Proiezioni. Oltre il tempo con Francesco Candeloro al MANN

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Francesco Candeloro, Proiezioni. Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Trasparenze e colore tesi tra la raffigurazione e l’installazione grazie all’impiego del neon e del plexiglass: il percorso messo insieme da Francesco Candeloro e curato da Valentina Rippa dialoga intelligentemente con gli spazi e le opere del Museo Archeologico di Napoli nella temporanea a titolo Proiezioni (Oltre il tempo) fino all’8 gennaio 2018.

La scelta del museo partenopeo, depositario della storia e dell’identità archeologica della città, di porsi in ascolto delle istanze dell’arte contemporanea amplia l’offerta di una struttura sempre più a vocazione internazionale.

Per chi dovesse varcare il monumentale ingresso della struttura posta di fronte la ancora oggi poco sfruttata Galleria Principe di Napoli l’aria da respirare è davvero diversa che in passato, molto più effervescente e colorata.

L’insediamento del direttore Paolo Giulierini ha di fatto agito una svolta quanto ai rapporti con i fruitori e la cura posta sembra aver funzionato se il traffico di visitatori può dirsi in costante aumento.

Attraversare il museo come attraversare la città, in una confusione tra il dentro e il fuori davvero fertile quanto ad implicazioni estetico-sociologiche: la poetica di Candeloro tratta la materia della metropoli come spazio di riflessione, dai contorni degli skyline ai volti senza nome che la animano nello spazio di un frammento artistico consegnato in silenzio al fruitore.

La relazione si stende poi nel tempo, nel movimento della luce che lega esterno ed interno, permettendo all’opera di farsi spazio irradiandosi intorno.

Le operazioni di Candeloro sono suggestive ed implicano diversi livelli di fruizione legati alla personale sensibilità di chi voglia mettersi in contatto: vanno viste frontalmente o bisogna passeggiare intorno? da che lato le si fotografa?

Risulta evidente il suo impiego della simmetria quale gioco di rimandi impliciti di un’opera nell’opera che possa documentare a più riprese il suo vissuto quale motivo di fondo degli interventi.

Nel caso di Proiezioni (Oltre il tempo) è riuscito ad enfatizzare la maestosità delle sculture attraverso un sapiente impiego dei motivi dell’arte contemporanea fatta di commistioni risultate non invasive, entrando nel museo in punta di piede per dialogare con leggerezza pur intervenendo poco neutralmente nello orientamento visuale.

Tra i diversi interventi, ne segnalo due che possano fare il punto sulle diverse scelte di Candeloro in modo da oggettivare le sue tendenze in questo lavoro site-specific per il Museo Archeologico di Napoli:

  • un’opera neon a parete dal titolo Linee del Tempo che idealmente ingloba il Toro Farnese in uno skyline in movimento composto da 4 elementi sovrapposti e colorati – l’opera prevede una sequenza di accensioni fino ad arrivare all’illuminazione completa di tutta l’installazione: un vero e proprio gioco di rimandi oculari dove la presenza degli occhi ramifica l’intervento;
  • Nella Luce nel Tempo, collocata sulla facciata del Museo dove una delle finestre emanerà bagliori sempre diversi in base alle ore del giorno e della notte, conseguenza dell’alternarsi di luce artificiale e naturale; si tratta di una sorta di meridiana che ritma i movimenti tra interno ed esterno, quasi una clessidra che stende il suo arco cromatico sui tirannicidi.

La suggestione provocata dalle opere di Candeloro sta nel tener conto di una progettazione che vede nella luce la possibilità di dilatare i confini ed i cui effetti dipendono strettamente dalle condizioni ambientali in cui l’opera si viene a confrontarsi di minuto in minuto, di secondo in secondo.

Riflessi luminosi e colorati infatti si proiettano nello spazio inventando nuove realtà, restituendo agli ambienti un’aura ricca di nuove sfumature scandite dal ritmo del tempo e delle stagioni. Attraverso queste metamorfosi colorate l’artista riesce ad esaltare la dialettica tra concreto e astratto, interno ed esterno, materialità ed immaterialità.

Proiezioni (Oltre il tempo) può dirsi una buona occasione per entrare in contatto con un’idea decisamente immediata di realizzare operazioni artistiche che pur sappiano documentare tanto il vissuto dell’artista quanto il tempo in cui queste operazioni vengono messe a punto.

L’aura sacrale del MANN conferisce loro una autorità che non poggia tanto sulla tradizione quanto sulla funzione dell’arte nel tempo.

Info mostra

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Antonio Mastrogiacomo vive e lavora tra Napoli e Reggio Calabria. Ha insegnato materie di indirizzo storico musicologico presso il Dipartimento di Nuovi Linguaggi e Tecnologie Musicali del Conservatorio Nicola Sala di Benevento e del Conservatorio Tito Schipa di Lecce. Ha pubblicato “Suonerie” (CD, 2017), “Glicine” (DVD, 2018) per Setola di Maiale. Giornalista pubblicista, dal 2017 è direttore della rivista scientifica (Area 11 - Anvur) «d.a.t. [divulgazioneaudiotestuale]»; ha curato Utopia dell’ascolto. Intorno alla musica di Walter Branchi (il Sileno, 2020), insieme a Daniela Tortora Componere Meridiano. A confronto con l'esperienza di Enrico Renna (il Sileno, 2023) ed è autore di Cantami o Curva (Armando Editore, 2021). È titolare della cattedra di Pedagogia e Didattica dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria.

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