Valutazioni a freddo sul Grande Progetto Pompei per Tutti e qualcosa che non va

attraversamento per disabili

Un cantiere durato 17 mesi, con una sessantina di operatori tra archeologi, restauratori, operai e maestranze specializzate, scavi archeologici che hanno restituito oltre 2500 reperti: queste sono alcune delle cifre di Pompei per tutti, una realizzazione che fa parte del Grande Progetto Pompei e che ha reso disponibile e aperto, per un tratto consistente, un luogo che per lungo tempo è stato negato ai disabili, alle persone con difficoltà motorie, anche temporanee, alle famiglie con bambini piccoli e alle persone anziane.
Il progetto Pompei per tutti rappresenta un primo passaggio nella giusta direzione della tutela e dell’accessibilità: il tratto facilitato di visita, inaugurato venerdì 2 dicembre e ora percorribile, è di circa 3 km e tocca alcuni tra i principali luoghi di interesse della città, snodandosi lungo l’asse principale, via dell’Abbondanza, con passerelle, grate e accorgimenti tecnici che consentono l’attraversamento delle strade, prima reso impossibile dalla disposizione del basolato, decisamente impraticabile per le sedie a rotelle o per i passeggini.

L’inaugurazione ha visto la presenza del ministro Dario Franceschini, del Direttore generale della Soprintendenza di Pompei, Massimo Osanna e del Direttore Generale del Grande Progetto Pompei, il Generale Luigi Curatoli.
Ma i partecipanti verso i quali era rivolta maggiormente l’attenzione della stampa erano proprio i disabili, in particolare gli atleti del GSPD (Gruppo Sportivo Paralimpico Difesa). Per uno di loro, il Maresciallo Loreto Di Loreto, militare paracadutista divenuto disabile a seguito di un incidente in Afghanistan, era la prima visita in assoluto a Pompei (“Dovevo cadere per avere l’occasione di venire a visitarla” ha detto, con un’ironia tinta d’amarezza).
La risistemazione, il restauro e gli interventi eseguiti per rendere possibile la fruizione ai portatori di disabilità rappresentano senz’altro un segnale positivo del quale non si può non rallegrarsi, Ministro Franceschini in primis, che ha dichiarato con una certa soddisfazione>

“La prima volta che sono venuto da ministro c’era la Pompei che faceva notizia per i crolli, adesso a crollare a Pompei sono le barriere architettoniche” 

Tuttavia alcune considerazioni vanno fatte: i disabili visivi non hanno ancora la possibilità di muoversi autonomamente, come ha avuto modo di dichiarare Luigi Montanaro della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, che definisce il risultato buono, ma parziale; le grate a copertura, collocate all’interno di alcuni ambienti, hanno consentito il passaggio delle carrozzine, ma nascondono in buona parte i mosaici pavimentali; inoltre, a fronte di alcuni ambienti restaurati in tempi recentissimi (come ad esempio la domus dei mosaici geometrici, nel vicolo di Championnet), svariati vicoli ancora inaccessibili, gli edifici puntellati e le numerose impalcature denunciano cantieri da completare.
Non è mancata a Pompei una problematica diffusa in ambiti che prevedono una multidisciplinarietà di operatori: la divisione in compartimenti stagni tra le varie figure professionali; accade così, purtroppo, che archeologi, architetti, storici dell’arte, restauratori, tecnici e maestranze spesso si trovino a condividere lo stesso cantiere senza dialogare tra loro.
Infine, un breve cenno alla mostra Mitoraj a Pompei inaugurata a maggio e visitabile fino all’8 gennaio 2017: trenta sculture in bronzo dell’artista polacco recentemente scomparso, inserite nello spazio monumentale, opere che interagiscono in modo suggestivo con le strutture antiche. L’impatto sorprende dal punto di vista emozionale, generando un effetto affascinante, ma che talvolta rischia di essere ingannevole: non tutti i visitatori sono consapevoli di trovarsi di fronte a sculture di un artista contemporaneo, un equivoco frequente nonostante la presenza diffusa di pannelli e didascalie.

Nel corso dell’inaugurazione, durante la visita del Ministro, operai, muratori e restauratrici si sono mescolati alla stampa e al pubblico, giustamente orgogliosi di essere riconosciuti attraverso le loro tute da lavoro, ma, finito il clamore dei fotografi e delle telecamere, alcuni sono rientrati nei cantieri di restauro, altri sono tornati al lavoro con i pennelli per ritoccare i numeri civici, alcuni dei quali risalgono addirittura agli scavi ottocenteschi, quando Pompei fu divisa in Regioni e Insulae; prima di salutarci, hanno lasciato cadere una riflessione, niente affatto polemica, ma disarmante nella sua semplicità: questi interventi potevano essere fatti nel corso degli anni passati, perché non sono state fatte assunzioni? Perché si è lasciato che l’incuria danneggiasse un sito unico al mondo?
Pompei, forse occorre ribadirlo, è un sito definito dall’UNESCO patrimonio dell’umanità e, assieme agli altri siti archeologici dell’area vesuviana, Ercolano, Stabiae, Boscoreale e Oplontis, ha rivestito e riveste tuttora un ruolo importantissimo ai fini della ricostruzione della storia antica. Trattandosi di luoghi sigillati per secoli dall’eruzione del 79 d.C., poter ritrovare intatta la realtà quotidiana di 2000 anni fa, poter ricostruire gli istanti tragici di una catastrofe naturale si è rivelato preziosissimo per storici, archeologi, vulcanologi. Un’eruzione che ha seppellito, oltre agli oggetti, alle abitazioni più o meno ricche e agli edifici pubblici, anche le esistenze di individui comuni: medici, intagliatori di gemme, gestori di botteghe, schiavi, mercanti, donne incinte, bambini. Dati fondamentali non solo per studiosi e appassionati, un patrimonio ricchissimo che è indispensabile tutelare, beni di altissimo pregio che solo una miopia inspiegabile, anche in termini di valutazione di potenzialità economiche, ha spinto negli anni passati a trascurare colpevolmente; non resta che augurarsi che, nelle intenzioni e nei fatti, questa virtuosa inversione di tendenza perduri a lungo. A prescindere dall’avvicendarsi delle cariche istituzionali e politiche al MIBACT come nelle Soprintendenze.

Una narrazione a caldo http://www.artapartofculture.net/2016/12/02/pompei-si-dota-del-piu-grande-itinerario-facilitato-di-visita-ad-unarea-archeologica-in-italia/

Altre info: www.beniculturali.it

Contatti: Ufficio Stampa MiBACT ufficiostampa@beniculturali.it

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Maria Arcidiacono Archeologa e storica dell'arte, collabora con quotidiani e riviste. Attualmente si occupa, presso una casa editrice, di un progetto editoriale riguardante il patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell'Interno.

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