Swayambhu. Il reale si fa danza e si manifesta attraverso il Kuchipudi di Shantala Shivalingappa

Shantala Shivalingappa s’espande come una piuma volteggiante sul palcoscenico già dal primo dialogo, appena accennato con il ritmo dei suoi musicisti.
Racconta alcune storie, danza le sue offerte, porta nei suoi gesti le divinità dell’India per offrirci un’esperienza spontanea ed improvvisa di un piano diverso di consapevolezza: Swayambhu, ovvero ciò che si manifesta da solo e in modo spontaneo, In sanscrito indica una pietra che assomiglia alla divinità, cioè che la rappresenta spontaneamente.

Swayambhu è uno spettacolo di danza Kuchipudi, una danza classica dalle origini intrise di leggende, nata nello Stato dell’ Andra Pradesh alla fine del 1300. Si narra che nel paese di Kuchipudi il saggio Siddhendra Yogi incoraggiasse i giovani della casta dei sacerdoti (Brahmini) ad imparare la nuova forma dello stile di Danza Andra, che egli aveva creato per diffondere la sacra leggenda di Rhada – Krishna con le sue composizioni, Bhama Kalapam. Per ragioni etiche Siddhendra Yogi non voleva, né poteva iniziare le devadasi (danzatrici sacre) a questa nuova danza, così il Kuchipudi è rimasto per secoli una danza per soli uomini, che, nel tempo, ha assunto il carattere di teatro-danza.
A lungo dimenticata, la danza Kuchipudi fu riportata ai suoi antichi fasti dopo l’indipendenza del paese, grazie a Sri Vedantam Lakshmi Narayana Sastry, ed oggi è diventata famosa come danza classica solista, questa volta con protagoniste in maggioranza femminili.

È una danza narrativa che prevede molteplici passi a differenti velocità, movimenti fluidi del busto e delle braccia, movimenti rapidi e scanditi dei piedi e forme tipiche, come il tarangam che vede la danzatrice esibirsi, muovendosi su un vassoio d’ottone; è una danza generalmente forte, terrena, passionale, colma di sguardi e interpretazioni.

Shantala Shivalingappa, però, va oltre la forma classica e rende il Kuchipudi una narrazione d’aria, ondivaga, capace di  mutarsi da fiamma a volo. I suoi passi che conducono fino ad un limite, poi lo accerchiano e lo trasformano in un nuovo cammino; lo sguardo terribile che racconta di Shiva, diventa quello degli occhi di una donna innamorata; il suo librarsi confonde quei passi battuti sul palcoscenico e portano il cuore in alto. Va, in bilico sul piatto d’ottone, come su una pista di sogni, sempre nel ritmo e nella musica che i suoi musicisti  J.Ramesh (voce), D.V. Prasanna Kumar (nattuvangam), N. Ramakrishnan (mridangam), Rajkamal Nagaraj (flauto) intonano con voci e strumenti diversi.

E sono proprio i due percussionisti che, fra una preghiera al dio Ganesh e una danza dedicata a Shiva; fra un poema romantico ed uno pieno di vitalità in onore del dio Kumara, propongono un duetto ritmico di percussioni e lo scacciapensieri (strumento usato in India fin dal 1300) che parte dal battito del cuore e si sviluppa con un’improvvisazione libera, un dialogo ritmico basato su scale matematiche, sulla combinazione delle sonorità, sull’invenzione di tempi e velocità fino a comporre un gioco di suoni divertente e inaspettato.

Con Swayambhu il Summer Mela Festival di Cultura e Arte Indiana proposto da FIND regala agli spettatori proprio quell’esperienza spontanea e improvvisa di una presa di coscienza della realtà; un momento in cui si rende possibile sperimentare la natura essenziale del reale: un campo infinito di fluidità ed energia, di cui Shantala Shivalingappa è appassionata interprete.

Shantala Shivalingappa “figlia dell’oriente e dell’occidente” è nata a Madras in India ed è cresciuta a Parigi, in un ambiente ricco di danza e di musica. Il suo primo guru è stata la madre, Savitry Nair, la quale l’ha iniziata allo studio della danza classica indiana Bharatanatyam. Shantala si è in seguito dedicata allo studio dello stile Kuchipudi, sotto la guida del maestro Vempati Chinna Satyam ed è oggi riconosciuta come la maggiore ambasciatrice della danza Kuchipudi in occidente. Accompagnata dal suo gruppo di musicisti indiani, ha presentato i suoi lavori in numerosi teatri e festival. Ha lavorato con prestigiosi artisti quali Maurice Béjart (1789 …et nous), Peter Brook (La tempesta, La tragedia di Amleto), Bartabas (Chimère), Ushio Amagatsu (Ibuki), Pina Bausch (O Dido; Nefès; Bamboo Blues; e altri) e Sidi Larbi Cherkaoui (Play).
Tra i suoi lavori di danzatrice e coreografa ricordiamo: “Shiva Ganga” 2004; “Namasya” 2007; “Gamaka” 2007; “Akasha” 2013; “Sangama” 2013.

 

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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