Hokusai. Sulle orme del Maestro delle immagini del Mondo Fluttuante

immagine per Hokusai. Sulle orme del Maestro
Katsushika Hokusai La [grande] onda presso la costa di Kanagawa, dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji, 1830-1832 circa Silografia policroma Kawasaki Isago no Sato Museum

L’onda – la Grande Onda – non è solo una. Intanto perché l’energia e il ritmo di quel segno grafico, che cavalcando gli oceani va oltre la cronologia e le mode per approdare in occidente, diventa anche simbolo.
Il simbolo di una cultura raffinatissima che ha influenzato le arti visive del suo tempo e ancora oggi esercita un fascino inossidabile.

Dell’opera di Katsushika Hokusai (1760-1849), l’interprete più versatile dell’ukiyoe (letteralmente “immagini del Mondo Fluttuante”) si è più volte parlato, anche in occasione di varie mostre che lo hanno visto protagonista, talvolta (come lo scorso anno a Palazzo Reale di Milano) associando il suo nome a quello di altri due grandi maestri: Hiroshige e Utamaro.

Anche allora, come per questo nuovo appuntamento al Museo dell’Ara Pacis di RomaHokusai. Sulle orme del Maestro – la curatela è affidata all’esperta Rossella Menegazzo, docente di Storia dell’arte dell’Asia Orientale e di Arti visive, spettacolo e design dell’Asia Orientale all’Università degli Studi di Milano.

Ma per tornare alle onde… Le due versioni che si possono ammirare all’Ara Pacis introducono alla riflessione sulla riproducibilità dell’opera stessa che, nel caso dell’ukiyoe, è affidata alla tecnica xilografica.

Nella sua lunghissima carriera (circa 70 anni) Hokusai realizzò tremila xilografie policrome, duecento libri illustrati e circa mille dipinti, oltre a centinaia di disegni e schizzi preparatori.

All’epoca, come spiega Menegazzo nel testo del catalogo pubblicato da Skira,

“il processo creativo di stampe policrome prevedeva la presenza di un’équipe specializzata di cui faceva parte l’artista che preparava il disegno, ma non solo: vi era l’editore, senza dubbio la figura più importante, che sosteneva economicamente il progetto, ne definiva la forma e la dimensione e immetteva l’opera nel mercato; l’intagliatore, dalla cui abilità nel riportare sulla matrice di legno di ciliegio le linee del disegno dell’artista dipendeva gran parte della qualità finale della stampa, e lo dimostrano le lettere rimaste di alcuni artisti che richiedevano all’editore l’uno o l’altro intagliatore per la particolare bravura nell’incidere i nasi o i capelli di beltà; e non ultimo lo stampatore, che inchiostrava la matrice, una diversa per ogni colore proposto dall’artista a completamento dell’immagine, ottenendo secondo la sua sensibilità effetti di sfumato (bokashi) nel colore o di goffrato con la sola pressione della matrice a secco sul foglio.”

La mostra raccoglie 200 opere tra silografie policrome e dipinti su rotolo (per motivi conservativi si è deciso di attuare una rotazione) provenienti da collezioni istituzionali come Chiba City Museum of Art, Uragami Mitsuru Collection e Kawasaki Isago no Sato Museum, oltre che dal Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova.

Attraverso cinque sezioni vengono approfonditi i grandi temi ripresi anche in occidente, attraverso la scoperta pionieristica del Japonisme di Edmond de Goncourt: dalle vedute paesaggistiche (MEISHŌ: mete da non perdere) con i due rotoli dipinti con il Monte Fuji (Monte Fuji all’alba di Hokusai e Veduta del monte Fuji nel piccolo sesto mese del suo allievo Totoya Hokkei) e le straordinarie architetture di Keisai Eisen di cui sono esposte tavole anche nella sezione Beltà alla moda.

Nato in una famiglia di samurai, Eisen si dedicò prevalentemente all’arte firmando anche le bellissime serie di stampe erotiche e di bellezze femminili in cui l’eleganza del tratto e la vivacità cromatica lo rendono un interprete di grande qualità (fu molto amato anche da Van Gogh che copiò più volte la figura di una cortigiana).

A questa sezione appartiene anche il Ventaglio dipinto con una cortigiana in parata a Nakanocho dipinto da Hokusai nel 1803 ca. delle collezioni del Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone.

Permeate di referenze simboliche anche le opere di Teisai Hokuba, tra gli allievi più importanti del maestro giapponese, di Gessai Utamasa e Shinsai.

Alla sezione Fortuna e buon augurio seguono le altre due: Catturare l’essenza della natura e Manga e manuali per imparare dove gli autori si cimentano nella realizzazione di opere dal carattere umoristico-caricaturale, ma anche lirico-descrittivo.

Per la prima volta, tra l’altro, sono esposti undici rotoli dipinti di una serie di dodici, firmati da Hokusai con figure di saggi e immortali, oltre a immagini del repertorio del teatro kyōgen.

Di Katsushika Hokumei (attiva tra il 1804 e il 1830), di cui è attestato il ruolo di rilievo nello studio di Hokusai, benché di lei si abbiano scarse notizie biografiche è esposta, infine, la Beltà stante.

Su un rotolo di carta è raffigurata una giovane donna non sposata con l’iscrizione:
Potrà forse esservi uomo il cuore non ceda al fascino di un femmineo sorriso e alla melodia delle tre corde?”.

All’estrema sobrietà della giovane geisha coincide un’implicita sensualità: una melodia silenziosa che va al di là del tempo.

Info mostra

  • Hokusai. Sulle orme del Maestro
  • A cura di Rossella Menegazzo
  • 12 ottobre 2017 – 14 gennaio 2018
  • Museo dell’Ara Pacis, Roma
  • promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con il supporto dell’Ambasciata Giapponese
  • organizzazione MondoMostre Skira e Zètema Progetto Cultura
  • www.arapacis.it
  •  info.arapacis@comune.roma.it
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Manuela De Leonardis (Roma 1966), storica dell’arte, giornalista e curatrice indipendente. Scrive di fotografia e arti visive sulle pagine culturali de il manifesto (e sui supplementi Alias, Alias Domenica e L’ExtraTerrestre), art a part of cult(ure), Il Fotografo, Exibart. È autrice dei libri A tu per tu con i grandi fotografi - Vol. I (Postcart 2011); A tu per tu con grandi fotografi e videoartisti - Vol. II (Postcart 2012); A tu per tu con gli artisti che usano la fotografia - Vol. III (Postcart 2013); A tu per tu. Fotografi a confronto - Vol. IV (Postcart 2017); Isernia. L’altra memoria (Volturnia Edizioni 2017); Il sangue delle donne. Tracce di rosso sul panno bianco (Postmedia Books 2019); Jack Sal. Chrom/A (Danilo Montanari Editore 2019).
Ha esplorato il rapporto arte/cibo pubblicando Kakushiaji, il gusto nascosto (Gangemi 2008), CAKE. La cultura del dessert tra tradizione Araba e Occidente (Postcart 2013), Taccuino Sannita. Ricette molisane degli anni Venti (Ali&No 2015), Jack Sal. Half Empty/Half Full - Food Culture Ritual (2019) e Ginger House (2019). Dal 2016 è nel comitato scientifico del festival Castelnuovo Fotografia, Castelnuovo di Porto, Roma.

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