Adrian Tranquilli, After the West a Roma dopo Giorni di un futuro passato a Napoli

In Excelsis, 2013. Particolare installazione al MANN. Foto Claudio Abate

Prima di osservare After the West di Adrian Tranquilli da Studio Stefania Miscetti, è pressoché d’obbligo fare un piccolo passo indietro e spostarsi a Napoli, al Museo Archeologico – MANN.  È qui che, fino al 6 giugno, si poteva visitare Giorni di un futuro passato, una straordinaria retrospettiva ugualmente dell’artista, curata da Eugenio Viola, con il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee. Seppure il lavoro di Adrian Tranquilli (classe 1966) persegua un’inconfondibile tematica, incarnata nella rappresentazione (sia grafica che scultorea) dei supereroi, la retrospettiva napoletana individuava precise tappe artistiche di Adrian Tranquilli, mostrandone anche i più recenti sviluppi. È stato quasi un passaggio del testimone: alcuni accenni dell’ultima produzione artistica di Adrian Tranquilli mostrati all’Archeologico raggiungono una piena e imponente espressione nell’installazione trasteverina. Come se dalla singola nota accennata nella sinfonia del MANN, Adrian Tranquilli, a Roma, avesse composto un inno trionfale. Ciò che immediatamente si notava nella mostra partenopea, era che le opere non intendevano impostare un testa a testa, un braccio di ferro con le opere antiche, né intavolare un confronto: semplicemente – se non addirittura naturalmente – si ponevano sullo stesso livello, magistralmente armonizzandosi con il contesto e con i capolavori dell’arte antica. Già il titolo della mostra confermava il fil rouge attivante tutta la produzione dell’artista, che affonda le proprie radici e trae spunto e linfa dai fumetti dei supereroi. Giorni di un futuro passato è stato infatti mutuato dalla saga dedicata agli eroi mutanti pubblicata dalla Marvel Comics su X-Men, che ha addirittura visto una trasposizione cinematografica nel 2014 del regista Bryan Singer (X-Men – Giorni di un futuro passato).

Con uno sguardo principalmente da antropologo, Adrian Tranquilli non si allontana mai dai concetti di immaginario e di irreale, attraverso e per mezzo dei quali, conduce una disamina puntuale della società contemporanea, in tutte le sue sfumature e contraddizioni.

Attraverso i supereroi contemporanei, che hanno prodotto l’immaginario collettivo di una generazione nonché l’espressione della società coeva, e che sostituiscono quegli eroi, anche mitici, che nei secoli hanno accompagnato l’uomo per la sua elevazione morale e spirituale e riscattarlo dalla sua condizione di transitorietà e fragilità, Tranquilli declina i suoi personaggi nella versione più umana, esprimendone lo sconforto, la stanchezza, finanche l’impotenza, di fronte alla grandezza dei vizi e dei mali dell’essere umano, quasi nella presa di coscienza che l’uomo può relativamente incidere sulla propria esistenza.

Perché “l’eroe persegue un’idea, pretende di imporla al mondo (…) nessun altro se non lui è degno di compiere un’impresa del genere (…) spinge il protagonista a mettere in gioco tutto pur di rimanere fedele all’icona eroica stessa” (Wu Ming 4, L’eroe imperfetto, 2010). Così, gli eroi moderni, le cui gesta sono affidate al racconto fumettistico, si confondevano con gli eroi del passato nei diversi ambienti del MANN, tra il piano terra, i cortili e il primo piano. I supereroi che, nonostante i possibili fallimenti e l’aspetto più antropico, proseguono nei loro tentativi eroici, seguitano a vegliare dall’alto nello sforzo di bloccare il male; così Superman, ferito al costato e con le braccia allargate come se stesse in croce, come un altro mai tramontato eroe, e Batman, a testa in giù come il mammifero da cui prende spunto come un novello San Pietro in croce (entrambi della serie This is not a long song, 2005-2010), si mimetizzavano nelle pareti, nella sommità delle grandi finestre, tra le arcate dell’atrio del Museo, come in un ultimo tentativo di azione o prima di dileguarsi definitivamente nelle tenebre della notte e dell’oblio.

