Il 4 agosto del 2012 se ne andava Renato Nicolini (Roma, 1º marzo 1942), l’architetto, il docente, appassionato di letteratura e teatro, persino attore e promotore di una compagnia teatrale alla facoltà di Reggio Calabria, drammaturgo, saggista, politico (militante PCI e poi dissidente), protagonista istituzionale (Assessore alla Cultura di Roma), intellettuale appassionato…
Fu un fantasista spericolato: diede vita all’Estate romana a partire dal 1977, aprendo a un avventuroso periodo culturale che rinnovò una Capitale in anni bui e spesso pericolosi: riuscì a proporre l’intrattenimento, democratico, gratuito, di alto profilo ma mai snob, radicalchic, di nicchia – al contrario! – coniugato alla cultura e alle arti, creando ibridazioni fertili che hanno fatto scuola anche a livello internazionale.
A livello nazionale, a Napoli, con il Sindaco Valenzi due anni dopo, fu proposta Estate a Napoli (una bella mostra fotografica e documentativa, Estate a Napoli 1979-2019. La politica dello spettacolo ai tempi di Maurizio Valenzi, è in corso al Maschio Angioino fino al 29 settembre) proprio guardando al progetto-pilota nicoliniano a Roma, che funzionò perfettamente anche nella versione partenopea e, diversamente applicata, fu poi ripresa da Antonio Bassolino.
La scelta politico-culturale di Nicolini sollevò anche polemiche e critiche di qualche giurassico detrattore che non considerava di buon occhio la pratica del cosiddetto effimero, che tale non fu mai davvero ma che si fece da subito possibilità esperienziale; dall’effimero, infatti, transitano e si affermano non solo il momento, ma l’oggetto e il soggetto, e nulla passa, cioè nulla si perde, perché resta l’esperienza positiva fatta che, come tale, costruisce una coscienza prima personale e poi collettiva. Preziosissima. Nel caso di Nicolini, ne ha costruite e fornite parecchie, di esperienze, ridando luce a una città plumbea come il piombo e permettendo una fruizione generale della sapienza e delle arti con quella leggerezza che intendeva Calvino.
Classe 1942, riformatore convinto e fedele ai suoi ideali, Assessore alla Cultura di una città complicata ma che sembrò rianimarsi nel periodo dal 1976 al 1985, è stato un motore di segni importanti come Massenzio, il Capodanno sotto al Traforo (1982) e, grazie al Beat 72, a Franco Cordelli e Simone Carella, al Festival dei Poeti di Castelporziano (1979): tutte iniziative tracciate come eventi-pilota indelebili nella piccola storia della cultura non solo capitolina.
Malato da tempo ma da tempo indomito lottatore per preservare la sua vitalità, mai piegata, e una operatività che nessuno ha potuto portargli via, riassumere la vita di quest’uomo ironico, un po’ dandy, creativo, colto e garbato, le sue trovate, il suo pensiero, le sue scorribande per Roma sui mezzi pubblici, che gli permettevano di conoscere i cittadini, la gente, e i problemi della sua città, necessita di racconto e analisi sottratti alla cronaca del momento così come a legami politici e, invece, compresi in una storia collettiva fatta di progettualità culturale, resiliente, di rigenerazione su più piani e condivisa, patrimonio di tutti e da case-study da riproporre. Oggi più che mai.
Molti sono cresciuti anche professionalmente apprezzando la trasversalità e l’apertura intellettuale, sempre sui generis e sincera di Nicolini, che ha saputo impostare una visione privilegiata ma orizzontale, non verticistica, sulle opportunità e possibilità del Sistema-Cultura romano e italiano: forse poco manageriale e monetizzata, allora – verrebbe da aggiungere, alla luce degli attuali italici sviluppi: e meno male! – ma, seppure rimodulabile in alcune sue pieghe, certamente pionieristica, fortemente originale, fertile, riuscita.
Tale operatività ha evidenziato l’importanza della Cultura, delle Arti, dello stare insieme come un collante propositivo e di crescita collettiva, (ri)creando coesione e senso di appartenenza cittadina.
Perché non prendere ad esempio?
Sull’Estate romana si legga il bel resoconto: Renato Nicolini, Estate romana, un effimero lungo nove anni, Reggio Cal.Città del Sole, ed. 2011 (prefazione di Jack Lang)
Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.
“Molti sono cresciuti anche professionalmente apprezzando la trasversalità e l’apertura intellettuale, sempre sui generis e sincera di Nicolini, che ha saputo impostare una visione privilegiata ma orizzontale, non verticistica, sulle opportunità e possibilità del Sistema-Cultura romano e italiano: forse poco manageriale e monetizzata, allora – verrebbe da aggiungere, alla luce degli attuali italici sviluppi: e meno male! – ma, seppure rimodulabile in alcune sue pieghe, certamente pionieristica, fortemente originale, fertile, riuscita.”
Ecco, io sono cresciuta all’ombra di quegli ideali, di quell’energia che ha saputo comunicare a chi l’abbia conosciuto.
Grazie di cuore per questo ricordo, cosí intenso e vero. Spero che di Nicolini scriverai ancora.
Grazie a te della testimonianza, che conferma che quanto di buono si fa per la collettività, resta ed è ricordato da molti: ora è compito nostro, di tutti, far sì che non si disperda. In tempi bui come i nostri, fare Rete e impegnarsi per rendere sempre viva quell’esperienza e difendere memoria e conquiste è fondamentale. Grazie ancora e continua a seguirci.
Che bellissimo periodo! E che esempio! Mentre frequentavo le estati romane avevo programmato l’Estate Tarquiniese. Forte dell’eco romana un successo! L’Assessore di allora ancora me lo ricorda. E lo ha ricordato anche Leandro Piccioni (compositore e pianista di Ennio Morricone), che suonò per accompagnare un film muto, mentre era ancora al Conservatorio. Un’epoca di veri comunicatori di cultura come Renato Nicolini. Grazie di averlo di nuovo ricordato.
Grazie a te, Pino. Sarebbe importante che oltre a ricordare, e giustamente omaggiare, si tornasse a lavore tutti insieme per un nuovo “rinascimento” culturale e artistico italiano. Il Paese ne ha bisogno e servirebbe moltissimo anche alle nuove generazioni, al nostro Futuro…