Luisa Rabbia. Love

Luisa Rabbia - Love 2016
Luisa Rabbia - Love 2016. matite colorate, acrilico, impronte digitali su tela / colored pencils, acrylic, fingerprint on canvas 274 x 513 cm - particolare / detail. Courtesy and © Luisa Rabbia. Ph. Dario Lasagni

Luisa Rabbia
Love
15 ottobre 2017 – 18 febbraio 2018

La mostra di Luisa Rabbia, Love, accoglie un corpo di dieci opere realizzate dal 2009 al 2017, tutti lavori acquisiti dalla Collezione  Maramotti che da molti anni segue la sua ricerca.

Love include interventi su carta e su tela – che rappresentano un passaggio significativo del suo lavoro dal disegno alla pittura – un libro d’artista e un’importante opera site-specific, realizzata direttamente sulla parete dello spazio espositivo durante la sua residenza in Collezione. La mostra prende il titolo da un grande dipinto, mai esposto in precedenza, che fa parte della trilogia Love-Birth-Death, l’ultimo progetto dell’artista.
Accompagna l’esposizione una pubblicazione, realizzata per l’occasione, con un contributo di Mario Diacono.

Nella sua opera Rabbia riflette sulla condizione esistenziale, sulla connessione fra gli esseri umani e l’ambiente che li circonda.
I suoi lavori evocano membrane composte da ragnatele di segni leggeri che convivono con improvvise amputazioni e rotture, con linee decise, con impronte che ci conducono all’interno di una nebulosa, di una fluida struttura organica al contempo intima e sociale.

L’impiego del colore blu rimanda a mondi interiori, al sangue nelle vene e alla linfa che scorre in radici profonde, ma il blu è anche il colore di una pelle universale che si estende fino a diventare un sottile e fragile paesaggio.

Impronte digitali, ripetute su ampie superfici, conferiscono e rafforzano un movimento, uno spostamento ondivago di energia fisica all’interno dell’opera, un corpo a corpo con la pittura. Rimandano ad un’umanità non classificabile attraverso sesso o etnia, ma pur sempre composta di molteplici singolarità. Cellule del corpo o tracce umane, le impronte nei quadri dell’artista invitano l’osservatore a cercare parallelismi fra un paesaggio interiore ed esteriore, fra storie e memorie personali e collettive.

Per Luisa Rabbia il segno, realizzato con matite colorate, rappresenta una scelta d’elezione, capace di costruire istintive narrazioni. La continuità del suo gesto fisico nello spazio della carta o della tela, nutre il ritmo della creazione attraverso un’accumulazione di tracce capaci di restituirci una dimensione che va oltre al tempo, in una prospettiva di crescita infinita.

  • Private view su invito: 14 ottobre 2017, alle ore 18.00, alla presenza dell’artista.
  • 15 ottobre 2017 – 18 febbraio 2018
  • Visita con ingresso libero negli orari di apertura della collezione permanente.
    Giovedì e venerdì 14.30 – 18.30
    Sabato e domenica 10.30 – 18.30
  • Chiuso: 1° novembre, 25–26 dicembre, 1 e 6 gennaio

Info

Ufficio stampa

Breve biografia

Nata a Pinerolo nel 1970, ha studiato all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Vive e lavora a Brooklyn, NY dal 2000.

