Arte compressa # 14 – Mucha grande dell’Art Nouveau e dell’affiches e anche nell’utopia

Alphonse Mucha - dettaglio di una delle opere in mostra al vittoriano roma
Alphonse Mucha - dettaglio di una delle opere in mostra al vittoriano roma
Alphonse Mucha – dettaglio di una delle opere in mostra al vittoriano roma

Alphonse Mucha, la mostra del maestro dell’Art Nouveau al Complesso del Vittoriano a Roma ha avuto il suo meritato, enorme successo: mostra blackbuster, è vero, come quasi sempre in questo luogo espositivo e da un po’, ormai, in moltissimi altri spazi a Roma (ma non solo), è di buona qualità per la scelta delle opere, tutte significative.

La mostra si compone di oltre 200 opere tra dipinti (come Self-portrait del 1899 e France Embraces Bohemia del 1918), manifesti tra i quali quelli per Sarah Bernhardt, disegni (tra cui gli studi per By force towards freedom, with love towards unity! del 1910-1911 e per The Age of Wisdom del 1936-1938); ci sono anche alcuni preziosi gioielli tra i quali quelli dellEsposizione universale del 1900 come Ornamental chain with pendantsPeacock ring (proprio del 1900).

Il pittore ceco francesizzato, fu anche valente scultore e forse non tutti sanno che fu persino un originale fotografo: ha prodotto moltissime foto, alcune ai suoi amici tra i quali Gauguin e soprattutto delle sue modelle nelle pose precise adottate poi nelle grafiche e nei quadri; realizzò anche dei nudi dal carattere raffinatamente erotico. Fu un pioniere, insomma, anche dello scatto, oltre che delle affiches…

Mucha, che nel 1904, durante una visita negli Stati Uniti, fu eletto dai giornali di lì come il più grande artista decorativo del mondo, fu celebrato non da subito da suoi contemporanei; fu l’influente divina Sarah Bernhardt a cambiare la sua vita, e quindi la sua carriera artistica, quando lo assoldò per raffigurare lei e le sue pieces teatrali nei manifesti pubblicitari che allora erano i canali privilegiati per la comunicazione di simili eventi. La diva si innamorò del segno serpentino e guizzante di quel carnale boemo, dei suoi colori così nuovi, accesi e allo stesso tempo delicati, della finezza compositiva così accattivante e impregnata di elegante sensualità, nonché della sua straordinaria capacità ritrattistica. La sua modernità l’entusiasmò: il primo lavoro insieme fu del 1894 per la commedia Gismonda (il manifesto è in mostra) e il sodalizio tra i due fu di reciproco vantaggio dato che portò l’attrice a diventare una vera e propria icona anche grazie a questa massiccia, bellissima comunicazione visiva.

Da allora, anche tramite la collaborazione con il noto litografo Ferdinand Champenois, che gli diede una solida sicurezza economica, aumentarono le committenze e i contratti tra cui quelli per Nestlé, Moët & Chandon, JOB, Ruinart, Perfecta, Waverley e altri lavori  (illustrazioni altamente spirituali per il volume Pater, pubblicato a Parigi il 20 dicembre 1899) che confermeranno il suo status di artista accreditato e arrivato.

Autore di meritato successo, fu anche un uomo di profonda intensità intellettuale e un idealista: credeva nell’universalità dell’arte, nel suo potere d’ispirazione e di comunicazione e pensava che anche con essa si potesse contribuire alla creazione di un’unione spirituale dei popoli slavi e, in ultima analisi, di tutto il genere umano. Questa era la sua utopia. L’artista, cioè, sognava un mondo migliore, dove le diversità e le minoranze etniche di qualsiasi provenienza geografica e culturale avrebbero potuto vivere in armonia senza subire le minacce delle nazioni più potenti. Ciò a partire da un grande amore, quello per la propria terra: questo e i suoi alti ideali sono palesati in uno dei suoi massimi capolavori quali l’Epopea slava (1911-28).

 

  • Alphonse Mucha
  • A cura di Tomoko Sato, organizzazione Arthemisia
  • fino all’11 settembre 2016.
  • Complesso del Vittoriano – Ala Brasini
  • Via di San Pietro in Carcere, 00186 Roma
  • +39 06 678 0664- Per info e prenotazioni + 39 06 87 15 111
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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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