Report Roma Arte in Nuvola Art Fair. Un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto

immagine per Report Roma Arte in Nuvola Art Fair. Un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto

Sarebbe stato saggio chiamarla edizione zero piuttosto che prima edizione di Roma Arte in Nuvola, la nuova fiera d’arte contemporanea che ritenta l’esperienza di un’Art fair a Roma, dopo quelle di Roberto Casiraghi che, pure lui, si arrese all’evidenza.

L’evidenza è che probabilmente non ci sia bisogno di un’ennesima kermesse di settore, quando il settore tradisce tutti i suoi limiti e la profonda crisi, anche strutturale, fiscale e istituzionale; e che nella Capitale queste iniziative non vadano mai nel verso giusto per una serie di motivi; e, soprattutto, che se una nuova Art Fair si voglia affiancare alle altre in Italia, dovrebbe decisamente distinguersi e puntare su quello che le altre non hanno e fanno, magari approfittando della propria geografia e peculiarità storica e territoriale: è nella Capitale, al Centro Italia, affacciata sul Mediterraneo, multietnica…

Allora: tutto si è svolto dal 18 al 21 novembre 2021 all’EUR, alla Nuvola di Fuksas (foto 1a): che ha tanti detrattori competenti ma anche improvvisati, che a me, invece, piace assai ma, diciamolo, per una simile kermesse diventa sfavorevole se priva di segnaletica visibile interna, con percorsi incomprensibili, che “per uscire devi tornare all’ingresso per poi recarti sul retro” – si lamenta qualcuno – e per di più con “sadica mancanza di sedute e aree di lavoro e ristoro adeguate” – si lamenta qualcun altro – e un terzo piano dimenticato da tutti o quasi; allestita pure malino: con luci pessime, pannelli degli stand grossolani, non allineati, con le giunture a vista e, insomma, un probabile riuso di legni adoperati presumibilmente per il precedente evento lì (il G20).

Nel proporre una quantità di gallerie, qualche rivista e casa editrice, lo stand omaggio proprio allo studio di Architettura di Fuksas (foto 1b), alcune installazioni di artisti vari, tutto non è stato perfetto. Ad ogni modo, sin qui nulla di grave.

Però… la cosiddetta “proposta dinamica di chi mette al centro le gallerie espositrici con progetti speciali per attivare nuove connessioni tra il mercato e la ricerca artistica italiana e internazionale” è stata disattesa: c’è stato troppo e troppo male.

La bassa qualità e alcune presenze persino imbarazzanti sono state talmente tante da non poter giustificare la pur comprensibile necessità degli organizzatori – Alessandro Nicosia, ben noto a Roma e non solo; e Adriana Polveroni come Direttrice e il supporto di Valentina Ciarallo – di fare cassa coprendo le spese, perchè a tutto c’è un limite: Patric Alò, con la Laoconte di Roma (foto 2), al piano terra, insensatamente in bella mostra, rivela di non conosce né Giger Mutoid Paolo Buggiani, per tacer dei precedenti storici; accademico, scontato, onnipresente Igor Mitoraj (foto 3); al primo piano, installazione un po’ Dalì un po’ fa-tanto-climate- movement-signora-mia, per la sbriciolatura di bottiglie di plastica, di Cyril De Commarque (foto 4); di Dicò (foto 5) non… dico altro (ci hanno pensato già tutti gli altri in Fiera); e su Domenica Regazzoni… non basta Lucio Dalla a salvarla e salvarci.

Ogni anno, nel programma a lungo termine della neonata kermesse, sarà ospite un Paese straniero ed eravamo felici che questa prima edizione fosse stato invitato Israele, anche come etica presa di posizione contro nuove intolleranze, razzismi, antisemitismi; ma la mostra Israel Landscape, (foto 6) voluta dall’Ambasciata d’Israele in Italia, a cura di Ermanno Tedeschi e Vera Pilpoul, se nella minima parte fotografica ha retto abbastanza bene (il paese ha una lunga tradizione di fotografi eccezionali, molti fotoreporter altri comunque attenti al territorio e alle sue contraddizioni), nella parte dei quadri e delle sculture ha manifestato una certa pochezza: eppure gli artisti seri e bravi ci sono eccome, in questa parte del mondo, che qui in Fiera è apparsa ferma agli anni ’80…

Continuando a individuare le dolenti note, che sono state gridate ai quattro venti anche dai migliori, tra galleristi partecipanti, colleghi e collezionisti accreditati, le foto che allego credo testimonino quanto qui affermato con una critica senza preconcetti, paraocchi né timori deferenziali. Perché diciamolo chiaramente: se tutti siete venuti a me confidandomi lo sconcerto di una selezione qualitativamente bassa, evidentemente tale critica è condivisa.

