Arte compressa #31 – Alessandro Verdi Eco lontana della Biennale di Venezia al Macro Testaccio di Roma, ultimi giorni

Dopo la mostra Navigare l’incertezza alla Biennale di Venezia 2009, curata da Achille Bonito Oliva, Alessandro Verdi ha proseguito ininterrottamente la sua ricerca per otto anni, indagando la materia pittorica e innestando, come un giardiniere, la densità materica degli olii sulla delicatezza dell’acquarello; per mesi l’artista ha composto, ritagliato, ricostruito un tessuto musivo: una sorta di mappa che rivela la frammentazione epidermica del suo progressivo sentire. Superfici cartacee in continua trasformazione che acquistano spessore e si popolano di minuscole e intime narrazioni. 
È anche intervenuto con la grafite e gli inchiostri creando paesaggi estesi che rivelano con estrema sintesi il senso di un lavoro quasi spirituale nella sua intensità.La scelta di una mostra per Alessandro Verdi non è propriamente un’attività di routine: si tratta di opere che hanno bisogno di grande respiro per essere osservate ed apprezzate nella loro interezza. Sono il risultato esteriore e necessariamente parziale di un archivio nascosto e sconfinato che si sedimenta nel chiuso di uno studio che è anche laboratorio alchemico.Le ricerche dell’artista sono quindi nuovamente esposte al MACRO Testaccio di Roma, a cura di Paolo De Grandis Claudio Crescentini, nell’ambito del progetto From La Biennale di Venezia & OPEN to MACRO International Perspectives #5.La decisione curatoriale, riguardo gli spazi romani, si è rivelata in tal senso felicissima: un numero contenuto di lavori, ma di straordinario impatto, svelano una grande intensità nella modalità operativa. Calibratissimo e puntuale anche l’allestimento: un trasvolo dal riservato e immenso studio bergamasco allo spazio postindustriale fortemente condizionante del Macro, con un atterraggio misurato e al tempo stesso imponente.

Alessandro Verdi ci racconta il suo impegno costante, il suo sentirsi sempre alla prova, un’autocritica feroce che non risparmia, un’onestà disarmante che non ha mai indugiato nell’autocompiacimento, ma si sottopone a continue verifiche. Un esercizio difficile visto dall’esterno, ma, per chi lo conosce o ha intuito l’essenza della sua poetica, si tratta semplicemente, per l’artista, dell’unica prassi necessaria a non tradire la propria natura. 
  • Alessandro Verdi – Sulla pelle della pittura 
  • a cura di Paolo De Grandis e Claudio Crescentini
  • fino al 17 maggio 2017
  • Macro Testaccio-La Pelanda
  • Piazza Orazio Giustiniani, 4, 00153 Roma
  • Telefono: 06 574 1729
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Maria Arcidiacono Archeologa e storica dell'arte, collabora con quotidiani e riviste. Attualmente si occupa, presso una casa editrice, di un progetto editoriale riguardante il patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell'Interno.

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