Distretti, rigenerazione urbana e ri_generazione culturale. Roma colonia dei barbari.

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ex Manifattura Tabacchi, Firenze

È di questi giorni la notizia che a Torino partiranno altri due cantieri di rigenerazione urbana e culturale, a Stupinigi e alla ex Manifattura Tabacchi.
Perché prima viene la cultura, poi l’edilizia conseguente e armoniosa.

Bisogna sapere che Torino ha risolto i problemi di alcune periferie, sul serio, anni fa, con collettivi di curatrici, curatori, artiste e artisti coinvolgendo cittadini, commercianti, imprese e operatori di ogni disciplina: quando la politica la faceva gente preparata e visionaria, non i burocrati e nemmeno i politicanti.

Le città d’arte, d’altronde, le hanno fatte artisti e governanti – per ultimi proprio i fascisti, duole dirlo ma è così – e ancora oggi, dopo millenni, attraggono milioni di viaggiatori, migliaia di investitori e generano condizioni di vita e accoglienza dei cittadini che si nutrono di eros delle forme, non di vanagloria delle firme. Non solo.

L’arte pubblica oggi, dalla Germania agli Stati Uniti, produce miliardi. E sono soldi che innervano le economie di tutti, mica degli artisti, e risolvono problemi di inclusione e povertà, oltre che di nuova impresa e nuovo lavoro.

La rigenerazione urbana noi la chiamiamo “culturale e umana” sin dal 2011 quando, con l’economista Michele Trimarchi (caro amico e complice, cofondatore della nostra vecchia Arteprima, oggi membro del mio Advisory Board e partner in mille operAzioni), scrivemmo un progetto di Distretto culturale di nuova generazione per le vecchie e le nuove generazioni: la creazione di un habitat aperto, ibrido, contagiante e condiviso attorno a simboli identitari vecchi e nuovi da scoprire con cittadini e artisti.

Perché questo fa l’arte, non è un orpello decorativo, non sono fiori ai balconi o street art che indorano le gabbie, ma dispositivi di senso, arricchimento estetico (non cosmetico), identità e aggregazione.

Il progetto, presentato a Sindaco e Giunta a cui è seguita una risposta evidentemente mai giunta… prevedeva (in ogni senso) la riqualificazione della vecchia fabbrica di Barilla a Matera, abbandonata da anni già da allora, e la sua rianimazione con residenze fisse e temporanee di artisti, artigiani, commercianti, massaie, calzolai, banchieri, studenti e imprenditori che quotidianamente si confrontassero e lavorassero insieme su ogni tema di innovazione sociale, ambientale, produttiva, educativa ed economica partendo dalla trasformazione urbanistica e umanistica.

Come fanno a Linz dal 1979 all’Ars Electronica Center, ad esempio, o in altre città negli ultimi dieci anni. Qui potete leggere diversi esempi nel mondo.

Con la Martusciello, anche lei stanca di una città barbara… abbiamo pensato di proporre e aggiornare un modello Roma, già distretto culturale in sé, centro di arte e arti a cielo aperto da millenni, che coinvolga ogni cuore pensante della città.

Ovviamente la nostra idea di ricucitura e riscoperta delle varie identità romane pervade città e territorio così come avevamo pensato per Matera, senza chiudersi in un solo luogo, scegliendo un alveo fisico comunque necessario al lavoro e al confronto quotidiano: un Coworking ante litteram allargato al mondo.

Era il 2011.

Dopo aver visitato i Distretti culturali tedeschi proprio nel 2011, Lipsia in primis, avevamo compreso che sarebbero stati la matrice per il futuro.

Infatti a New York e Miami hanno risolto problemi enormi, a Berlino hanno resuscitato la città, a Linz amministratori, artisti e scienziati operano nello stesso luogo, e così via.

Per non parlare della sola arte pubblica, connessa allo sviluppo sociale, economico e territoriale, al qual proposito qui potete leggere cosa succede nel mondo evoluto.

Mentre in Italia, con le eccezioni di OGR e Mirafiori a Torino, ex Manifattura Tabacchi a Firenze e Borgo dei Vergini al Rione Sanità a Napoli, si stanno svegliando tutti ora.

Che è un bene, intendiamoci, ma le mode sono una cosa, altro invece sono le visioni che provengono da analisi e pratiche quotidiane ventennali perché garantiscono qualità e creazione di valore per sempre.

Le chiamavano competenze e hanno conservato un mondo intatto nelle mani dei frettolosi innovatori che però non possono innovare se non conoscono le leggi dell’Art Thinking, le dinamiche neuronali alimentate dai dispositivi di estetica. A proposito di prove scientifiche che tutti chiedono.

