Non cercare l’uomo capra. Irene Chias. Dell’incontro con la diversità

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Ci sono molti modi per raccontare l’incontro con la diversità, con l’altro/a, con quello che la nostra cultura considera diverso, alieno, lontano, opposto, contrario, esotico. Irene Chias non si fa problemi a cercare di usarli tutti, nel suo Non cercare luomo capra (Laurana Editore). In questo romanzo s’incontrano molti corpi, e non sempre riescono a incontrarsi piacevolmente. Ciascuno di essi porta con sé altro (la parola, un sedere grosso, uno stereotipo) ed è ogni volta una scommessa riuscire a prescindere da ciò che non è corpo per conoscerlo davvero. Ci sono anche incontri di storie molto diverse tra loro, per censo, geografia, cultura, linguaggi diversi nati e sviluppati altrove; ogni storia porta con sé i suoi nomi, e dato che nominare significa far esistere, in questo romanzo esistono moltissime persone diverse con le loro storie – com’è giusto che sia in un romanzo. Per ogni persona c’è una lingua, e nella lingua un linguaggio: Non cercare luomo capra fa coesistere molti linguaggi diversi, senza sforzarsi troppo di superare le eventuali differenze la rispettandole tutte. Veniamo così a sapere risposte molto importanti, ma soprattutto domande molto più interessanti delle risposte: «Cosa ci fa essere una umanità?», oppure «Cos’è viaggiare?».

Un conto è studiare l’altro/a, cercare di capire, sforzarsi di immaginare; una cosa completamente diversa è parlarci, mettere sul tavolo le parole di ciascuno, mescolarle e provare a tornarsene a casa con qualcosa di proprio e qualcosa di altrui. Irene Chias mostra di saperlo molto bene, perché le relazioni che hanno tra loro i personaggi possono anche essere considerate dei fraintendimenti continui; eppure temi, argomenti e parole passano dall’uno all’altro, da un continente all’altro – sì, perché si parla anche di viaggi e di continenti, di Afriche soprattutto, ma anche di amiche che in una di quelle Afriche continuano a essere sorelle, e di bicchierini da tè che valgono più del nome giusto al proprio paese d’origine.

«Ogni romanzo dice al lettore: “le cose sono più complicate di quanto tu pensi”», ha scritto un grande romanziere, e in Non cercare luomo capra è la stessa protagonista che non ne fa mistero; e con questa complicazione, che né il sesso né il matrimonio riesce a semplificare, ci si può anche divertire: «Perché il tuo percorso lo hai già tracciato, qualche obiettivo, anche minimo, lo hai necessariamente raggiunto, il mondo in qualche misura ti ha rimandato un’idea di te. E adesso è arrivato il momento di tradirla». In anni – forse decenni – nei quali capita raramente di trovare romanzi che non rientrino, in maniere più o meno originali, nel cliché del bildungsroman – il romanzo di formazione nel quale il protagonista compie un percorso di crescita da uno stato giovane, grezzo, ingenuo a uno più maturo – fa piacere incontrare un romanzo che si dedica esplicitamente a comprendere cosa fare una volta che questa (cosiddetta) maturità sia raggiunta.

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Lorenzo Gasparrini Dottore di ricerca in Estetica, dopo anni di attività universitaria a Roma, Ascoli, Narni in filosofia, scienze della formazione, informatica, ora è editor per un editore scientifico internazionale. Attivista antisessista, blogger compulsivo, ciclista assiduo, interessato a tutti gli usi e costumi del linguaggio.

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