Peccato, perché la città e il mondo dell’arte contemporanea avrebbe avuto bisogno davvero di un rilancio, di una “scossa per la riscossa”, come ha affermato in conferenza stampa la Direttrice Polveroni e per ora si è trattato di un calo di tensione più che di un vero sobbalzo elettrico.

I gufi – come poco educatamente Nicosia definisce chi fa obiezioni alla sua Fiera – avrebbero torto solo se si avesse avuta la certezza di un’ampia affluenza di collezionisti nazionali e internazionali e di connesse vendite clamorose: nonostante ciò che dichiarano dalla Fiera, sono tanti i rumors contrari, e i trasportatori che riportano indietro camion pieni delle stesse opere portate in Fiera, evidentemente restate invendute!

Poiché non credo sia gentile né utile sparare contro la croce rossa, indebolita anche da una opacità di un sistema fiscale nemico della produzione e del Mercato dell’Arte, mai riformato seriamente – e di cui forse si sarebbe dovuto parlare approfonditamente, a livello altissimo, in alcuni dei convegni organizzati, sollecitando concretezza istituzionale – passerei a indicare quel che ci è parso positivo, risparmiandovi l’Influencer di turno invitata – ve lo giuro! – a condurre visite guidate all’Art Fair…

Intanto i Premi, che fanno piacere a chi li riceve ma soprattutto ricompensano dei circa 4mila Euro spesi dalle gallerie per i box piccoli, e 26mila per quelli un po’ più grandi. Sono 4 quelli assegnati e 2 le menzioni speciali; il Premio The Bestofferto dalla Regione Lazio, per la migliore presentazione d’artista per stand, allestimento, comunicazione e grafica, è andato a due gallerie che operano nel Lazio, come richiesto dalla Regione (applausi!), e sono la galleria Matèria e la galleria Ex Elettrofonica (5.000 euro); menzione speciale per la galleria Burati Anderson che da Venezia ha scelto di operare nel territorio laziale; il Premio Absolute Modern per il migliore allestimento tra le gallerie di arte moderna è andato alla galleria Ferrarin di Legnago (2.500 euro); per il Premio Rock (madonnabenedetta che titolazione grottesca!), rivolto all’allestimento più originale dello stand, è stata eletta la galleria Marina Bastianello di Mestre, Venezia, apprezzata anche per l’originalità e la visionarietà dell’allestimento che gli è valso  2.000 euro.

Poi c’è il Premio Young per la migliore galleria giovane (sotto i 5 anni di attività), che Raffaella e Stefano Sciarretta, Cristina Cobianchi e Andrea Pizzi hanno assegnato – “per la cura nella proposta e il coraggio nell’allestimento, una promessa che ci fa sperare nel futuro” – ex equo alla galleria Basile Contemporary di Roma e alla galleria Talk di Bruxelles (2.000 euro). Una menzione speciale è toccata alla galleria Mazzoleni di Torino per avere aperto recentemente anche al contemporaneo.

E ora raccontiamo e indichiamo cosa ci è sembrato interessante, di qualità o da discutere, tra le 120 le gallerie espositrici italiane ed estere, tra Main section e New entries, dislocate nei 7.000 metri quadrati su vari livelli, Solo show compresi.

