A Palazzo Massimo Archaeology & me. Pensare l’archeologia nell’Europa contemporanea

E’ stata inaugurata da pochi giorni nella sede del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo la mostra Archaeology & me. Pensare l’archeologia nell’Europa contemporanea, curata da Maria Pia Guermandi (che la definisce “una riflessione collettiva allargata sulla disciplina archeologica e il suo ruolo nella società contemporanea”) e Rita Paris e visitabile fino al 23 aprile 2017.

Prendendo le mosse dal progetto europeo NEARCH, l’allestimento si pone l’obiettivo di far riflettere addetti ai lavori e cittadini comuni sulla percezione e la funzione dell’archeologia nella società moderna; la prima sezione, del resto, è costituita proprio da alcuni dei 328 elaborati (foto, disegni, audiovisivi) che cittadini europei di 14 diversi paesi hanno prodotto partecipando al concorso Archeologia secondo me e che si trovano a dialogare con i pezzi più classici di Palazzo Massimo, tra i quali spiccano le statue bronzee del Pugiled e del Principe ellenistico e anche oggetti meno noti ma non meno affascinanti, come la splendida collana d’oro con monogramma costantiniano rinvenuta nel 2013 nel comprensorio di San Callisto.

Tra le varie sale vengono anche illustrati, in un’apposita sezione fotografica, i casi in cui il patrimonio archeologico diventa strumento di propaganda o autolegittimazione politica, a cominciare dagli sventramenti del Ventennio mussoliniano, o quando rappresenta l’immagine di un nemico culturale e ideologico, come nel caso delle recenti distruzioni operate a Palmira dall’ISIS.

Anche il catalogo fornito ai visitatori illustra alcune delle declinazioni attraverso le quali può dispiegarsi il lavoro di chi si occupa di patrimonio archeologico, tra “Archeologia come scoperta”, Archeologia “come metodologia”, “come città”, “come strumento di inclusione” e “come indagine”, fino al capitolo “Un’archeologia per l’Europa”, che sembra offrirci la speranza di un patrimonio del passato che possa essere utile a contrastare rigurgiti nazionalisti anti-storici mostrando la proficua ricchezza che scaturisce da interrelazioni e commistioni culturali, commerciali, sociali.

La mostra rappresenta dunque un importante momento di riflessione sul ruolo che la nostra società vuole e può ancora dare al patrimonio archeologico, con la speranza di riuscire a liberarsi da una mentalità che vede nei rinvenimenti archeologici ancora e soltanto un problema e quasi mai una possibile opportunità; una mostra, per dirla con le parole della co-curatrice Rita Paris, che “dovrebbe offrire l’occasione per sviluppare, più ancora di quanto sia accaduto fino ad oggi, il modo di condividere il ruolo istituzionale attraverso la partecipazione pubblica per formare una consapevolezza civile sul senso della tutela e il valore del patrimonio culturale”.

https://www.thecolosseum.org/archeoroma-beniculturali/

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Nato a Roma, nel quartiere Cinecittà, dove è cresciuto, si è laureato in Archeologia all’Università di Roma Tor Vergata, dove ha conseguito un Dottorato di Ricerca e per alcuni anni è stato ricercatore precario, collaborando con due cattedre universitarie.Presidente di una cooperativa archeologica, attraverso la quale si occupo di gestione e valorizzazione dei Beni Culturali, soprattutto tramite l’impiego delle tecnologie informatiche, ha fondato l'Associazione Culturale Archeomitato, una rete per promuovere il patrimonio storico-archeologico territoriale.

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