Artissima è una Fiera fiera di sé. Tra oneri e onori dagli anni ’80 ad oggi.

Raha Raissnia - AB_ANBAR di Teheran. Main Section

Nel 1989 a Sanremo il cantautore Raf interpretava Cosa resterà di questi anni ‘80: il  ritornello omonimo diventerà poi simbolo di un decennio bistrattato dalla storia, in cui l’intenzione politica legata ai cambiamenti economici e sociali, aveva il solo scopo di tener segreta la propria volontà. Questa volta il compito di scattare la fotografia – sul panorama fieristico, almeno –  è affidato alla  sempre contemporanea  Artissima (in calendario dal 4 al 6 novembre all’Oval di Torino), oggi al centro delle polemiche legate alle future edizioni. Sembra, infatti, che il quesito del ragazzo in blu jeans, che al meglio raccoglieva i tratti caratteristici di un decennio poco prima del suo tramonto, torni per interrogare la kermesse, seconda solo a Miart per internazionalità e numeri.

Che cosa è Artissima oggi, lo confermano la coerenza e lo spirito d’innovazione che da sempre ha contraddistinto la fiera più illuminata del palcoscenico italiano. I numeri sono sempre da capogiro: 193 gallerie di cui 34 internazionali, sono la mole che compone le sette sezioni ancora una volta dirette da Sara Cosulich, al suo ultimo mandato. Anche quest’anno ritroviamo la main section, dove le gallerie storiche si collocano, posizione che favorisce Lia Rumma di Napoli, che sembra suggerire con la scritta al neon Vogliamo Tutto di Alfredo Jaar, lo spirito di questa Torino bulimica di eventi  e controeventi irrinunciabili; Dialogue, riservata a gallerie emergenti o sperimentali che presentano stand monografici di due o più artisti posti a confronto;

New Entries per le gallerie con meno di cinque anni di attività alle spalle, tra queste spicca AB/ANBAR di Teheran con i lavori pittorici di Avish Khebrehzadeh e le diapositive in loop di Raha Raissnia, entrambe impegnate in una realtà che brucia la memoria di chi la vive; art editions, dove trovano spazio gallerie specializzate in edizioni e multipli d’artista, e ancora le due delle tre sezioni complementari affidate a curatori e direttori di musei; Present Future, concentrato nello sviluppo di artisti emergenti; Per4m oggi più incisiva che mai nel creare una spinta propulsiva di sperimentazione e consolidamento della performance dal mercato degli anni ’80, nel quale l’arte non lottava più e il benessere finanziario degli all’ora trentenni favoriva la produzioni di oggetti o residui biografici, oggi fortunatamente sostituiti da un bene più grande: quello di creare comunità e inclusione, come da sempre ci dimostra la nostra straordinaria Marinella Senatore.

Raha Raissnia - AB_ANBAR di Teheran. Main Section
Raha Raissnia – AB_ANBAR di Teheran. Main Section

Rosa, Donna è Artissima, da sempre feconda, che quest’anno stravolge definitivamente l’arena dell’Oval con In Mostra, esposizione museale alle costole degli stand fieristici. Corpo Gesto e Postura è il tema che racchiude nell’anello presente in fiera i prestiti delle istituzioni d’arte di Torino e della sua regione. Modo che permette il recupero del patrimonio e l’aumento del valore nominale delle opere esposte.

Viene da chiedersi davanti a tanta eccellenza, come ci siamo arrivati?

Nasce dal sogno di Roberto Casiraghi nel 1982, l’idea di una fiera-satellite, capace di accogliere le esigenze di un pubblico vittima di quegli anni, quando la caduta delle ideologie, l’avanzata neoliberista e la crisi del sogno socialista stavano creando una cultura individualista in un benessere effimero. Uomo gioviale, sempre con l’amico sigaro stretto tra l’indice e l’anulare, egli approda al contemporaneo nel 1994, dopo una ricerca nomade, fatta di allestimenti , mostre in spazi pubblici e altre fiere (per la maggior parte di arte antica). Imprenditore per scelta, pioniere per necessità, fa proprie le esperienze internazionali e gli insegnamenti della neonata ArtFirst di Bologna, disseminando nel tessuto urbano di Torino, offerte parallele, fatte di eventi collaterali, tavole rotonde e appuntamenti off. La nuova geografia da subito mette in crisi il fruitore, che si fa esso stesso  spettatore city trotter, passando da uno stimolo all’atro, da uno spazio e l’altro, disgregando il suo tempo libero nelle molteplici scelte indotte e adattate alle esigenze di un pubblico sempre più vasto. Il celebre motto Dio è morto di Friedrich Nietzsche, torna vivo nel sostituire alla verità la strategia che tutto customizza. Uno show, dichiarerà in seguito Roberto Casiraghi, in competizione con se stesso, al punto tale da tradire la neonata manifestazione con la direzione di The Others, la contro-fiera dedicata alle gallerie emergenti, centri no profit, spazi espositivi, fondazioni e artist-run spaces. Superato il regno della contro-informazione suicida del successore alla carica Andrea Bellini, lo spirito visionario del padre di Artissima viene recuperato nelle successive edizioni dirette da Francesco Manacorda, ora alla Tate di Liverpool.  Appena 36enne, con in tasca un curriculum da curatore internazionale, entra nel 2010 al timone dell’Oval , stravolgendo lo spazio con un preciso progetto:  coniugare la narrazione artistica alla possibilità di contaminazioni, come egli stesso afferma su Expoarte (3 novembre 2010):