Liquidiamo la faccenda installazioni disseminate per l’Art Fair – scenografico, o meglio teatrale con sorpresa, il grande Kounellis all’ingresso, il cui interno, quasi un giardino segreto, con pianoforte, potevi scoprire dall’alto delle scale mobili (foto 3); elegante e minimale la serie di casette, celle o riparo, di Gregorio Botta (foto 7); facile facile Space Time, fulmine-ramo illuminato di Patrick Tuttofuoco (foto 8a), deludente anche a Milano, con la trovata grafica delle mani intrecciate escherianamente per il Vetra Building; altro in giro, tra cui la luminosa opera di Arthur Duff.

Coinvolgente, commovente, potentissima l’installazione multimediale di Pamela Diamante, a suo modo partecipata (da non vedenti) dove il tema e alla percezione della vista, e il ricordo della realtà e delle immagini, accompagna il fruitore nella riflessione sull’occupazione del cielo da parte dell’uomo, che giungerà a non farsi scrupoli di trasformarlo in un grande contenitore di stimoli visivi pubblicitari (le immagini sono reperibili nella Photogallery).

Interessante il lavoro di Davide Dileo (Torino, 1974), conosciuto come musicista, dj, compositore e scrittore, co-fondatore e tastierista dei Subsonica, e detto “Boosta”: l’installazione è però di un artista a tutti gli effetti, che ha saputo portare la sua pratica linguistica contaminata in un’opera techno-sonoro-visiva titolata La Botanica del Suono (foto 8b) e realizzata in collaborazione con OGR Torino.

foto 8b – installazione di Boosta – Davide Dileo – La Botanica del Suono – ph. Paolo Di Pasquale

Minimale e singolare l’opera di Josè Angelino, già da noi apprezzato a Palazzo Collicola: era allocato all’ultimo piano, in compagnia di altri colleghi (Donato Piccolo, Daniel González etc.), dove tutto appariva – in massima parte a causa della struttura architettonica – assai dispersivo.

Al PIANO TERRA (General Floor), molte gallerie commerciali, di tutti i livelli, con qualche apertura più attuale.

Superando dei… “gioielli da indossare”, e l’area riviste ed editoria di settore (foto 9), si trovava la galleria Marchetti  di Roma con gli anni Sessanta (molto presenti in tanti altri stand), essenzialmente di Piazza del Popolo: una garanzia di Mercato; una chicca, accanto a un Renato Mambor, era rappresentata da un disegno di Cesare Tacchi (foto 10a), con autografate indicazioni dei colori, dei materiali etc. relativi all’opera finita. Commovente, pensando alla meticolosa costruzione dei suoi imbottiti, e all’amore che ci metteva per realizzarli. Tra gli artisti di cui erano appese opere, Gianfranco Notargiacomo (foto 10b)  con le sue astrazioni: geometria, struttura e campitura, vividezza dei colori.

Per il resto, nessuna ricerca o scoperta, nessun contemporaneo più  giovane, ma tant’è…

Da Antonacci Lapiccirella Fine Art di Roma il Novecento è protagonista soprattutto su una parete dedicata a Edita Broglio; da Fabrizio Russo – ancora una galleria di Roma  – la sezione del Novecento è sempre notevole, essenzialmente italianissima, e in Fiera non si è smentita: Sironi, Dottori, Balla, Pirandello, Adolfo Wildt con Madre purissima, 1918, Medardo Rosso etc. (foto 11); decisamente molto meno rilevante la parte dell’arte più attuale; c’era però Piero Gilardi, di cui Fabrizio Russo ha inaugurato, in concomitanza, la mostra in galleria, e c’erano alcune opere di Sergio Fermariello (foto 12) dall’effetto graficizzato tipico dell’artista.

Stand quasi… chirurgico, quello della reticolare Tornabuoni (foto 13) che tra Boetti, Schifano, Biasi (uno enorme e potentissimo), Novecento d’antan, una video-installazione di Fabrizio Plessi e un Matta molto grande, bello (foto 14).

Un’opera qui, un’altra là, in alcuni casi questo piano poteva essere zona di caccia prediletta da illuminati direttori di Musei con portafoglio pieno…

Anche la galleria Accademia di Torino  (foto 15) di rosso pittata, ha portato opere importanti di Mimmo Rotella e tantissimi Achille Perilli, artista scomparso circa un mese fa (16 ottobre 2021) e di cui in Fiera impazzavano i quadri (foto 16), come nella galleria Volos, e i… prezzi.

