Israele chiama Italia e viceversa Khen Shish e Veronica Botticelli. La distanza delle ragioni

Botticelli Veronica, Khen Shish Studio. “La distanza delle ragioni” | tue. - sat., 3.30pm - 7.30pm ph. Simon d'Exéa

Il gesto espressionista dell’israeliana Khen Shish si sposa con la pittura composta di Veronica Botticelli, italiana, nella mostra La distanza delle ragioni alla galleria Anna Marra Contemporanea di Roma, mostra a cura di Giorgia Calò. I riferimenti delle due artiste sono appunto l’espressionismo israeliano, che si rifà a quello tedesco dei Nuovi Selvaggi, e la Transavanguardia, per Shish; la cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo insieme alla Scuola di San Lorenzo per Botticelli. Sono due pittrici completamente diverse, ma che messe a confronto si completano, come già insito nel nome dell’esposizione.

“Le accomuna un senso materno”, racconta la curatrice Giorgia Calò. Non a caso si possono mettere affianco  due dipinti: Crazy Mamma dell’israeliana e Autoritratto dell’italiana, che non titola mai le sue opere, fatta eccezione per questa. In entrambi si può percepire l’importanza del sentimento materno, che sia gridato o sussurrato, che sia caotico o lineare, che sia prorompente o allusivo, ma sempre, comunque, nella volontà di accogliere e generare, di connettersi con la vita.

Tutte e due le artiste lavorano fra astratto e figurativo. Shish disegna occhi , uccelli, cuori, fiori, inseriti in un ambiente del tutto inventato, mentre Botticelli si sofferma sulla macchina da cucire Singer, sopra dei tavoli che ricordano quelli ottocenteschi, con alle pareti carte da parati. La prima inventa un mondo simbolico dove ad esempio un animale ha la faccia a forma di cuore, ma un cuore diviso in due e con alle due estremità le lettere iniziale e finale dl proprio nome. E le zampe sono di uccello, e vengono raffigurate delle ali per volare, tutto scaturito da una fervida immaginazione. Le creature della notte l’affascinano: in un altro quadro una civetta emerge dal buio. Ma i significati che rappresenta non sono univoci, si nutrono di pensieri negativi e pensieri positivi contemporaneamente. È un mettersi in gioco che contempla tutte le gamme dei sentimenti in maniera che la fantasia viaggi nei sogni e negli incubi. Un dualismo prepotente che rivela una forte personalità da combattente, nell’arte e nella vita. A volte il corpo a corpo con le sue opere è talmente viscerale che disegna con le dita, quasi graffia la tela, ed usa l’intarsio. Anche se la sua tavolozza contempla altri colori il suo colore predominante è il nero. In Crazy Mamma esprime tutto il rapporto con la figlia con franchezza e comunicatività. Mentre Botticelli è più riflessiva, va a scandagliare la memoria personale e collettiva.

La Singer è il simbolo di una tradizione che accomuna la maggior parte delle famiglie italiane e l’artista la riporta nella dimensione dello scavo interiore, delle consuetudini abituali, che la fanno diventare un oggetto centrale per il ricordo del passato, in un presente che si nutre di passato. Gli stessi tavolini suggeriscono il luogo dove le nonne erano intente a cucire, magari riparando un vestito, e non è un caso che in ebraico il precetto “tiqqun ‘olam” voglia dire “ricucire il mondo”, dagli strappi della storia, nel desiderio infinito di amore, di non abbandono e cura dell’altro, e la galleria Anna Marra si trova proprio al Ghetto di Roma. Le carte da parati sono dei simboli di avvenimenti trascorsi, strappandole trovi altra carta o il muro e tutte queste cose insieme parlano di ciò che è accaduto,  nascondono le storie che raccontano la vita in ogni casa, ed ogni casa può diventare una casa universale.

Botticelli inserisce le carte da parati amalgamandole con la pittura per renderle parte integrante dell’opera donandogli una dimensione tale da farle diventare un tutto con le figure. Il percorso di immersione nei suoi quadri riesce a portare in superficie verità non univoche che si nutrono di delicatezza. I colori più utilizzati sono i turchesi e i verdi. Ed il significato dietro le immagini, cui l’artista allude nei suoi dipinti, è versatile, dipende dall’esperienza soggettiva. Mentre il rapporto con la pittura è intimo, e, come la memoria, per Botticelli, l’intimità è sia personale che collettiva, riguarda l’essere umano nelle proprie fasi dell’esistenza, accomunandolo agli altri nei tratti e rendendolo unico allo stesso tempo. Autoritratto è un dipinto che rivela l’intimità di Botticelli nella sensualità non materiale di una ragazza che è diventata una donna anche grazie all’esempio delle donne che l’hanno preceduta e delle donne che la seguiranno. Dalle parole della curatrice Giorgia Calò: “Per concludere i lavori di Botticelli e Shish, benché abbiano delle affinità, seguono due percorsi antitetici, presentando, ciascuna a suo modo, una affascinante miscela di emozioni contraddittorie, senza mai contestualizzare la loro narrativa in un luogo e tempo preciso.”

Fino 28 ottobre 2017
Anna Marra Contemporanea
via sant’Angelo in Pescheria 32, Roma.
Info: 0697612389
www.annamarracontemporanea.it

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Claudia Quintieri, classe ’75, è nata a Roma, dove vive e lavora. Si è laureata in Lettere indirizzo Storia dell’arte. È giornalista, scrittrice e videoartista. Collabora ed ha collaborato con riviste e giornali in qualità di giornalista specializzata in arte contemporanea. Nel 2012 è stato pubblicato il suo libro "La voglia di urlare". Ha partecipato a numerose mostre con i suoi video, in varie città. Ha collaborato con l’Associazione culturale Futuro di Ludovico Pratesi. Ha partecipato allo spettacolo teatrale Crimini del cuore.

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