Era mia intenzione sin dall’inizio avere contenitori nei contenitori (fisicamente o concettualmente) ma certo l’Oval ha ispirato quest’intenzione, offrendo spazio in più per realizzare un grande progetto-proposta per un museo sperimentale del futuro”.

Nell’ottica del curatore, l’architettura è la derivazione per sconfinare tra i generi, tra gli artisti, tra le dimensioni delle opere e i materiali. Da qui in poi tutto è valido, tutto è possibile, assimilato oggi nella strategia dell’arte come affermato dalla V edizione della neonata Frize Maters di Londra (appena conclusa lo scorso 9 ottobre) o come testimoniato a casa nostra dal nuovo allestimento delle sale GNAM a cura di Cristina Collu, odiata e amata direttrice, sommersa dal dibattito populista che ha invaso la natura filologica dell’intellettuale romano.

Babak Golkar per Amrani_MAdrid
Babak Golkar per Amrani_MAdrid

Al pensiero pioneristico dei suoi predecessori si rivolgeva la riflessione del direttore partenopeo, sempre impeccabile negli outfit dal taglio inglese, a lui dobbiamo le novità orientate al mercato e al pubblico, ora icone nella ventitreesima edizione. Tra queste ritroviamo:  Back to the Future,  terza ed ultima sezione vagliata da una equipe di esperti, dedicata ai  grandi nomi dell’avanguardia; un’operazione di riscoperta che al contempo mira ad allargare il pool di collezionisti italiani e internazionali interessati ad Artissima, attraverso un’offerta ragionata di opere recenti e storicizzate, in questi tre giorni affidata agli stand monografici di artisti attivi negli anni ’70, ’80 e ’90. L’eredità tona nelle novità come pure nella  galassia di appuntamenti ed eventi a cui tutta la città fa eco ogni anno ad Artissima.  Paratissima, Flashback, lo stesso The Others e il nuovo festival Nesxt, solo per citare qualche nome, sono eventi testimoni di una storia vivace croccante, ma se il quadro così descritto sembra positivo, in realtà manifesta pericolose contraddizioni.

Se la città è l’identificazione e l’identità dell’abitante, l’uso degli spazi nei quali le cose si replicano fino all’infinito, corre il  rischio di diventare una megalopoli incapace di dialogare con le realtà circostanti.  Forse bisogna domandarsi se Torino, essendo una piccola realtà, sia capace di diventare una metropoli capace in essere di creare differenze tra un luogo e un altro. Su questi temi, forse non è del tutto sbagliata l’idea di un bando aperto all’internazionalità per il prossimo direttore di Artissima, piuttosto che favorire le «eccellenze» di casa nostra.  Infine adottare dei tempi così stretti per una fiera così espansa, sottovaluta il valore di tali interventi divulgativi in favore della solita esclusività di chi può permettersi, quello che i francesi chiama loisir.

Website | + ARTICOLI

Roberto D’Onorio (1979) vive e lavora a Roma. Inizia la sua carriera artistica collaborando con la cattedra di Fenomenologia delle Arti Contemporanee di Cecilia Casorati all’Accademia di Belle Arti di Roma e nel 2010 con Cecilia Canziani e Ilaria Gianni per la NOMAS Foundation. Nello stesso anno affianca Anna Cestelli Guidi in occasione della Biennale Fluxus (Auditorium Parco della Musica, Roma). Nel 2012 lavora presso la Galleria Marino di Giuseppe Marino, Roma. Dal 2013 collabora con la Galleria 291est, Roma, rivestendo i ruoli professionali di Curatore e Responsabile Management.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.