A Roma cosa succede? Per la rigenerazione e la trasformazione urbana sono stati scelti i soliti noti, milanesi e anche impreparati, buoni solo per la retorica dei boschi verticali che in natura però nascono orizzontali per un motivo biologico, non a caso, oppure capaci solo di immaginare primule mentre la gente moriva per il Covid.

Disse bene Draghi: non è tempo di primule ma di cultura e consapevolezza. E anche in questo caso, e qui, ci eravamo espressi sul tema.

Il capitalismo relazionale al ribasso – nella Capitale – genera mostri, ma tanto l’importante è tirare a campare, come sempre. Non durerà, per fortuna ogni tanto, come abbiamo visto, la verità chiede il conto.

A noi va bene così, ci mancherebbe, ma potrebbe andar meglio per tutti. Molto meglio. Innanzitutto se Roma non si facesse colonizzare sarebbe già un passo avanti, visto che Roma è la città dell’arte relazionale e dei primi esperimenti di collaborazione tra cultura e cittadini, vedi il Mandrione. E poi perché qui ci sono eccellenze vere in termini di arte e architettura, urbanistica e sociologia, cultura teorica e pratica.

L’idea della critica d’arte Barbara Martusciello e mia è quella di chiamare a raccolta tutte queste esperienze, visioni e competenze, mapparne le idee e rimescolarle in modalità aperta, art thinking oriented, brain storming continuo e, soprattutto, trasformarle in simboli e archetipi contemporanei per farne emergere i semi istitutivi, in modo che siano leggibili e fruibili a tutti diventando forme su cui riflettere insieme.

La vera partecipazione è emotiva, non fisica, perché l’inconscio collettivo è molto più sincero dei sondaggi cognitivi, ormai falliti ovunque. La parola traduce il 7% di quello che sentiamo, l’immagine intelligente il 95%. La differenza è enorme.

D’altronde, come diceva Munari, il pensiero pensa, l’immaginazione immagina.

Intanto ad agosto fate delle vacanze non vacanti, visitate i Distretti europei e vedrete che scoperta quotidiana. Si chiamano distretti ma allargano la visione.

immagine per Bruno Munari

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Nato Matera, laureato in Scienze politiche nel 1989, dal 1990 al 2000 è Direttore delle Risorse Umane in tre diverse multinazionali (Montedison, SNIA e Ace Int.l). Oggi è un Contemporary Art Consultant e Cultural Projects Curator e si occupa di arte da parete e arte da processi: arte da collezione a beneficio di privati, appassionati e collezionisti, arte come pratica e approccio progettuale art thinking oriented per imprese di ogni genere, istituzioni e rigenerazione culturale, urbana e territoriale.

Come Art Consultant in_forma e supporta le scelte di collezionisti, acquirenti e appassionati di arte contemporanea nella selezione di opere d’arte di ricerca e di alta qualità, nell’analisi del miglior rapporto qualità prezzo e nella progettazione di intere collezioni, in Italia e nel mondo.

Come Cascino Progetti si occupa di strategie, ideazione e realizzazione di contenuti, interventi temporanei, installazioni permanenti, inserimento di arte e artisti a monte dei processi di ogni tipo di azienda e attività, di rigenerazione culturale e urbana di città, borghi, territori e paesaggio (insieme al mio Advisory Board e ai miei Partner che si occupano di heritage management digitale, architettura, design, economia della cultura e diritto societario).

È stato ideatore, promotore e co-autore del Manifesto Art Thinking siglato al MAXXI a Giugno 2019 insieme a scienziati, artisti, imprenditori, architetti, ingegneri e professionisti di ogni genere. Tra le altre cose ha ideato e curato la prima e la seconda edizione del Premio Terna per l’arte contemporanea con Gianluca Marziani (2008-2009). È stato membro della Commissione dei quattro esperti della Regione Puglia per il Piano strategico per la cultura (2016-2017: riallocazione di 480 MLN di Euro), ideatore e curatore del progetto Matera Alberga per Matera Capitale Europea della Cultura 2019, curatore di diversi progetti culturali per ENEL, Deutsche Bank, Helsinn, SAS Business Intelligence, UBI Banca, Bosch Security System, Fiera Milano, Macro Roma, MAXXI, Comune di Roma, Comune di Matera e altri.

Ha insegnato Organizzazione del Mercato dell’Arte e Progettazione culturale per i Master del Sole24Ore e della RUFA (Roma University of Art), e visiting professor di alcune università italiane e americane. Infine si occupa anche di education & edutainment; progetta e realizza workshop e webinBar sull’arte e la sua relazione con la psiche, sui benefici per l’intelligenza degli individui e la crescita e lo sviluppo di sistemi, territori e imprese. Scrive per Art a Part of Cult(ure), magazine on line inserito nel Codex dell’ADI (Associazione Design Industriale) per le valenze culturali del format, dove cura una sua rubrica su arte, evoluzioni ibride e mostre nel mondo, chiamata I racconti del Cascino.

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