Libri Come #2. Tre scrittrici raccontano tre rapporti padre-figlia e tre diverse violenze.

Libri Come 2017 per me è cominciato dall’incontro con tre splendide scrittrici: Teresa Ciabatti, Carmen Pellegrino e Anna Giurickovic Dato. Al di là della curiosità comprensibile di vedere nella vita reale tre “amiche virtuali”, ciò che mi ha spinta a partecipare a tre eventi consecutivi – con tanto di slalom tra le persone e corse da una sala all’altra – è stato il desiderio di conoscere il loro linguaggio e la loro cifra stilistica.

Non avevo idea di quali storie avrei incontrato (avevo letto notizie solo su La più amata e mi ero volutamente fermata lì, per non farmi influenzare) e sono stata davvero colpita dal fatto che, in tutte e tre le narrazioni, si affronta il rapporto padre/figlia. Ma non solo. In tutti i libri si raccontano tre diverse violenze.

Anna Giurickovic Dato, con La figlia femmina edito da Fazi, affronta il tema degli abusi nei confronti di una figlia e di come queste violenze fisiche possano segnarne la crescita e lo sviluppo in una sorta evoluzione da vittima a carnefice, evoluzione nella quale quella Lolita si ritrova a giustificare il comportamento del padre in quanto prodotto di “troppo amore”. Il linguaggio dell’autrice, pur affrontando una tematica così torbida e perturbante, è sempre attento, delicato come la stessa tematica richiede, tanto che il lettore non riesce a prendere coscienza fino in fondo di quanto accade, di dove sono le colpe e i colpevoli, non riesce a parteggiare realmente per nessuno dei personaggi descritti. Neanche per la bambina. E non è in fondo ciò che accade nella realtà? Quante verità atroci restano chiuse al riparo delle mura domestiche perché “la madre non si è accorta di nulla”, “sembrava un padre così affettuoso”? L’ulteriore violenza è nel giudizio a posteriori degli altri… La figlia femmina è il romanzo d’esordio di Anna Giurickovic Dato, un esordio davvero promettente.

Carmen Pellegrino, con Se mi tornassi questa sera accanto edito da Giunti, ci racconta del rapporto tra un padre e una figlia del Sud ma anche con la terra che le dà le radici e che lei abbandona così come abbandona la sua famiglia. Questa è una storia di aspettative disilluse. Del padre disilluso dal tracollo del suo partito politico, quel Partito Socialista che nel 1992 viene travolto da Mani Pulite e che lui aveva vissuto in modo onesto e trasparente, tanto da restare ancorato a un passato illusorio che lo spinge a voler creare una sua comunità utopistica. Del padre disilluso da una figlia che non segue le sue direttive (addirittura si iscriverà al Partito Comunista) e che non ne vuole sapere di diventare il futuro governante di quella città immaginaria, una figlia che lo abbandonerà per andare a vivere “al di là del fiume”, un fiume che è terra e che forse, un giorno, sarà il tramite per un ricongiungimento. Quanti padri costringono in qualche modo i figli a seguire le loro orme se non addirittura a realizzare i loro sogni infranti? Questa è la violenza che Giosuè Pindari esercita sulla figlia Lulù, una forma di coercizione molto radicata nel sud Italia, perché ancora oggi esistono i padri padroni. C’è qualcosa di autobiografico in questa storia, e ancora una volta, pur raccontando una storia realistica, Carmen Pellegrino ci regala quelle suggestioni quasi fiabesche già trovate nel suo romanzo d’esordio, Cade la terra.

Teresa Ciabatti, con La più amata edito da Mondadori, ci propone un racconto autobiografico. Di questo romanzo si è molto parlato, in quanto rivelatore di un pezzo di storia che noi tutti conosciamo, quella legata alla loggia deviata della P2, a Licio Gelli e a tutti gli intrighi nascosti dietro alla massoneria. Solo che Teresa Ciabatti non ci svela nessun mistero: non è questo lo scopo del libro. L’autrice è giunta a questa scrittura per soddisfare un’esigenza urgente e fondamentale: scoprire, capire suo padre e, attraverso questo percorso, scoprire e capire sé stessa. Teresa bambina vive un’infanzia straordinaria, immersa in un lusso esagerato, specie considerando il fatto che suo padre era un semplice medico, nella piccola cittadina di Orbetello. Un’infanzia durante la quale viene convinta di essere la migliore, la più bella, la più amata. Lei conosce gente importante, personaggi famosi frequentano la sua casa, la sua villa è teatro di feste come quelle dei film, in città le sono riservate le migliori attenzioni. Ma nulla di tutto questo è per suo merito: lei vive nel riflesso di un padre simpatico, istrionico, potente. Quando tutto questo finirà, quando le fortune della famiglia subiranno il conseguente tracollo, quando l’adolescente Teresa si scontrerà, a Roma, con una realtà in cui lei non è nessuno, allora ci sarà la presa di coscienza di aver vissuto una grande, enorme menzogna. Questa è stata la violenza che Lorenzo Ciabatti ha perpetrato nei confronti di sua figlia, segnando la sua vita fino all’età adulta. E forse, con questo romanzo altrettanto violento in quanto duro e vero, Teresa Ciabatti riesce ad esorcizzare il mito e a ridistribuire colpe e responsabilità.

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Cetta De Luca, scrittrice, editor e blogger vive a Roma. Ha al suo attivo sei pubblicazioni tra romanzi e raccolte poetiche. Lavora nel campo dell'editing come free lance per la narrativa e collabora alla revisione di pubblicazioni di didattica nell'ambito letterario. Cura un blog personale http://www.cettadeluca.wordpress.com e spesso è ospite dei blog Inoltre e Svolgimento.
Nel poco tempo libero che le rimane tra lavoro e figli si impegna nell'organizzazione di eventi per il mondo letterario e, nello specifico, per gli scrittori.

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