Stratosferici gli arazzi alla galleria Verolino di Modena (foto 17), che meriterebbe un articolo a parte per la sua coraggiosa scelta di dedicarsi a questa cosiddetta arte minore: nella tradizione familiare l’attività si è occupata di tappeti e arazzi antichi, per poi affacciarsi sul contemporaneo e dare continuità alle scelte galleristiche con arazzi ma di artisti più recenti.

foto 17 – stand Galleria Verolino – arazzi di Calder e di E. Cucchi – ph. Paolo Di Pasquale

In Fiera, oltre pezzi più… mainstream – di Calder e di Max Ernst (foto 18) questo davvero sensazionale! (La ville entière, 1975) abbiamo potuto godere delle colorate e geometriche strutture di David Tramlett (foto 19), della magnifica composizione di Enzo Cucchi (foto 20) accesa di colori, con intreccio in rilievo e differenti strutture e rese del filato.

La collaborazione con gli storici Ateliers Pinton Francia ha reso possibile queste meraviglie, che non rifanno opere pittoriche ma interpretano, semmai, la pittura come linguaggio traducendolo nella grammatica della tessitura. Costano come quadri…, hanno ancora un collezionismo d’elite ma che soddisfazione possedere e mostrare uno di questi grandi capolavori di siffatta qualità!

I pannelli esterni accoglievano altre opere tra cui uno sgargiante arazzo di Mimmo Paladino (foto 20), più accattivante e potente di molti suoi quadri, e un… nero, in corda e poliestere, di Arthur Duff (foto 21).

Uno stand ha unito idealmente Firenze, Venezia e Trieste mettendo insieme tre differenti gallerie – Frittelli,  Michela Rizzo e MLZ Art Dep  (foto 23) – che, tra Camilla Alberti, Claudio Costa, Hamish Fulton, Paolo Masi, Libera Mazzoleni, Ugo Nespolo, Carol Rama non hanno avuto timore di collaborare né della concorrenza che avrebbero potuto farsi: chapeau.

Curiosa è stata la scelta della Nuova Pesa (foto 24) che, tra le opere esposte, si è inserita con una carrellata di immagini fotografiche con la storia dello spazio espositivo, di fatto celebrando gran parte dei suoi protagonisti e la stessa galleria.

foto 24 – stand galleria Nuova Pesa, Roma – ph B. Martusciello

Dello Studio Raffaelli, tra varie immancabili polaroid e tele emulsionate di Mario Shifano, spiccava un’opera di Carlo Maria Mariani (foto 25) artista postmoderno, protagonista dell’Anacronismo e pittura colta mossa dal concettualismo, e scomparso a New York, all’età di 90 anni, il 20 novembre, proprio durante lo svolgersi della Fiera.

foto 25 – stand Studio Raffaelli con opera di Carlo Maria Mariani.

Mazzoleni ha indossato i panni di un’ammiraglia: con Capogrossi, Paolo Cotani, Victor Vasarely (foto 26) del quale si sono viste altre opere anche in diversi stand, oltre a quelle di Biasi e Costa – e, premiata dalla Fiera per una apertura all’arte più attuale, in quest’ambito ha portato anche una serie di opere di Marinella Senatore tra cui un grande quadro dai toni del giallo che invita(va) alla… danza (foto 27).

Salendo al PIANO SUPERIORE, le cose si complicano, in assenza di gallerie internazionali, molte italiane note e accreditate e scarseggiando il coraggio delle proposte espositive da parte di realtà che ci saremmo aspettate migliori. Ma tant’è.

In Fiera è mancata la presenza rilevante di solide e accreditate realtà napoletane; tra le poche in rappresentanza: Shazar Gallery (foto 28 e 29), che ha scelto solo artiste donne per il suo stand e ha confermato la sua temeraria politica culturale che, oltretutto, sa ben coniugare artisti del territorio e internazionali. Andrea Ingenito (foto 30) ha mescolato storici (Schifano, Fioroni, de Chirico, Gianni Dova, Lello Masucci) e più giovani presenze (foto 31: Vittorio Campana, buon lavoro fotografico… composito) e, per la scelta Pop di dipingere una parete rosa shocking con posizionato un comodo divano bianco a contrasto, è stato tra gli spazi più fotografati e ringraziati per la cortesia di una seduta a disposizione del pubblico, data – come già detto – l’insensata mancanza quasi totale di confortevoli posti di sosta.

