Slittamenti di Gabriele Galloni. La poesia illuminata dalla parola.

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Gabriele Galloni me lo ha fatto conoscere Antonio Veneziani, con la sua mai persa passione di evocatore (ancor più che scopritore) di talenti poetici.
Leggendolo ho ripensato alle parole che Fernando Acitelli dedica, nel suo splendido libro Cinema Farnese, proprio a questa essenza di Veneziani: la capacità di cogliere la poesia della vita, nelle vite giovani, nei passaggi alla realtà di anime ancora ricolme di immaginario.

Slittamenti, Augh! Edizioni, la silloge di Galloni (classe 1995), racconta in versi brevi e angolati in maniera inaspettata, come si vive a poco più di vent’anni. Quello che si affronta ogni giorno e che basta per fare poesia, senza dover a tutti i costi andare a cercare nelle pieghe più infette.

Le descrizioni pulite, attraversate da lame di luce, capaci di incorniciare il qui e l’ora di un qualsiasi accadimento. Perché ogni accadimento, del resto, lascia una traccia, ma bisogna essere poeti per accorgersene e per invitare gli altri a guardare e a vivere. Qualunque cosa ci sia da vedere.

Slittamenti. Da uno stato ad un altro: dalla poesia classica alla contemporaneità; da una melodia come musica settecentesca ad un ritmo lacerato di musica metallica; dall’educazione timorata e timorosa alle latrine e agli obitori; dal respiro profondo alla recisione della gola. Ma anche promontori marini, voli, amori, luoghi, viaggi e ancora fiumi.
Tutto sostenuto da uno stile: una scrittura curata fin nel più sottile elemento; cercata, confrontata, accarezzata, pulita, pura. La parola è l’immagine. Nulla è lasciato al caso, all’istinto, all’emozione.
E quel che è straordinario è che ogni verso proprio di caso, di emozioni e di istinto parla.
Cade e trascina, ma non sbaffa mai, non macchia e non si macchia, ma impregna di tutto il significato tanto semplice quanto ineffabile che ogni breve immagine porta con sé e concede al lettore, spesso nascosta dietro un velo di gioco e di ironia.

Perché sì, forse è già stato detto tutto, ma raramente con così tanta verità.

“Cosa resta di questa superficie
da dire che non sia già stato detto?
Che si scivola, certo, nonostante
la ruvidezza. Passa il dito e senti”.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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