Più Libri Più Liberi 2016 #16. Storie senza tempo nell’ordine dell’alfabeto

Gon

Un nuovo canone disegnato della filosofia; Destini straordinari del XX° secolo; Hollywood sul Tevere; Vita morte e miracoli di Saro Balsamo. Da questi titoli, raggruppati in tre ore di incontri con gli autori alla Fiera Nazionale della piccola e media editoria di Roma ho ricavato subito un assunto che con il nuovo ed attuale non ha nulla a che vedere: “Sono ormai ripetizioni”. Ma non è forse il remake il leitmotiv della nostra storia recente ?

Infatti L’albero della filosofia (Ed. di Atlantide) ha permesso ad Antonio Gnoli e Marco Filoni con un manifesto d’artista di Emiliano Maggi di ripassare 250 opere della filosofia occidentale, viste con gli occhi di alti esperti, ma pur sempre con la voglia di dare un canone se non nuovo diverso da quello di tutti gli altri, attraverso il gioco ovviamente scoperto delle presenze e delle assenze.

Passando ai Destini straordinari del XX secolo (Greco & Greco Ed.) dell’ex diplomatico Domenico Vecchione, e sentendo rivisitare Lawrence d’Arabia, Edmond Hillary, Ernest Hemingway, Evita Peron, e Golda Meir (tra gli altri 20) si è scoperto in più di che tempra di ferro erano fatti, quanto la loro ingrata infanzia li abbia condizionati e le megalomanie da rigetto di una vita normale. Niente di più che storie avventurose e melanconiche da letteratura ottocento. L’inglese Lawrence soffriva di un complesso da figlio illegittimo, sapeva travestirsi da arabo e cercava la leggenda e la morte sempre ed ovunque. Il neozelandese Hillary voleva superare le sue difficoltà familiari e fisiche. Aveva acquisito con il padre intransigente e manesco una straordinaria resistenza e andava scalzo e senza cappotto per povertà ed orgoglio. Ernest Hemingway, l’uomo del fronte, colui che cercava l’adrenalina nelle guerre (sul Piave, in Anatolia, Spagna e nello sbarco in Normandia), in Africa nelle caccia, nella pesca d’alto mare e nelle corride. Come Antoine Saint Exupery che cercava dosi di adrenalina nel volo avventuroso fino al suo ultimo tragico nel mediterraneo del 1944. Eva Duarte Peron, con la sua incredibile breve vita (33 anni) ed ascesa da cabarettista a First Lady, idolatrata da un continente intero. Ma con una legge che porta il suo nome per la parità dei diritti delle donne. E Golda Meir la donna che riuscì a creare lo Stato di Israele e lo difese contro 5 stati Arabi con la sua diplomazia.

Goffredo Fofi ha presentato i nostri favolosi anni ’70. Con le città in mano ai giovani ed i venti di avanguardia ovunque. La grande vivacità della nostra cultura e le aperture verso Francia, Inghilterra ed America. Ha parlato del momento di grazia del cinema italiano immenso, popolare e ricco, di cui rende conto il libro di Giuseppe Sansonna Storie scellerate di cinema italiano (Minimum Fax). C’è dentro –ha detto l’autore – la storia del trasformismo di Alighiero Noschese, passato anche alla P2, la bravura teatrale e cinematografica del povero senza pensione Salvo Randone. La creatività e l’inventiva di Carmelo Bene, uno dei migliori autori italiani (soprattutto per quanto riguarda le parti sonore teatrali), insieme ad Elio Petri. Franco Maresco il continuatore di una mediocrità e miseria italiana che sfocia nella sensazione di morte. Con la borghesia italiana – ha aggiunto Fofi – che attraverso Fellini, Visconti, Bene, la commedia all’italiana di Monicelli e Risi, che la rappresentava, era ispirata ad uscire dal suo guscio, a capire anche le sottigliezze. Con la rottura di tutte le barriere sociali, senza più identità culturali prefissate. Ma poi ci sono le storie scellerate – ha detto l’autore – tra cui la triste storia dell’angelica tenebrosa Tina Aumont tossicodipendente. La cattiveria di Gualtiero Iacopetti, figlio degenere di Curzio Malaparte ed Indro Montanelli, che si inventava la crudeltà e l’orrore (Africa addio o la Settimana Incom), i fratelli Volontè troppo politicizzati e poco presenti, Sergio Citti e Pasolini e tutti gli altri finiti male, compreso il produttore Goffredo Lombardo, fallito per le manie costose di Visconti ed i kolossal stile americano (Sodoma e Gomorra).

