Le Domeniche al Museo

Ostia antica. Thermopolium nel caseggiato del Thermopolium

Tra le plaghe del vivere quotidiano la domenica è il giorno consacrato al consumo: le famiglie, finalmente riunite, passeggiano in centri commerciali edificati fuori dalle mura o in centri cittadini riqualificati a mò di gallerie commerciali. I piani si confondono nel comune divisore del passeggiare spendendo. E con l’avvicinarsi del Natale, questo ritmo diventa davvero frenetico.

Il MiBACT (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) contropropone la passeggiata museale: le masse sono poste al bivio per l’intrattenimento del giorno festivo. La misura è tesa a garantire il diritto di partecipare del patrimonio artistico, declinato sempre più come bene culturale, qualche volta come paesaggio. I recenti movimenti tellurici riportano in primo piano per entrambi la fragilità come comune denominatore. L’uno partecipa dell’altro, non solo nell’articolo 9 della Costituzione.

In applicazione della norma del decreto Franceschini, in vigore dal primo luglio 2014, #DomenicalMuseo è la giornata in cui tutti i musei e le aree archeologiche statali sono visitabili gratuitamente: ogni prima domenica del mese non si paga il biglietto per visitare monumenti, musei, gallerie, scavi archeologici, parchi e giardini monumentali dello Stato (consultabili al seguente link www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Eventi/visualizza_asset.html_309444232.html).

Le campagne di sensibilizzazione del ministero premiano così la logica dei grandi numeri tradotta nel contare più ticket possibili vidimati. Una misura che sa di importazione, quasi uno scimmiottare la predisposizione britannica al cultural heritage, quasi un palliativo per ridurre la documentabile distanza culturale tra pubblico e beni culturali. La forza social di queste iniziative sta tutta in un hashtag tanto necessariamente seriale quanto volutamente incipitario: in questa misura è da annusare il tentativo di conciliazione nella comunicazione con le masse.

Un processo di lunga durata tanto storico quanto legislativo ha determinato lo stato delle cose presenti ché il patrimonio possa essere considerato come luogo comune di pubblica godibilità. Eppure, le masse partecipano dell’opera in modo che la separazione, e non la relazione, produca il rapporto di fruizione, funzionalizzando il patrimonio come un altro da sé che non la propria memoria. Con buona pace del riconoscervi valori, simboli, storia ed abitudini che ci legano e ci rendono membri di una stessa comunità.

Contrappunto dialettico invece diventa la voglia di appropriarsene mediante una immagine: il patrimonio diventa un vero e proprio set fotografico dall’indiscutibile appeal. In altre parole, la lontananza nella memoria è proporzionale alla vicinanza nell’immagine. Così da rendere l’esperienza privata pubblicata.

Fa notare il Ministro:

“La prima domenica del mese è ormai un appuntamento fisso dei cittadini con il proprio patrimonio culturale, una grande festa per le famiglie. Dal Colosseo a Pompei a Ostia antica a villa Adriana  questa edizione è segnata dal grande successo dei luoghi dell’archeologia”.

In effetti, basta partecipare dell’iniziativa per toccarne con mano il suo successo: fiotti di persone si organizzano per passare la domenica in modo diverso, incoraggiati anche dal successo dell’appuntamento con la cultura. E si assapora per bene il retrogusto dell’intrattenimento negli implacabili commenti che accompagnano la visita. Restare in silenzio è veramente impossibile; dire qualcosa, meglio se  dissacrante, aiuta a sentirsi vicini a quanto si ha lì, di fronte.

Comitive e famiglie, coppie e studenti, turisti stranieri e badanti est europee. Da un lato il pubblico, dall’altro i lavoratori. Aumenta il disagio per chi invece in questi posti presta servizio, la cui attenzione deve moltiplicarsi per il numero di passeggiatori della domenica. Alle volte si risponde chiudendo alcune aree così da controllare meglio i visitatori, convinti che alla massa vada bene tutto. Tanto è gratis.

La penisola dunque riscopre il suo potenziale con queste cattedrali nel calendario. La logica dell’evento, premiata dal consenso popolare, si fa appuntamento incoraggiando misure affini, quali la recente #cinema2day. Tutto questo per favorire le masse nel ridurre le distanze con luoghi sempre più a rischio partecipativo data la crescente offerta di intrattenimento domestico. Allora, la risposta sembra essere rifunzionalizzare l’esterno a mò di casa propria. Quasi ad avvertire l’eco della lucida scheggia testuale benjaminiana.

Case di sogno della collettività: passages, giardini d’inverno, panorami, fabbriche, musei delle cere, casinò, stazioni. [L 1, 3].

+ ARTICOLI

Antonio Mastrogiacomo vive e lavora tra Napoli e Reggio Calabria. Ha insegnato materie di indirizzo storico musicologico presso il Dipartimento di Nuovi Linguaggi e Tecnologie Musicali del Conservatorio Nicola Sala di Benevento e del Conservatorio Tito Schipa di Lecce. Ha pubblicato “Suonerie” (CD, 2017), “Glicine” (DVD, 2018) per Setola di Maiale. Giornalista pubblicista, dal 2017 è direttore della rivista scientifica (Area 11 - Anvur) «d.a.t. [divulgazioneaudiotestuale]»; ha curato Utopia dell’ascolto. Intorno alla musica di Walter Branchi (il Sileno, 2020), insieme a Daniela Tortora Componere Meridiano. A confronto con l'esperienza di Enrico Renna (il Sileno, 2023) ed è autore di Cantami o Curva (Armando Editore, 2021). È titolare della cattedra di Pedagogia e Didattica dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.