da un ufficio postale riuscì a chiamare sua madre come un bambino in lacrime e gli sembrò molto triste, chiese preoccupato della sua ragazza. Trovò un passaggio per il confine greco. Finalmente riuscì a corrompere la polizia e ritrovò la ragazza. Ma c’era da correre ad un raduno di J. Hendrix in Germania. Poi J. Hendrix morì. Morì anche J. Morrison. Cambiò tutto. Comincio a lavorare in una libreria ed anche la ragazza cambiò vita. Non era più stupido.

 AUTORI CANDIDATI ALLA  III^ EDIZIONE DEL PREMIO STREGA EUROPEO

Mircea Cartarescu (rumeno) autore  del romanzo Abbacinante – Il corpo (Voland  2015 – a cura di B. Mazzoni). A Cartarescu dovremmo dare la cittadinanza italiana o la cattedra di letteratura o storia dell’arte italiana od almeno l’attestato di promozione turistica. Il suo inedito Lettera dalla soglia del ricordo così pieno di citazioni da sembrare, dopo Dante, Petrarca e Boccaccio, un inno alla donna angelicata del dugento. Ma mentre all’epoca dei nostri Sommi Maestri città come Firenze, Pisa e Lucca erano in lotta tra loro, il buon Mircea raccoglie tutto il loro meglio, dalle chiese ai palazzi, dai campanili (cupola del Brunelleschi) alle strade, dai luoghi d’arte alle sculture e pitture (Donatello e Botticelli), dagli angoli doc alle trattorie, dalle case a tavoli, dai cibi ai vini, dai mille colori alle griffe, senza dimenticare niente del bello che è ovunque. E passeggiare poi man nella mano con la madonna di un altro tempo, la Maria uscita dalla mandorla di uno di quei pregevoli dipinti degli Uffizi per dedicarle un poema d’amore.

Un inno a tutte le bellezze della Toscana!

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Annie Ernaux

Annie Ernaux  (francese) autrice del romanzo Gli anni (ed. l’Orma 2015 – trad. L. Flabbi). Una donna incompiuta quella che voleva dimenticare tutto della sua vita passata – ha detto Annie Ernaux nel suo inedito Scrittura e memoria. Poi alla morte del padre, diventata professoressa ha cominciato ad aprire la memoria al suo primo mondo ed ha ritrovato non solo se stessa ma tutto un contesto sociale nel quale era stata immersa ed aveva analizzato senza accorgersene, prima che la scuola la cambiasse.  La memoria allora mi ha dato di più che capire il mio intimo, mi fornito lo strumento per capire la vita, la società degli ultimi 50 anni. Ha ricordato . Ne è venuto fuori  Gli anni un romanzo capolavoro che dal 2008 sta mietendo successi.

Kerry Hudson (scozzese) autrice del romanzo Sete (ed. Minimum fax/Beat – trad F. Aceto). Chi è la bambina che si veste da adulta? L’inedito di Kerry Hudson Vestiti da grande porta la scrittrice all’identificazione di lei affermata, in procinto di recarsi ad una intervista alla BBC, e la bambina che al Wimpy bar vuol mangiare hamburger coca, bombolone e gelato (cibi di plastica) che le offriva sua madre da piccola negli anni ’80, quando si ritrovava povera e nuda su un divano in una casa con pane raffermo. Ma ora nel ricordo è una bambina che si veste da adulta: presente, passato, sogno?

Ricardo Menendez Salmon  (spagnolo) autore del romanzo Bambini nel tempo (Marcos y Marcos 2015 – trad. C.Tarolo). Un inedito molto intellettuale quello di Menendez Salmon: Letteratura, Libertà, Memoria. La letteratura – per Menendez -partecipa a formare con il suo importante ruolo la storia (minuscola) che passa, quella di tutti i giorni,  ma anche la Storia maiuscola, che è quella delle Nazioni e dei popoli, quella che rimane. La letteratura come la memoria è la figlia del suo tempo ma riesce anche a superare il suo tempo. Il grande valore della letteratura è il superamento della sua finitezza – ha detto – Menendez – . – Ed ancora – L’uomo è l’unico animale che riesce a ricordare e scrivere ciò che ricorda.

Ralf Rothmann (tedesco) autore del romanzo Morire in primavera (Neri Pozza 2016 – Trad. R. Cravero). Dovremo forse dubitare della memoria precisa e puntuale degli scrittori? L’inedito dell’autore tedesco Poesia e Ricordi, partendo da tale premessa racconta di un viaggio nella memoria alla ricerca della magia delle settimane trascorse sotto il tiglio nelle campagne della nonna nel paesino di Osterwald. Rothmann trova tutto come una volta, le mucche, i fontanili, i caseifici, gli alberi, i campi, peccato non riesca a trovare la casa della zia che abitava vicino a quella della nonna ormai demolita. Poi finalmente scopre che il paese non si chiama Osterwald ma Osterrich. La zia abita un po’ più là. Tutto è uguale. Mucche, alberi, caseificio. I ricordi hanno sempre meno a che fare con la realtà. Si deve preoccupare anche perché della memoria ne ha fatto il suo mestiere? Poi la zia gli rivela ancora una cosa: che dici… tu non hai mai preso il latte materno. Hai avuto subito problemi di digestione e così ti è stato dato il biberon. Un’altra doccia fredda! Rothmann era sempre andato fiero del contrario.

Nella lunga notte romana alla Basilica di Massenzio Beatrice Covassi capo Rappresentante Italiana della Commissione Europea ha assegnato il Premio Strega Europeo alla scrittrice Annie Ernaux per il romanzo Gli Anni, mentre il pianista Enrico Pieranunzi suonava un ultimo pezzo al pianoforte.

Per la gloria ulteriore del Foro e le memorie collettive dell’Universo!

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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