Di cosa parliamo quando parliamo di famiglia? È una domanda che riguarda da vicino il presente, in cui ciascuno ha una propria risposta: l’unica caratteristica che le raccoglie tutte è forse proprio avere numerose forme. Ma è davvero una caratteristica dell’oggi? A ben guardare, ciò che chiamiamo famiglia ha sempre avuto tante facce. Lo prova la storia di ciascuno. Per scoprirlo basta recuperare dalle cantine gli album di fotografie, i diari, o le vecchie affascinanti diapositive, magari un po’ sfocate, che nemmeno noi sapevamo più di avere. Cosa si scoprirebbe se invitassimo gli amici a una di quelle serate un po’ d’antan in cui proiettate immagini di cui – anche se nessuno osa mai farlo presente – non interessa a nessuno?
Una famiglia comune, benché ancora stupisca qualcuno. Con il proprio bagaglio di zii strambi e madri con la fissa del camper, le ragazze sfruttano l’occasione di ridere di sé, del mondo, di ogni famiglia quale che sia la sua composizione, perché nessuna è esente da meraviglie ed orrori che talvolta coesistono. Giocano con gli stereotipi – sulle coppie omosessuali e non solo – con una scrittura comica frizzante e vorticosa che si avvale della collaborazione dell’autrice Giovanna Donini.
Annagaia Marchioro – componente storica della compagnia al proprio terzo lavoro a tinte arcobaleno – e Virginia Zini – alla sua prima collaborazione con Le Brugole – prestano ai loro personaggi nome, cadenze ed esperienze con una verve mai calante. Questo lavoro lascia la struttura a sketch dei precedenti spettacoli per trovare una organicità e una accuratezza scenografica vincente senza bisogno di strutture complesse.
Non si limita però a fare ridere, nascondendo nella risata la riflessione. Nel farsi della casa si costruisce anche il punto che lo spettacolo vuole toccare, direttamente, senza scantonare.
Ovverosia il momento pressoché inevitabile quando ci si accorge di essere adulti: l’insorgere del desiderio di avere un figlio. Un evento che porta in ogni famiglia il suo carico di tensione, dubbi, paura, incertezza, e non di rado le chiama ad una prova di stabilità. Tanto più ciò avviene quando a cercare un figlio sono due donne italiane, che ai timori sono costrette ad aggiungere gli ostacoli di un Paese, ormai fra gli ultimi, che contrasta con ogni mezzo legislativo il loro desiderio di essere madri.
Modern Family 1.0 rifugge il rischio retorico della tirata politica attingendo alle esperienze personali, alle vite concrete di alcune delle famiglie che già ci sono e sono felici nonostante la politica finga che non esistono. Tocca temi pressanti nel dibattito dell’oggi con grazia, chiamando ciascuno ad essere coinvolto nella realtà che abitiamo, facendo leva sui tratti comuni e scherzando sulle differenze.
Ne esce uno spettacolo che ben miscela stili e suggestioni, dove coesistono risate a crepapelle e commozione, senza far sconti alla rabbia verso un mondo più lento della vita, ma con la speranza che una sua accelerazione possa farla scemare l’amarezza in un futuro quanto più possibile prossimo.
Nata (nel 1994) e cresciuta in Lombardia suo malgrado, con un' anima di mare di cui il progetto del giornalismo come professione fa parte da che ha memoria. Lettrice vorace, riempitrice di taccuini compulsiva e inguaribile sognatrice, mossa dall'amore per la parola, soprattutto se è portata sulle tavole di un palcoscenico. "Minoranza di uno", per vocazione dalla parte di tutte le altre. Con una laurea in lettere in tasca e una in comunicazione ed editoria da prendere, scrivo di molte cose cercando di impararne altrettante.
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