Per Porno di carta Giampiero Mughini ha parlato, a ruota libera, di un momento storico importante per l’Italia in cui si è sdoganato dalla censura un segmento fotografico letterario in America già fiorente: il genere erotico e pornografico. Per Mughini in Italia c’è sempre stata una ipocrisia bigotta ed il popolo è miserabile nella sua ambivalenza. I magazine inglesi insegnavano 24 posizioni mentre noi eravamo appena a due e se il corpo di un uomo ed una donna si incastrano è una gran cosa. Fortunatamente Gianni Passavini, l’autore di Vita, morte e miracoli di Saro Balsamo, l’uomo che diede l’hardcore all’italia (Iacobelli editore) ha messo a fuoco il momento storico in cui riviste che si occupavano anche di politica (Men) attaccavano il malaffare e le mafie (il caso Petrucci a Roma, il caso De Mauro) con le censure feroci dei poteri. Saro Balsamo e poi la moglie Adelina Tattilo capirono che il nudo tirava e cambiarono stile sempre perseguiti dalla censura. Balsamo ebbe problemi giudiziari e delegò i poteri a dei prestanome. Poi lasciò l’Italia ed il posto di comando alla moglie che proseguì la strada dell’erotismo. Tornato con una amante sposata in Messico, picchiò la moglie che lo aveva scippato legalmente di tutte le riviste. Ricominciò a Milano con Le Ore, ma intanto non condannavano più le riviste con immagini erotiche anche con atti sessuali completi. Quindi cominciò a stampare una gran mole di giornali pornografici (circa 100) e fece una fortuna. Passò alle videocassette e poi in una discesa vertiginosa ai DVD. Ma agli inizi degli anni ’90 c’era già la televisione che spogliava le veline e quant’altro. E arrivava il porno in internet. Balsamo con un tenore di vita magico (aerei, ville ecc.) a 70 anni fallì ancora. Morì nel 2005.

Ora vorrei scrivere su quello che ha detto di nuovo e di attuale un autore portoghese, Gonçalo Tavares nel libro Matteo ha perso il lavoro (Nottetempo). Il romanzo ha 24 personaggi che come un domino cadono tutti uno sull’altro, innescando storie diverse. Un racconto fatto di incroci e combinazioni in una struttura guidata dalla circolarità in cui estro ed ordine caos e sistema cercano una misura comune. I capitoli sono intitolati con i nomi dei personaggi in ordine alfabetico fino ad M (che è poi il disoccupato Matteo). L’autore ha detto che è sufficiente mettere l’assurdo, il confuso in ordine alfabetico perché trovi una sua razionalità. L’alfabeto sembra calmare le ansie delle persone e mettere un ordine interno. Tavares entra dentro il racconto e si fa guidare dai personaggi finché ognuno di loro non lascia lo spazio che occupa l’altro. Ma quello che garantisce che l’autore non ha subito devianze nel suo percorso, rimanendo sempre razionale, (anche se immerso in una fantasia Calviniana o Borgesiana) è la Postfazione, che spiega, a modo suo, tutti i capitoli. È la parte più intensa del libro, perché è la letteratura che pensa se stessa. Nel momento in cui nel mondo – ha detto – si è sostituito il pensiero con l’immagine e la fotografia ha sostituito 2+2 = 4. Nel momento in cui la televisione, internet ed i media hanno sostituito il pensiero e le argomentazioni, si possono solo ripetere le conclusioni, che è quello che ci arriva in immagini. La cosa più pericolosa poi – ha aggiunto – è la velocità delle immagini. Se rapidamente si ottengono più nozioni, anche la censura funziona meglio per effetto della velocità. Per non far capire si accelera e così si censura il pensiero. La razionalità ha bisogno di lentezza e di ordine. Ricominciamo dall’alfabeto come elemento aleatorio che da un ordine che ci sembra sensato. L’alfabeto può rappresentare la salvezza (la mia lettera è passata), la condanna (sono io) o la minaccia sospesa (la mia lettera non è ancora arrivata).

Tutto ciò fa pensare alle interrogazioni a scuola od ai forni crematori nei lager.

 

 

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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