Maura Banfo. Il tempo dei luoghi  è quello dell’intimità aperta all’altro. A Carrara

Il tempo dei luoghi - Maura Banfo - ph. Stefano Esposito

E’ possibile che una riflessione intima, affettiva, legata al concetto di casa, alla connessa nozione di riparo, che porta in sé quella della necessità di protezione, si faccia materia condivisa? Lo è, perché è un’idea ancestrale che ognuno porta con sé alimentandola con la propria cultura, con il personale credo religioso e politico e soprattutto aumentandone la sua centralità nella propria esistenza a seconda del tempo storico e della geografia in cui si sta vivendo. Se si è in Italia in tempo di crisi, in Turchia durante i recenti, devastanti sommovimenti sociopolitici, se si è indigente in ogni parte del mondo, sfruttato in e da civilissime società contemporanee o migrante in cerca di approdi sicuri, ebbene: la speranza di trovare e costruirsi un nido, che sia giaciglio, protezione e rifugio concreti, e l’urgenza di inerenza identitaria assumono significati e peso non solo simbolici. Maura Banfo agisce da tempo all’interno di questo tema esteso.

L’artista torinese (classe 1969) – che si muove con agio e disinvoltura tra linguaggi e specifici, praticando Fotografia, Video, scultura e modalità installativa – ne ha costruito un altro, di questi nidi, come fosse una sorta di utero primordiale, spazio dell’esistere prima che dell’abitare; esso – Il tempo dei luoghi – si impone all’attenzione come protagonista nell’interno in cui è predisposto (una grande sala ottagonale, quella dell’Aula Magna del Liceo Artistico di Carrara); la scultura, come una culla di rami intrecciati color alluminio, è centrata e illuminata ad hoc con una caratterizzazione scenografica che media tra la visione più scultorea e quella vagamente teatrale, amplificando in tal modo la sua grammatica che giunge dritta alla retina e al cuore e infine alla razionale lettura dell’intero (con)testo. Nella semioscurità, così, guizzi argentini si accendono e rifrangono grazie ai corpi illuminanti che donano al nido un chiarore reale ed insieme emblematico: l’accattivante bellezza dell’oggetto/soggetto non rende secondaria la meditata problematicità che essa reca in sé e questa duplicità, tra forma leggera (anche nel peso: imita una qualche lega metallica ma è resina) e contenuto pesante, tra analisi nel campo dell’allegorico e sua rimodulazione in quello dell’attualità, tra richiamo sacrale e slittamento nella cronaca drammatica dei nostri giorni e tra dato intimo e anche collettivo, dona a questo lavoro una complessità e una capacità evocativa che lo rende convincente.

Info mostra

  • Maura Banfo, Il tempo dei luoghi | a cura di Luciano Massari
  • Aula Magna Liceo Artistico, via Verdi, Carrara
  • fino al 11 settembre 2016
  • #CarraraMarbleWeeks
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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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