L’atrio accoglieva anche l’imponente riproduzione della basilica romana di san Pietro (All is violent, alla is bright, 2009-2011), realizzata con migliaia di carte da gioco in legno, tutte raffiguranti il Joker/Jolly e il suo noto sogghigno (qui quasi uno sberleffo all’istituzione stessa della Chiesa e ai suoi giochi di palazzo). Ogni scultura disseminata sembrava narrare l’esito di alcune gesta delle sculture degli eroi classici. Così, all’Ercole Farnese, facevano da controcanto uno Spiderman (Believe), impegnato a recuperare un certo centro di gravità in una concentrata postura che poteva ricordare una posizione yoga, e un Batman (Black in Black – entrambi della serie Heroes 2000-2005) svuotato o disamorato. Colpiva che, il primo sguardo, e quindi l’iniziale rassicurante riconoscimento, era tradito dal secondo sguardo, quando l’occhio metteva a fuoco quel dettaglio che sottrae sicurezza a quella sensazione rasserenante nel vedere un supereroe al nostro fianco. Ora la ferita al costato, ore le frecce che trafiggono Batman o la cassa toracica di Superman. Dettagli che trasmettono inquietudine perché quegli idoli, quasi dèi, sono ormai caduti, e le speranze in loro riposte, forse, non sono più tutelate da nessuno, neanche dai supereroi. Personaggi, quelli di Adrian Tranquilli, che sono il punto di partenza per indagare sul rapporto tra l’individuo e la collettività, tra il potere del singolo e le predominanti strutture di potere. Come la serie The End of the Beginning (2016), sculture composte dalla riproduzione industriale dell’ormai nota maschera di V per Vendetta che componevano un mappamondo o si stendevano nella curva interna di una sorta di Torre di Tatlin divisa in due, come valve di una conchiglia, distanziate, che il visitatore poteva attraversare e ritrovarsi avvolto/accerchiato dalla maschera bianca sogghignante.

E’ quella maschera bianca sogghignante il soggetto unico della suggestiva e imponente installazione After the West da Studio Miscetti. Si tratta di un’installazione immersiva che, vista la vicinanza dello spazio espositivo col Vaticano, subitamente dichiara i propri intenti, con uno scarto ulteriore della ricerca e della formalizzazione dell’attuale sistema socio-economico dominante nel cosiddetto Occidente. Una grandiosa e possente installazione, che tende alla verticalizzazione dello spazio, dove il nero e il bianco, il buio e la luce, cercano il rispettivo equilibrio.

Quattro colonne tortili si pongono ai lati di un’altana con un paio di gradini alla cui sommità è posto una massiccia poltrona reale vuota. Anziché essere ricoperte da tralci di lauro, le colonne sono costruite col ripetersi della maschera bianca sogghignante di V, l’eroe della graphic novel di Alan Moore e David Lloyd ispirato all’anarchico inglese Guy Fawkes che nel Seicento tentò di far esplodere il Parlamento, anch’essa con un’omonima trasposizione cinematografica nel 2005 di James McTeigue. Maschera, quella di V, divenuta simbolo dell’anticonformismo e di Rimanente 99%, il movimento di contestazione che si oppone a quell’1% che detiene la ricchezza, il controllo e l’influenza mondiale, nella volontà di creare un nuovo modello sociale con una diversa ridistribuzione del benessere.

Quindi non più un singolo eroe, ma una collettività, anonima e irriconoscibile, che vuol abbattere l’altrettanto anonimo e irriconoscibile 1%. Quindi non più il singolo ma la moltitudine, non più un modello al di sopra di tutti ma allo stesso livello della massa per attuare un sovversivo cambiamento. Ma alcune maschere sono a terra, l’anonimo individuo è uscito dal gruppo, perché alla fine anche Rimanente 99% vuole in realtà prendere e conquistare quel potere dell’1%?

Adrian Tranquilli – After the West

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Daniela Trincia nasce e vive a Roma. Dopo gli studi in storia dell’arte medievale si lascia conquistare dall’arte contemporanea. Cura mostre e collabora con alcune gallerie d’arte. Scrive, online e offline, su delle riviste di arte contemporanea e, dal 2011, collabora con "art a part of cult(ure)". Ama raccontare le periferie romane in bianco e nero, preferibilmente in 35mm.

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