ArtVerona 2016 progetta una fiera da salotto

ArtVerona
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Se Lacan fosse ancora vivo, oggi avrebbe preso in analisi la nostra comunicazione per costituire la sua famosa teoria della psicosi. È, infatti, da circa trent’anni che siamo convinti che “nell’era della comunicazione” le distanze siano scisse dallo spazio, come pure il significato letterale di alcuni concetti – quali quelli di comunità – siano legati all’azione di uno share button. Le relazioni quotidiane con il web e i suoi canali paralleli, portano a muovere virtualmente l’individuo in una geografia on demand, fatta di significati, allucinazioni e immagini capaci in essere di allentare sempre di più l’interazione fisica con il mondo. Parlare dunque della comunicazione come slegata dai luoghi è come considerare l’individuo slegato dalla realtà.

In questo sistema di relazione, avere la visione d’insieme dell’art system contemporaneo (si fa per dire), comprendere le coordinate di un collezionista globe-trotter, apprendere le istruzioni dei gate keeper e i gusti del dealer, implica una comunicazione difficile quanto capire il discorso di uno psicotico. Il libro Memorie di un malato di nervi (Daniel Paul Schreber, 1893) che ispirò Lacan, ora è sostituito dal pc, tablet, smarthophon di turno, in cui il paradosso pro tempore della comunicazione incarna lo stesso sentimento di scoramento che lo psicanalista prova davanti ai suoi pazienti.

Per quanto autobiografico questo mio pensiero, non può che rilevare nella realtà dei mass media il rigetto di un agire comunicativo nel suo senso letterale, cioè mettere in comune, la mediazione, senza lasciar solchi; impossibili da colmare se non attraverso allucinazioni ed esaltazioni.

Verona sembra aver trovato l’antidoto giusto per le illusioni, riconoscendo la psicanalisi quale mito tenuto in vita dall’industria dei divani. Infatti, è “nell’ottica di una fiera salotto”che si svolge, tra il 14 e il 17 ottobre, la 12. edizione di ArtVerona; anche per quest’anno Art Project Fair. Il sottotitolo ricorda Il passaggio da un portafoglio all’altro avvenuto con l’acquisizione della kermesse da parte di Veronafiere. La scelta fatta nel 2014 “sul filo della continuità” – come dichiarato da Ettore Riello, Presidente del complesso fieristico – oggi tende a rivolgersi alla fascia più alta e sicura del mercato, puntando l’arte sulla strategica del bene d’investimento. Scelta intelligente, se si pensa che a Verona non si sta  male. Patrimonio dell’UNESCO, tra le quattro città più visitate in Italia, il capoluogo presenta dati positivi in tutta la regione.  Forse per questo il taglio taylor made della fiera “privilegiata da espositori e collezionisti” (?) è sulla misura di chi sta bene. Sarebbe più giusto allora riconsiderare la scelta fatta – sul filo della comunità – anziché della “continuità”.

Dopo il Grande Fratello, anche Verona si fa VIP iniziando il suo programma con il progetto Open Sorce, un ciclo di appuntamenti espansi nel tempo e nel luogo, capaci di intercettare i gusti dei mecenati, attraverso il dialogo arte-impresa.

Cantina Antinori Archea
Cantina Antinori Archea

Quest’anno a celebrare il primo appuntamento è stata la cantina Marchesi Antinori all’interno  della 50. edizione di Vinitaly, (svoltasi il 10 aprile scorso nel complesso fieristico). Quale esempio migliore di polarità tra spirito e materia se non iniziare al fianco di un brand investito da volontà divina? Se, infatti, da una parte in vino veritas aumenta i contenuti individuali, dall’atra la viticoltura rappresenta un settore italiano organizzatissimo nel produrre utile.

Sembra proprio che per scovare i mecenati bisogna scendere in cantina, purché sia di lusso.

Questa è l’impressione che si ha nel visitare gli spazi della cantina Antinori a Bargino nel Chianti Classico.  Il paesaggio del vino ricevuto, assunto e tramandato dalla storia si fa contemporaneo nell’architettura a forma di viticcio, che a ben vedere ricorda un tirabusciò.

L’ opera  monumentale progettata da Archea Associati al costo di 67.000.000, ospita all’interno dei suoi 49.000 mq l’ Antinori Art Project, progetto dedicato ad opere site specific,  legate ai temi importanti per la famiglia Antinori: la natura, il territorio, la tradizione e il tempo (per saperne di più http://www.antinoriartproject.it/ ).

Il contenitore incastonato sulle belle colline tra Firenze e Siena, si annovera tra “i primi dieci attrattori culturali della Toscana, registrando nell’ultimo anno scorso 40mila visitatori paganti”. Un buon apripista per una fiera  che non ha la sola funzione “di esporre oggetti o tecnologia ma anche di incontrare le persone”, come afferma su Il Giornale dell’Arte (http://www.ilgiornaledellarte.com/arteimprese/articoli/2016/4/126038.html) Guidalberto di Canossa, vicepresidente di Veronafiere.

Il bicchiere si colma con i molti – forse troppi – progetti presenti in fiera e no.

