Un libro per Amatrice per rifare una Biblioteca e una collettività

Come far rinascere speranza, il corpo sociale, coesione territorale e senso di appartenenza in luoghi distrutti dal terremoto, afflitti dal dolore dei suoi abitanti, disgregati e con una prospettiva di ricostruzione assai assai lunga nel tempo? Tra gli interventi, pur lievi, con una carica simbolica forse più intensa, almeno inizialmente, rispetto a quanto sarebbe urgente fare – consolidare case, riedificare materialmente e portare economia – indicherei quelli volti a ricreare un posto dove stare insieme, riportando la possibilità di confrontarsi nuovamente come collettività, tenendo la mente attiva e curandola con la cultura.

Questa premessa è uno spunto per racconatre un piccolo progetto che guarda ad Amatrice, uno dei comuni funestati dai tragici eventi sismici  del 2016 e del 2017 in Centro Italia.

La città, storicamente abruzzese ma poi divenuta provincia di Rieti, nel Lazio, è parte della Comunità montana del Velino e non è solo sugo all’amatriciana e gnocchi ricci, Palio dei Somari e Corsa degli Asini: è anche sede del polo agroalimentare del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e ha panorami e terre bellissime. Purtroppo, è area sismica; infatti, non era nuova ai terremoti distruttivi: nell’ottobre del 1639 fu quasi interamente rasa al suolo da una scossa di magnitudo 6,2 con centinaia di morti; negli anni ne sono succedute altre, nel 1672, 1703, 1859 e 1883, seppur di minore intensità rispetto a quella di magnitudo 6.0 della scala Richter, prodottosi alle 3:36 il 24 agosto 2016 nell’area reatina, con epicentro nella vicina Accumoli, penalizzando in modo atroce proprio Amatrice, che ha pagato il maggior tributo di vite umane e una distruzione di gran parte degli edifici pubblici e privati; sciaguratamente, il 18 gennaio 2017 una serie di quattro nuove scosse con magnitudo superiore a 5 ha colpito il comune, provocando nuovi crolli alle strutture già lesionate dai precedenti sismi e abbattendo quanto rimaneva del campanile della chiesa di Sant’Agostino.

Amatrice non c’è più, vi regnano il dolore, le macerie e il silenzio, rotto dalla voce tonante del suo Sindaco, Sergio Pirozzi, attivissimo, politicamente assai incisivo e mediaticamente molto presente e fotogenico. Ma rotto anche dalle voci cristalline dei tanti volontari che in città hanno portato aiuto, conforto e virtuose iniziative. Tra queste, un bel progetto di donazione di volumi e dvd (più di 400 libri, ad oggi, e oltre 100 film e documentari) per la ricostruzione della biblioteca di Amatrice. Tutto è promosso dalla Takeawaygallery – con sede a Roma e cuore in quei luoghi – e in accordo con il sindaco Pirozzi, nonché l’adesione e la collaborazione del Ristorante Camponeschi e il ristorante Laltroballerino pure della Capitale. Perché questo ponte Roma Amatrice? Perché Stefano Esposito, gallerista e organizzatore di eventi di Land Art con la sua Takeawaygallery, nonchè accreditato fotografo, è legato ai comuni al confine tra Lazio Umbria e Marche da oltre quarant’anni, luoghi che sono diventati anche soggetti dei suoi lavori dal 2002; Alessandro Camponeschi, noto ristoratore dell’omonimo locale, è originario di Posta e ha già contribuito con diverse azioni al reperimento dei fondi per Amatrice; Romolo Di Francesco, patron del Laltroballerino, è originario delle frazioni di Rocchetta e Villa San Lorenzo; ebbene: insieme hanno deciso di innescare un processo solidale nella propria città coinvolgendo più persone, amici, clienti, collaboratori.

Ci racconta Esposito:

“Siamo realtà romane tutte legate, chi per origine, chi per aver scelto quelle zone come seconda casa, ai paesi del terremoto e ad Amatrice in particolare; raccogliere testi e altro servirà a riattivare qualcosa, creando un luogo di cultura e socialità vitale come lo può e deve essere una biblioteca, in linea con i principi di accessibilità, conoscenza, possibilità e ricostruzione di identità.”

Alessandro Camponeschi ha ribadito, da piazza Farnese, dove sono allocati il suo ristorante e il suo bar, luogo di ritrovo di tanti artisti e personalità del mondo della cultura:

“Reperire e donare al paese distrutto libri, volumi d’arte, poesia, saggistica, classici e oltre 100 dvd ci è sembrato importante. Un primo passo, ma concreto”.

Chiedo maggiori dettagli a Stefano Esposito che aggiunge:

“Se qualcuno volesse contribuire all’iniziativa, con pubblicazioni, filmati etc. lo può fare, sarà di aiuto e un bel segno di partecipazione”.

Dove? Come? Presso Takeawaygallery Via della Reginella 11 Roma: da martedì a venerdi ore 16.00 – 19.00 e il Wine Bar Camponeschi Piazza Farnese 52 Roma: giovedì 7, giovedì 14, e giovedì 21, dalle 20.00 alle 23.00.

La donazione raccolta avverrà ad Amatrice Nuova con la presenza di tutti gli attori e in data da definire, probabilmente a fine settembre.

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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