S.T. Senza Titolo (a Roma ma molto presente anche Online) aveva uno stand pienissimo di opere e gioiellini editoriali (foto 32): foto (ma anche manifesti originali e libri rari) tra cui spiccavano (ora li trovate anche su Sito!) inediti still life floreali di Isabella Ducrot (foto 33) ritratti scattati da Elisabetta Catalano, Paola Agosti, Massimo Piersanti, Giorgio Colombo, Dino Pedriali, Tazio Secchiaroli, Ugo Mulas, Caio Garrubba, Tano D’Amico; e foto di Ferdinando Scianna, Mario Carbone, Franco Pinna; di quest’ultimo c’era una delle sue famose immagini delle prostitute e dei clienti al Mandrione, del 1956, ma questa versione in particolare vede i volti dei personaggi celati da una pecetta nera e nel retro della foto una scritta che raccomanda di mettere alle persone immortalate “la mascherina” (foto 34): non una censura ma, al contrario, la volontà – probabilmente della direzione di Redazione dove il servizio sarebbe stato pubblicato – di celare l’identità di cliente e sex worker per salvaguardarne l’onore (oggi diremmo: la privacy)

La già citata e premiata galleria Marina Bastianello, di Mestre, Venezia, ha focalizzato l’attenzione su Matteo Attruia (sorprendenti le sue tazzine per la illy Art Collection del 2019!), artista che attraverso una prassi apparentemente giocosa, un’attitudine al rebus e a una serie di rimandi e, insomma, sotto una leggerezza ariosa delle opere, spesso con l’apporto di parole, accompagna per mano dentro una complessità estetica ed etica proponendo un punto di vista altro e alto sulla realtà, anche quella dell’arte (foto 35).

immagine per Report Roma Arte in Nuvola Art Fair. Un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto
foto 35 – stand Marina Bastianello, Mestre – Matteo Attruia – ph. Barbara Martusciello

Prometeo Gallery – Isa Pisani  ha esposto, tra gli altri artisti, Ruben Montini (1986, Oristano; vive e lavora tra il Lago di Garda e Milano), che pratica la performance e crea opere articolate ove la parola, messaggi, il linguaggio, si fanno fortemente visivi, e comunicativi, segni che assumendo ruolo intimo ma non privato, sono rilevanti – e condivisi –  per riportare questioni queer, d’identità, sessualità e sociali attraverso una forte critica (sulla propria pelle: letteralmente); ma le rivendicazioni sono avvolte, specialmente con le opere cucite, ricamate, tessuti, da apparente normalità e talvolta leggerezza (foto 36)

foto 36 Ruben Montini – ph. B. Martusciello

Moltissime le gallerie romane che sono preminenti in questa Fiera…

Oltre alle premiate galleria Matèria (foto 37a), con la centralità della scultura di Stefano Canto (foto 37b), essenziale dimostrazione che povero non è sinonimo di pochezza, e la galleria Ex Elettrofonica (foto 38), segnaliamo Magazzino, anche solo grazie alla meravigliosa, essenziale, poetica e concettualistica Rugiada di Massimo Bartolini; e la Galleria Gallerati, nota per i suoi approfondimenti sul linguaggio fotografico; in Fiera ha proposto la personale di Claudio Orlandi, autore che usa la fotografia per restituire panoramiche con attenzione alle trasformazioni del territorio naturale e alle questioni climatiche ma con uno sguardo anche alla composizione e alle geometrie del paesaggio. In Fiera ha allestito alcuni scatti della serie Ultimate Landscape (foto 39) – corredate da un poderoso libro-catalogo –, su cui lavora da decenni, che tratta del riscaldamento climatico che sta consumando i ghiacciai attraverso una mappatura dei ghiacciai protetti da km di teloni protettivi – quasi come fossero sudari, o marmorei panneggi classici con una loro paradossale, inquietante bellezza – usati per tentare di preservarli. Oltre alle foto, uno di questi teloni è allestito a guisa di prova, come installazione sui pannelli esterni dello stand.