Questa è la fase più delicata cui il visitatore deve prestare la massima attenzione.  Scordiamoci la sigaretta dopo il caffè o un pranzo a base di carboidrati, figuriamoci poi un bicchiere di vino, è, infatti, durante i tre giorni di fiera che il “salotto” esplode in venticinque anticamere – altrimenti dette Eventi- e innumerevoli appuntamenti.  Un contenitore di contenuti espansi, studiati ad hoc per ogni realtà coinvolta. Ce né per tutti: sei un neofita del collezionismo?  Per te c’è Artveronatalk (pad.12), un fitto ciclo d’incontri sui temi del mercato e strategie del successo, che prevede al suo, interno l’appuntamento a cura di Adriana Polveroni. La direttrice di Exibart (con l’estrema competenza e capacità di sempre), indaga le passioni e gli impulsi che legano l’individuo all’esigenza di accumulare opere d’arte. Il dibattito intrattenuto con illustri ospiti, avrà come focus il riscatto del collezionismo quale pratica d’investimento. Del resto da sempre l’arte è andata anche dove c’è il denaro.

Sei un artista presente in fiera? Sei preoccupato di non riuscire ad avere la notorietà che ti serve? In questo caso c’è Level 0 (pad.12) il progetto coinvolge quattordici direttori di musei e istituzioni d’arte contemporanea in veste di a-talent scout. A questi il compito di individuare uno o più artisti da promuovere all’interno della loro programmazione museale.

Sei un giovane artista e vuoi incrementare la tua rete di contatti? Alchimie Culturali sono l’intesa con Bevilacqua La Masa e Confindustria Veneto che da diversi anni promuove l’interazione tra imprese del territorio Veneto e giovani artisti. Ci sono poi i premi e le acquisizioni per un ammontare di 190.000 euro, tutti a sostegno e investimento per l’arte moderna e contemporanea; e ancora incontri, sezioni, sperimentazioni, progetti editoriali, laboratori, piattaforme virtuali, insomma chi più ne ha più ne metta. L’appuntamento da un punto all’altro dei padiglioni, contempla il solo rischio di eguagliare uno speed date.

Infine, ad Andrea Bruciani il compito di mediare le esigenze del mercato e la sperimentazione di progetti liberi da ogni compromesso.

Lo storico Direttore Artistico, forte della partnership con ANGAMC – Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea- risponde alla pressione degli innumerevoli sponsor, con la stessa esperienza e conoscenza acquisita negli anni. Il primo e innovativo contest Independents muta il nome delle scorse edizioni in i7 – spazi indipendenti italini.

L’evento a cura di Cristiano Seganfreddo, vede la selezione di collettivi e associazioni alle quali è stato riservato gratuitamente uno spazio per presentare liberamente i propri progetti, costruire talk, performance e incontri aperti al pubblico. 16 sono gli spazi indipendenti ospitati in fiera, che s’interrogano sul tema della condivisione (sharing economy/sharing art).

Il veterano Raw Zone, per la terza edizione, raduna dodici realtà, italiane e internazionali, per raccontare, al pubblico e ai collezionisti, chi e cosa si sperimenta fuori dal circuito delle gallerie affermate. Alla luce della lodevole volontà di non vanificare la preziosa eredità della fiera, non si può non segnalare qualche contraddizione.

Le contraddizioni cadenzano nella scelta comunicativa in modo talora esacerbante, e a tratti rischiano di compromettere la comprensione del filo conduttore: un’enciclopedia di nomi, titoli, proposte, eventi, compone le quattro cartelle stampa che precedono la fiera. Lo stato psicotico della comunicazione online rischia di manifestarsi offline all’interno degli spazi fisici del complesso fieristico. L’idea bulimica di aumentare l’accessibilità per determinate categorie di utenti, esclude molto più di quanto non accada nel caso virtuale, nella quale la comunicazione è spesso divisa in canali paralleli che non s’incontrano. L’organizzazione così intesa appare fortemente selettiva e opposta alla soluzione di una modalità frammentata, poiché conduce a un mondo ancora più frammentato.

Marginale, ma come sempre non del tutto assente, l’internazionalità. In mezzo alle 120 gallerie che hanno scelto Verona per un dialogo fra galleristi e i collezionisti, la presenza di rappresentanza extra nazionàl-popolare è pressoché assente.  A riguardo Antonio Grulli, new entry dello staff  nel ruolo di gate keeper, giustifica la scelta nell’intervista al Sole24ore (http://www.arteconomy24.ilsole24ore.com/art/cultura-tempo-libero/2016-09-09/artverona-mette-luce-ruolo-184714.php?refresh_ce=1) giudicando il mercato internazionale come troppo avviato nella compravendita di artisti, e inoltre la qualità del’offerta italiana “non ha nulla da invidiare a quella degli altri paesi.”, un’affermazione felice di essere chiusa su se stessa, come l’idea di chi vuol rimanere nei propri confini godendo allo stesso modo dei diritti che solo l’interdipendenza globale può dare.

Infine, parlare di una fiera espansa, capace in essere di customizzare un bene mediante esatti interventi di personalizzazione, alle esigenze e alle aspettative del cliente, corre il rischio di inciampare in una politica Oligarchica che prendere tutto e niente.

Info

  • ArtVerona \Art Project Fair
  • Veronafiere | padiglioni 11 e 12
  • Da venerdì 14 a lunedì 17 Ottobre 2016
  • www.artverona.it
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Roberto D’Onorio (1979) vive e lavora a Roma. Inizia la sua carriera artistica collaborando con la cattedra di Fenomenologia delle Arti Contemporanee di Cecilia Casorati all’Accademia di Belle Arti di Roma e nel 2010 con Cecilia Canziani e Ilaria Gianni per la NOMAS Foundation. Nello stesso anno affianca Anna Cestelli Guidi in occasione della Biennale Fluxus (Auditorium Parco della Musica, Roma). Nel 2012 lavora presso la Galleria Marino di Giuseppe Marino, Roma. Dal 2013 collabora con la Galleria 291est, Roma, rivestendo i ruoli professionali di Curatore e Responsabile Management.

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