Gita al Faro. Gli autori e l’isola. Tiziano Scarpa

Anche quest’anno art a part of cult(ure) seguirà Gita al Faro intervistando i cinque autori confinati del 2017, ovvero Mauro Covacich (La nave di Teseo), Fabio Geda (Einaudi), Carmen Pellegrino (Giunti), Tiziano Scarpa (Einaudi), Paola Soriga (Laterza).
Assieme a loro vogliamo scoprire con quale immaginario e con che spirito soggiorneranno a Ventotene pronti a scrivere una storia nuova per un’Isola antica.
Proseguiamo il dialogo con Tiziano Scarpa.

È sempre più difficile riuscire ad ascoltare una narrazione diversa da quella che ci viene suggerita dai media e dal timore diffuso. Qual è il tuo suggerimento per creare e fare ascoltare storie che possano cambiare anche solo in piccola parte la percezione della nostra vita?

Raccontare quel che è toccante per chi scrive; sarà toccante anche per chi legge.

Da dove nascono le tue storie?

Mi piace fantasticare.

Di cosa preferisci parlare quando vuoi raccontare la vita reale? Famiglia, amore, crescita personale, oppure hai un tuo percorso meraviglioso?

Mi piace parlare di soldi, fallimento, arte. Ma ciò che conta è che le parole scritte sono un modo per parlare con i morti, per fare domande e dare risposte ai morti, dato che sono le generazioni che ci hanno preceduto ad avere inventato le parole che noi usiamo.

Che faccia hanno i tuoi lettori? Come li immagini? Cosa credi li affascini della tua scrittura?

Non immagino le loro facce; mi immergo nella scrittura e la tratto come una sorgente di luce interiore che deve irradiarmi da dentro.

Perché hai deciso di partecipare a Gita al Faro?

Perché non sono mai stato a Ventotene.

Cosa ti ha convinto a dire sì?

È un’occasione per incontrare amici che vedo di rado.

Ti era già stato chiesto?

No.

È la prima volta che sei “costretto” a un eremitaggio letterario?

Costretto mai. Sono stato invitato per periodi anche molto lunghi all’estero. In Europa esistono molte residenze  rper scrittori, in Italia nessuna. All’estero hanno molto chiaro che le opere d’arte letterarie non nascono dal nulla, tantomeno dalla confusione e dalla distrazione, e per scriverle c’è bisogno di continuità e concentrazione; e così si dà una mano ad autrici e autori offrendo ospitalità e una borsa in denaro, senza chiedere nulla in cambio. Ma queste cose hanno senso solo se durano almeno un paio di mesi. Suggerisco agli amici di Ventotene di organizzare a loro volta una residenza: trovando dei finanziamenti, offrendo un paio di stanze a qualche autore e autrice nei mesi dell’anno meno turistici, con un piccolo supporto economico mensile; per scrivere e concentrarsi; anche in questo caso senza chiedere nulla in cambio (niente storie ambientate sull’isola, niente temi a comando). Verrei di corsa, e sono sicuro che non sarei l’unico.

Cosa troverai nell’Isola?

Non lo so ed è questo che mi piace, farmi sorprendere.

Da quest’anno Gita al Faro è promosso dall’Associazione Santo Stefano in Ventotene onlus, nata per il recupero e la valorizzazione del Carcere Borbonico di Santo Stefano, all’interno del quale i confinati, durante il fascismo, hanno gettato le basi per la fondazione dell’Europa unita. Conosci Santo Stefano? Credi che la letteratura possa aiutare la sua trasformazione?

No, non lo conosco. La letteratura forse potrebbe aiutarlo con un romanzo di grande successo ambientato nell’isola, ma ovviamente sono cose che non si possono progettare.

 

 

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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