Il collettivo Sbagliato – Dalla città alla galleria con un vuoto

© Blindeyefactory_SBAGLIATO_Vertigine_Galleria Varsi

Costruire nuovi spazi attraverso l’uso critico della fotografia, intercettare nuove prospettive interpretative degli spazi urbani, aggiungere punti di vista ottici e mentali differenti alla consueta e più tradizionale fenomenologia visiva della città contemporanea diviene quindi l’imperativo di queste ultime performance figurative cui lo stesso allestimento della mostra, attraverso le sue illusioni ottiche e le diverse distorsioni percettive, pare aggiungere ulteriore vertigine”.

Con queste parole lo storico dell’architettura Giorgio Muratore descrive SBAGLIATO, collettivo di architetti e designer sulla scena artistica dal 2011. Vertigine è proprio il nome scelto dal gruppo per la mostra personale in corso nello spazio della galleria romana VARSI, sempre in prima linea nella proposta artistica del panorama legato all’arte urbana. Una mostra molto attesa e che ha generato aspettative non indifferenti tra gli addetti ai lavori e qualche critica a denti stretti, per l’utilizzo di tecniche e tematiche non usuali nel lavoro in strada di SBAGLIATO, conosciuto e apprezzato da molti. Un progetto che appare tuttavia coerente nelle premesse e negli esiti, aperti ad un approfondimento quasi intimista dello spazio con l’utilizzo di tecniche legate ad una sorta di pittoricità digitale e manualità disegnativa, che portano per un attimo a dimenticare il tradizionale utilizzo della poster art.

Ne abbiamo parlato con Chiara Pietropaoli, giovane curatrice e profonda conoscitrice del lavoro degli SBAGLIATO.

Il lavoro del collettivo SBAGLIATO, come evidenziato nel testo critico, nasce dal concetto di scarto nel senso di distanza tra ciò che è e ciò che si vorrebbe. Come si riesce a rinchiudere tutto questo in una galleria d’arte? Come nasce Vertigine?

“La galleria è il luogo del possibile, può racchiudere potenzialmente tutto. La Galleria VARSI, la cui concezione espositiva è vicina al teatro, si è dimostrata perfetta per ospitare il lavoro di SBAGLIATO. Si è trattato di organizzare pensieri e interrogativi nello spazio, sintetizzando nelle opere e nell’allestimento i principi cardine della ricerca del gruppo, senza perdere la vitalità del lavoro portato avanti in esterno. Come sai gli interventi di SBAGLIATO hanno origine nella città, luogo di azione privilegiato ma ancor prima oggetto di studio. Non intervenire in maniera diretta nel tessuto urbano non ha voluto dire perdere l’essenza della poetica del gruppo ma semmai approfondirla, ampliarne i linguaggi ed elaborarli in nuovi processi, presentando al pubblico una parte inedita del progetto. Per la natura del lavoro di SBAGLIATO il confronto con la galleria è stato più complesso, una complessità che a mio avviso si è rivelata una ricchezza. SBAGLIATO ha individuato prima di tutto i limiti dell’esperienza: l’assenza, i vincoli dello spazio, e proprio a partire dalla consapevolezza di quei limiti ha costruito Vertigine, li ha resi proficui trovando soluzioni creative che potessero trarne vantaggio da essi. Basta guardare l’installazione principale: una prospettiva rovesciata di una tromba di scala che ha moltiplicato lo spazio della galleria all’infinito. Molti si chiedono come artisti che lavorano nello spazio pubblico riescano a confrontarsi con spazi chiusi, altri si aspettano di trovare ciò che vedono in esterno anche in galleria. E’ curioso come questa convinzione, per me pericolosa, sia tanto diffusa visto che spesso rappresenta un ostacolo alla comprensione della ricerca degli artisti. Io ritengo invece che un pensiero non abbia una forma sola e possa travalicare il luogo. Il lavoro della galleria e del curatore dovrebbero andare in questa direzione, intuire le potenzialità del pensiero degli artisti e avere la capacità di accompagnarli a guardare oltre.”

Come hai vissuto la curatela di un progetto dalla spiccata configurazione mentale e speculativa? Cosa vuol dire lavorare con gli SBAGLIATO?

