Open House Roma leggermente silenziato ma tiene. E visita a Co55 di aaw studio

Open House Roma è un evento annuale, costola nostrana dell’evento internazionale Open House Worldwide, nato nel 1992 a Londra, che è declinato in 4 continenti e 31 città. Nella Capitale ha esordito nel 2012. Da allora, si sono succedute edizioni, alcune migliori altre un po’ sottotono. Come questa nuova, che ha tradito una non congeniale comunicazione, meno diffusa e condivisa del solito, e forse anche patendo una collocazione stretta tra inaugurazioni al MACRO, al MAXXI e con la Biennale di Venezia alle porte. Ad ogni modo, come sempre, in un solo week end si è proceduto alla consueta apertura di centinaia di edifici caratterizzati da specificità architettoniche e artistiche, con particolare attenzione al linguaggio moderno e contemporaneo; accanto, si sono spalancate le porte di studi, case, cantieri, showroom dove l’interior design, la cultura del progetto e l’architettura sono o dovrebbero essere dominanti.

L’evento, rigorosamente gratuito, ha visto nel tempo un suo implementamento e rappresenta un tentativo virtuoso di resilienza e rigenerazione a partire dai luoghi. Su quanto poi davvero ciò porti benefici al settore, ai professionisti, francamente siamo scettici. Ma, come ci disse in un’intervista il Direttore Davide Paterna, nel 2015 (www.artapartofculture.net/2015/05/22/open-house-con-intervista-a-davide-paterna):

“(…) al di là dell’aspetto economico, pur molto importante, sono i nessi e le ibridazioni che Open House stimola a generare un processo virtuoso di ricerca e produzione innovativa. E’ su questo terreno infatti che gli architetti e i designer romani possono compiere un passo in avanti, decisivo per ampliare gli orizzonti professionali verso un quadro più nord-europeo.”

Tra i tanti appuntamenti segnaliamo la vista a co55, attico in Via del Conservatorio, integralmente ristrutturato in un palazzo razionalista dallo studio Architects At Work (aaw studio). La bella abitazione palesa una colta rilettura e valorizzazione dello spazio che ha un carattere storico ed è fortemente squadrato. La struttura geometrica e moderna è, così, esaltata, come ci confermano Edoardo Rosati e Olimpia Stacchi che ci  hanno accolti in questa loro luminosa e raffinata casa, arredata con alcuni mobili vintage e valorizzata con opere d’arte contemporanea.

“Il cemento delle travi e dei pilastri è stato volutamente portato a nudo dando una connotazione industriale, mitigata dalla posa delle plance di rovere naturale a terra; in questo dialogo-contrasto le pareti pastellate fungono da elemento di raccordo. I pilastri divengono anche sostegno per il tavolo da pranzo e la cucina, entrambi realizzati con soluzioni artigianali in acciaio e volutamente sospesi al fine di risaltare la permeabilità luminosa data dalle ampie finestrature. Guardaroba, credenze, corpi illuminanti, sono solo alcuni dei diversi elementi realizzati ad hoc anche attraverso l’innesto di oggetti di recupero.”

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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