Gita al Faro. Gli autori e l’Isola. Igiaba Scego

Igiaba Scego. ®Simona Filippini
Igiaba Scego. ®Simona Filippini

Concludiamo con Igiaba Scego le nostre chiacchierate con gli autori invitati a partecipare al Festival Gita al Faro da Loredana Lipperini che ne cura la direzione artistica.
È un momento particolarmente difficile. Molte cose passano in secondo piano, ma noi crediamo che, anche nei momenti più tragici, bisogna continuare a raccontare storie.

È sempre più difficile riuscire ad ascoltare una narrazione diversa da quella che ci viene suggerita dai media e dal timore diffuso. La sensazione è che si sia perso un linguaggio comune partendo proprio dai significati delle parole. Qual è un possibile suggerimento per tornare ad ascoltare storie coinvolgenti? 

I media purtroppo ragionano per stereotipi. Ma questo Grazie a Dio non vale per tutti. Ci sono buoni programmi Tv ancora, coinvolgenti serie televisive, interviste (come quella fatta da Lucia Goracci al leader turco Erdogan) condotte con serietà. Il discorso anche nei media è complesso. Non è tutto uguale. Non è tutto negativo. Storie in questo nostro periodo complicato ce ne sono tante. Quello che dobbiamo fare (sia quando ascoltiamo o sia quando raccontiamo storie) è liberarci da ogni stereotipo, da ogni pregiudizio. Ascoltare il ritmo delle parole, che poi è il ritmo del battito del nostro cuore.

Da dove nascono le tue storie?

Un po’ dalla mia esperienza personale e da quello che ho visto in famiglia. Come figlia di somali ne ho viste tante! La mia famiglia ha attraversato il Novecento e le sue contraddizioni. Dalla dittatura di Siad Barre alla guerra civile attuale ci è successo di tutto. I miei sono stati rifugiati e io sono figlia di rifugiati, in between, divisa tra Italia e Somalia. E poi la nostra esperienza di famiglia è anche quella di una famiglia allargata. Ci sono le storie di cugini mai visti, zii acquisiti, di diaspore e di mescolamenti. Un aneddoto che mi ha fatto sempre un po’ inquietato è per esempio quando mio cugino O ha litigato con Ali Agca il giorno prima dell’attentato a Papa Giovanni Paolo II. Mio cugino no sapeva chi fosse quel turco che gli aveva molestato la ragazza. Si era arrabbiato tantissimo e voleva fare a pugni. Ma poi “quello lì se n’è andato, quasi schifandomi”. Il giorno dopo il cugino O ha visto “quello lì” al telegiornale e ha tremato di paura. La storia lo aveva sfiorato e anche la tragedia. Ha avuto molta paura. Ancora oggi quando racconta questa sua storia trema. In generale gli aneddoti della famiglia sono una fonte inesauribile per una scrittrice.Un’altra fonte è Roma.La mia città è la mia personale ossessione. Osservare Roma e le sue contraddizioni mi aiutano nel processo creativo.

Di cosa parli con maggior coinvolgimento quando vuoi raccontare la vita reale? Famiglia, amore, crescita personale, oppure hai un tuo percorso meraviglioso?

Non so se è un percorso meraviglioso, ma mi faccio guidare dalle mie ossessioni. E si cerco di trasformare in scrittura tutte le cose che mi fanno arrabbiare. Il razzismo, l’ineguaglianza mi fanno arrabbiare tantissimo. Per questo scrivo. Analizzo per riuscire almeno nel mio piccolo a superare questa rabbia e dare il mio contributo per costruire un mondo migliore.

Che faccia hanno i tuoi lettori? Cosa credi li affascini della tua scrittura?

Ho scoperto che hanno una faccia multiculturale. Mi leggono italiani figli di italiani, italiani di seconda generazione, migranti e ho scoperto molti studenti di italiano in Usa e Australia. I lettori sono una scoperta ogni volta. Ringrazio il cielo per questa fortuna. Avere chi ti legge è una grande fortuna e un dono del cielo.

Perché hai deciso di partecipare a Gita al Faro? Cosa ti ha convinto a dire sì? Ti era già stato chiesto?

Ho detto subito di si perchè la storia di Ventotene è la storia d’Europa. Il futuro nostro e dei nostri figli è legato a quest’isola e al sogno di Altiero Spinelli. Poi ho detto di si per Loredana Lipperini, la direttrice artistica del festival, una persona che stimo e che è mi è molto cara. Inoltre non avevo ancora mai visto Ventotene. Mi sono detta che era giunta l’ora di colmare questa lacuna.

È la prima volta che sei “costretto” a un eremitaggio letterario?

Si la prima volta. È buffo ed è davvero un’esperienza unica. I miei compagni di eremitaggio poi sono persone straordinarie. Questo periodo sento che me lo porterò dentro come un ricordo caro.

Cosa cerchi nell’Isola?

Cerco una persona che ho citato nel mio romanzo Adua. Un signore di nome Menghistu Isahac Tewolde, un eritreo confinato a Ventotene e a Ponza. Era amico di Pertini e lo chiamavano il moro di Ventotene. Cerco lui. Vorrei capire meglio la sua storia.

Ventotene sta tornando a simboleggiare la nascita dell’Europa, ora che l’Europa si è trovata di fronte ai suoi limiti e a tutto quello che ha disatteso rispetto ai “padri fondatori”. Pensi che ripartire da qui, dunque raccontare l’Europa in un modo sconosciuto ai più possa portare a qualcosa? Ma soprattutto ha ancora senso parlare di Europa quando il mondo più vicino bussa forte?

Ha senso parlare di Europa solo se decidiamo di cambiarla. Io vorrei un’Europa dei ponti e non dei muri. Un continente delle persone e non della finanza. Il mondo bussa forte? Allora facciamolo entrare senza tragedie. Serve il coraggio di sapersi mescolare in un mondo che sta diventando sempre più meticcio. Mescolarsi senza snaturarsi. Avendo a cuore la propria storia millenaria, la propria arte, la propria essenza. Si può fare. Ma servono ledaer politici che siano anche statisti. Che sappiano vedere al di là delle scadenze elettorali.

Cosa chiederesti ai presidenti dei Parlamenti d’Europa che saranno a Ventotene assieme a te quest’anno?

Chiederei coraggio. Il coraggio di guardare lontano.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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