La giovane pittura: non se n’è vista molta, ma quella proposta ha tentato  qualche picco di originalità.

Veemente, vorticosa, fluida, paesaggistica, interiore, visionaria, quella di Alice Faloretti (classe 1992, di Brescia) da Francesca Antonini (foto 40); cromaticamente intensa, dalla figurazione caustica e sgarbata quella di Pietro Moretti (classe 1996, di Roma) da 1/9unosunove (foto 41a, 41b); più distesa ma evocativa di questioni femminili connesse alla vulnerabilità – e all’ostilità di una società misogina – quella di Romina Bassu (foto 42) allo Studio Sales di Norberto Ruggeri; infine, affresco di metaverso (tema caro al suo autore) quella di Miltos Manetas per Valentina Bonomo, nel cui stand (foto 43) erano esposte anche opere di Carla Accardi, Ra di Martino e Julian Opie, abbastanza proposto in questa Fiera.

Ancora Roma e ancora pittura da Andrea Festa Fine Art pure di Roma (foto 44a, 44b, 44c), con uno squadrone di artisti – Danny Avidan, Sinéad Breslin, Seline Burn, Carlos Casuso József Csató, Ania Hobson, Nick Hoover, Martin Lukáč, Sola Olulode, Kottie Paloma,| Andreas Zampella – in uno stand che, bene allestito, apre una panoramica multiforme.

Insomma: sin qui, in questo piano ogni possibile collezionista avrebbe potuto trovare pane per i suoi denti, dato che… con la cultura ci si può saziare, ma avrebbe dovuto trovare qualità certa e qualche solidità di mercato.

Gilda Lavia ha focalizzato la proposta su Mario Giacomelli (foto 45), in mostra attualmente anche nella sede della galleria, nel quartiere San Lorenzo a Roma, e della quale abbiamo scritto qui. Sul nero, quelle foto così particolari parevano retroilluminate: una gioia!

foto 45 -stand Gilda Lavia, Roma – mario Giacomelli – ph. B. Martusciello

Tra le altre proposte fotografiche, abbiamo apprezzato la pittorica proposta floreale di Mathilde Nardone (foto 46), che giocava in casa, nella galleria di famiglia, a La Louvière in Belgio ma che si è meritata la parete che ha occupato, con raffigurazioni generose, seduttive ma con qualcosa di malinconico e freddo tanto da richiamare il genere della Natura Immobile di storica derivazione (Seicentesca, dei Paesi Bassi) sempre in odor di… Vanitas.

foto 46 – Galleria Nardone -Mathilde Nardone – ph. B. Martusciello

Non dimenticando di citare Azimut Libera Impresa, un colosso dove il contemporaneo è d’annata, e da lasciare senza fiato Mario Schifano con una sua enorme pittura-pittura e Alighiero Boetti anche con un raro libro-oggetto azzurro (foto 47 e 48), e Mucciaccia Contemporary (foto49), di cui apprezziamo la scelta di Andreco, artista dalla poetica complessa e profonda pur se conformata in modo gradevole, geometrico e apparentemente facile, che indaga il rapporto tra Uomo e Natura, tra ecosistemi urbani e paesaggi naturali, di cui scrivemmo, chiudiamo con Carta bianca (foto 50a e 50b): un campionario di opere-copertine realizzate ad hoc da 49 artisti per “Vogue Italia”, un ambizioso progetto di Valentina Ciarallo che porta l’arte, in versione ridotta, verso una fruizione più ampia partendo, appunto, da una pagina bianca.

La Fiera si è chiusa, il bilancio è come un bicchiere che si può vedere e considerare mezzo pieno o mezzo vuoto…

Prendo in prestito le parole di Giancarlo Politi: “L’Italia dell’arte della grande moltitudine e da reddito di cittadinanza è in ArtePadova, non a Miart o Artissima”; ed era a Roma, in questa prima edizione in… Nuvola; restiamo in attesa di nuovi sviluppi e assestamenti per il 2022.

+ ARTICOLI

Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.