Mostre personali selezionate
Territories, Peter Blum Gallery, Frieze, NYC (2016); Drawing, Peter Blum Gallery, NYC (2014); Waterfall, facciata, Isabella Stewart Gardner Museum, Boston (2014); Everyone, Studio EOS, Roma (2014); Coming and Going, Peter Blum Gallery, NYC (2012); Luisa Rabbia, Fundación PROA, Buenos Aires (2010); You Were Here. You Were There, Galerie Charlotte Moser, Genève (2010); In viaggio sotto lo stesso cielo, Fondazione Merz, Torino (2009); Travels with Isabella, Travel Scrapbooks 1883/2008, Fondazione Querini Stampalia, Venezia (2009) e Isabella Stewart Gardner Museum, Boston (2008); Yesterdaytodaytomorrow, Mario Diacono Gallery, Boston (2007); Luisa Rabbia, Massimo Audiello Gallery, NYC (2007); Luisa Rabbia, Marta Cervera Gallery, Madrid (2006); Anywhere Out of the World, Giorgio Persano Gallery, Torino (2005); Islands, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, San Gimignano (2005); Il riposo del tempo, Arte all’Arte 9, Associazione Continua, S. Gimignano (2004); The Last Resort, Massimo Audiello Gallery, NYC (2004); A Matter of Life, Galleria Rossana Ciocca, Milano (2003); Luisa Rabbia, Massimo Audiello Gallery, NYC (2002); Luisa Rabbia, Galleria Rossana Ciocca, Milano (1999, 1997).

Mostre collettive selezionate 
A Weed is a Plant Out of Place, Lismore Castle, Ireland (2016); Lifting the Veil, Rosenfeld Porcini Gallery, London (2016); In Conversation, Macy Art Gallery, Columbia University, NYC (2016) e Shirley Fiterman Art Center, NYC (2015); SELF: Portraits of Artists in Their Absence, National Academy Museum, NYC (2015); Résonance(s), La Maison Particulière, Bruxelles (2014); Visiting Faculty, Carpenter Center for the Visual Arts, Harvard University, Cambridge (2013); Magic Moments: The Screen and the Eye, Isabella Stewart Gardner Museum, Boston (2012); Paper Band, Jason McCoy Gallery, NYC (2012); 4 Films, Peter Blum Gallery, NYC (2012); Tecnica mista: come è fatta l’arte del Novecento, Museo del Novecento, Milano (2012); LA/NY, Peter Blum Gallery, NYC (2011); Cosa fa la mia anima mentre sto lavorando? Opere d’arte contemporanea nella collezione Consolandi, Museo MAGA, Gallarate (2010); XV Quadriennale d’Arte, Palazzo delle Esposizioni, Roma (2008); Apocalittici e integrati, Museo MAXXI, Roma (2007); Italy Made in Art: Now, Museum of Contemporary Art, Shanghai (2006); Fresco Bosco, Certosa di S. Lorenzo, Padula (2006); Il bianco e altro e comunque arte, Palazzo Cavour, Torino (2005); La GAM costruisce il suo futuro, GAM Galleria di Arte Moderna, Torino (2001); Bello Impossibile, Associazione Viafarini, Milano (1998); In fuga, PAC, Ferrara (1997); Modernità Progetto 2000, Palazzo Bricherasio, Torino (1996); Autoritratti al femminile, Museo Ken Dami, Brescia (1996); Territori dell’immagine, Museo Ken Dami, Brescia (1994).

+ ARTICOLI

Un progetto per l'arte contemporanea. Risale a più di trent’anni fa il proposito di Achille Maramotti di costituire una raccolta d’arte contemporanea che diventasse poi un luogo esemplare di fruizione estetica e intellettuale, aperto a un pubblico di conoscitori e interessati. La collezione doveva essenzialmente rappresentare, nelle sue intenzioni, uno specchio del movimento delle idee artistiche più avanzate del proprio tempo.

Fino al 2000, un certo numero di opere acquistate venivano esposte per lunghi periodi negli spazi di passaggio dello stabilimento Max Mara in via Fratelli Cervi a Reggio Emilia: l’intento era quello di promuovere una quotidiana, stimolante convivenza fra creatività artistica e disegno industriale. Non è perciò un caso che questo edificio, una volta dedicato alla creazione di “collezioni” di moda, sia ora divenuto la sede permanente di una collezione d’arte contemporanea. La continua esplorazione dei linguaggi diversamente espressivi e in costante evoluzione della moda e dell’arte era stata la passione centrale di Achille Maramotti.

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