“Sono molto legata al progetto SBAGLIATO, conosco il gruppo dagli esordi perché abbiamo lavorato insieme in diverse occasioni e il coinvolgimento è stato totale. Ho vissuto Vertigine con grande entusiasmo e con me tutto lo staff della Galleria VARSI. Lavorare con SBAGLIATO significa conoscere altri mondi e altre dimensioni. Il periodo di preparazione della mostra, durato all’incirca un anno, è stato intenso ed estremamente ricco di riflessioni. In questo percorso grandi uomini ci hanno accompagnato: Kafka, Lacan, Heidegger, solo per fare alcuni nomi; i dibattiti sulle possibilità del labirinto e della sfera percettiva, sul ruolo del vuoto e dell’abisso hanno aperto vie a ritroso che ci hanno condotto all’origine, ai nostri istinti primordiali, al bisogno innato di elevarsi. SBAGLIATO ha scelto di raccontare la propria ricerca attraverso un elemento architettonico primario dalla forte simbologia: la scala.”

Cos’è la la città per gli SBAGLIATO, secondo te? E l’architettura? Cosa invece l’espressione artistica?

“Credo che per SBAGLIATO la città rappresenti un labirinto di possibilità. L’architettura è il linguaggio scelto per esprimerle, in quanto universalmente riconosciuto. L’espressione artistica invece sente il dovere di metterle in luce e di farci riflettere, genera in noi domande. Possibilità nascono e muoiono sui muri, cancellate dal tempo, come succede nella vita in fondo. In un primo momento tra i titoli in ballo per la mostra c’era proprio Chance.

Luoghi, scale, interrogativi e nomi di persona. Ci racconti gli ingredienti di una narrazione sbagliata?

“La narrazione sbagliata è un dialogo intimo tra due voci: l’uomo e l’architettura. Le storie che ne scaturiscono sono infinite, SBAGLIATO è il punto di vista. Come hai notato la serie di opere fotografiche presentate in mostra portano nomi di persona: Giovanni, Mica, Pietro etc. Questa scelta è stata dettata dalla volontà di suggerire diversi modi di abitare lo spazio.”

Quanto è importante il concetto di vuoto in questa mostra? E qual è in questo caso lo spazio differente o eterotropia verso cui gli SBAGLIATO ci vogliono condurre?

“L’intenzione di SBAGLIATO è stata proprio quella di occupare gli spazi della galleria VARSI con il vuoto. Un intento paradossale, proprio come il lavoro del gruppo. Da qui il titolo della mostra perché è attraverso la Vertigine che si riesce a sentire il vuoto, a farne esperienza e indagare le possibilità che il contatto con esso può offrire all’uomo. Nel caso di Vertigine non credo sia esatto parlare di eterotopia, riconduco il concetto foucaultiano al lavoro di SBAGLIATO nello spazio pubblico. Trattandosi questa volta di un confronto con quello che potremmo chiamare uno spazio zero e data la natura straniante della mostra, penso che l’azione in galleria sia più vicina a quella che i greci chiamavano atopia. SBAGLIATO ci ha condotto fuori dal luogo reale, oltre l’ovvio.”

Con la vertigine il vuoto diviene non solo possibile ma addirittura accessibile. Davanti a tale consapevolezza luomo vacilla, oscilla. I limiti, insopportabili, si fanno sfocati, ad ogni passo più labili. La perdita di coscienza minaccia il controllo. Crepe si aprono nelle certezze e divengono voragini nellovvio, permettono di varcarne la soglia.
Possiamo allora scegliere di andare oltre, attraversare il vuoto e percorrerlo fino alla vetta, allinfinito: elevarci; rimanere paralizzati, nella zona di sospensione tra lignoto e il consueto, sorretti dalla ragione o calarci nel buco nero, in profondità. Possiamo cedere al richiamo dellalienazione e fuggire o abbandonarci allistinto della vertigine e saltare.
Chiara Pietropaoli 

  Info mostra

  • VERTIGINE
  • dal 14 ottobre al 13 novembre 2016
  • Galleria VARSI
  • Via di San Salvatore in Campo, 51 – 00186 Roma
  • Orario: mar-sab 12-20, dom 15-20
  • Info: tel 06/68309410
  • info@galleriavarsi.it   www.galleriavarsi.it
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Comunicatrice estetica e museale, segue con interesse i fermenti artistici dell’arte urbana e dell’arte contemporanea. Scrive per i portali web art a part of cult(ure) ed Exibart realizzando recensioni, interviste e articoli di approfondimento. Ha lavorato per artisti, gallerie e festival per le fasi di ideazione, progettazione e realizzazione degli eventi artistici. Negli studi di formazione come architetto si è concentrata sui focus della storia dell’arte, estetica e allestimento museale. E’ impegnata nella realizzazione di un innovativo portale dedicato all’arte e nell’organizzazione del festival Memorie Urbane.

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