Immagini, oggetti e l’errore. Da Furini Image/Object

Le immagini spesso possono trarre in errore menti abituate a facili soluzioni estetiche, l’osservare e il vedere diventano motivo di riflessione ed oggetto a se stante da prendere in esame.
Dall’industriale al domestico, dal design all’architettura queste le fonti dell’esposizione collettiva che apre la nuova stagione della galleria Furini Arte Contemporanea e che è curata da Tim Ellis (Chester – 1981, vive e lavora a Londra): IMAGE/OBJECT colpisce e ci interroga.
La mostra descrive il modo di vedere particolare di un gruppo di artisti – il cui lavoro offre una comprensione dello spazio fisico come immagini concettualmente costruite.
Il rapporto tra immagine e oggetto viene così messo in discussione permettendo a qualcosa di simbolico di apparire.

Al centro della sala espositiva con forza inaspettata si staglia Sam Plagerson e il suo Natural Beauty un’immagine tridimensionale di faraglioni apparsi in una nota campagna pubblicitaria di Dolce e Gabbana. Plagerson elimina il superfluo e la bellezza naturale viene messa in mostra su un piedistallo giallo ed invadente che ne ricalca tono e potere simbolico. Ci si deve posizionare esattamente esattamente al centro per coglierne la forza completa, ed è proprio questo il punto più intrigante ed affascinante di quest’opera, che colpisce per l’accostamento di forme e colori ritagliati in un’inquadratura.

Un coltello, una dentiera o un apparecchio acustico come status symbol, di una classe politica spietata, sono le figure che popolano i foulard di Pio Abad, filippino di formazione inglese. L’opera fa parte della serie Mira VII e si riferisce al personaggio di Miriana Markovic, detta anche Mira, moglie del ex dittatore serbo Milosevic, sua influente consigliera, così potente da essere chiamata durante gli incontri con Clinton dal marito. Dopo la morte del dittatore, vive in esilio in Russia . L’ostentata ricchezza del foulard raccontata e descritta minuziosamente nelle pagine delle memorie di Mira Night and Day, di cui abbiamo un estratto sul muro accanto. Tramite le abitudine della first lady ci viene così riconsegnata l’immagine di una dittatura dai tratti e dalle abitudini marcatamente occidentali.

Tim Ellis e Luey Graves puntano invece su quella che è l’illusione delle forme con oggetti recuperati ,veri e propri ready made – assemblati e destinati a nuovo uso. Trasparenti al loro significato originario rinviano oggi ad oggetti esoterici e religiosi giocando sulla curiosità e sulla manipolazione della percezione come in Plaque o in Source dove il legno si tramuta inaspettatamente in vetro.Immagini pittoriche che come in Cave, di Luey Graves, ricordano erbari e bestiari, ma che osservati attentamente scoprono piccole figure antropomorfe,a tratti grottesche,perse nel gioco di una tridimensionalità scontata.

La nostra mente, quindi, attraverso la visione, cerca un continuo significato, una funzione ed un senso specifico. A dimostrazione evidente di questo concetto e come simbolo rappresentativo dell’intera esposizione, potremmo prendere in esame A Stand di Luey Graves dove la la natura è rappresentata intenzionalmente come non viva. A Stand ricorda ad un primo impatto una sedia ma in realtà è la rappresentazione di due trucioli di legno ingranditi.

Lo sfondo piatto senza nessuna prospettiva suggerita ci rende chiaro che quella visione è motivata dalla necessità dello spettatore di dare un significato a quello che vede, trovare una funzione, un significato a tutti i costi.

Con Rupert Norfolk in Fragments, parti di un cancello perdono tutta l’usuale funzionalità divenendo elemento grafico ed estetico di sconvolgente effetto. Norfolk va contro ogni regola del design regalandoci un nuovo elemento sublime e delicato.

Nel lavoro di Ian Monroe – dove si trova un’affannata e quasi ossessiva ricerca di percorsi e vie di fuga in una tridimensionalità altra, come una dimensione immaginaria, un continuo scavare -, improvvisamente alcuni elementi bidimensionali bloccano il flusso del movimento fermando lo spettatore che non potendo procedere ulteriormente perde di prospettiva e spazialità.

Poi torniamo ancora a Rupert Norfolk con Circuit: qui, l’utilità di un oggetto diviene simulazione; infatti, plastica e acrilico formano circuiti in cui la bellezza estetica è ricavata dai materiali e dal rigore formale degli elementi.

Infine, abbiamo Mark Plagerson con i due lavori che compongono The Circle Jerks (The Circle Jerks e The abrasive wheels, 2012). Legato alla vita di strada, alla città e all’idea dell’attraversare uno spazio e saperne cogliere alcuni particolari, quest’opera simula lo slang metropolitano in cui del metallo ci rimane solo l’impronta, nei calchi ottenuti da cartoni da imballo, ritagliati, intagliati e assemblati si intravedono lettere cubitali, simboli che richiamano la segnaletica stradale, così come le strisce di carta nella parte inferiore, come fossero suggestioni di affissioni di cartelloni pubblicitari, come li percepiamo noi in strada quando vedendoli di sfuggita ne cogliamo solo certi elementi regalandoci un’istantanea perfetta.

Forme e variazioni di prospettiva contribuiscono quindi a stupire un osservatore abitudinario in una collettiva in cui la scelta dei materiali rivela sempre qualcosa di più profondo e meditativo. Il corpo assume la valenza di catalizzatore di sensazioni e stimoli, emotivi e cognitivi. Il Simbolo può apparire come semplice intuizione, rinviando ad automatismi inconsci.

I punti di vista analizzati contribuiscono sempre a descrivere un Altrove dove ci è permesso entrare solo attraverso la giusta angolazione.

Ora, qualche nota a margine: in un periodo di crisi istituzionale che va ad intaccare gli usuali circuiti del sistema-arte, andando a colpire le piccole gallerie così come le grandi istituzioni, la Furini Arte Contemporanea viene riconfermata anche questo anno ad Artissima a Torino. Molti degli artisti citati fanno parte della collezione di Saatchi. Tim Ellis ed altri entrano a far parte della selezione dei 100 pittori stilata per il 2013 e che uscirà nel 2014.

Il cursore diretto sulle immagini visualizzerà le didascalie; cliccare sulle stesse per ingrandire.

Info mostra

  • IMAGE/OBJECT
    Pio Abad, Tim Ellis, Luey Graves, Ian Monroe, Rupert Norfolk,  Mark Pearson, Sam Plagerson
  • Curated by Tim Ellis
  • Dal 27.09 al 15.11.2013
  • galleria Furini Arte Contemporanea
  • Via Giulia 8, 00186 Roma
  • T. +39 06 89162845; info@furiniartecontemporanea.it
  • Orari di apertura: mercoledì-venerdì 15-19 / sabato 15,30-19,30 e su appuntamento

 

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Ilde Cavaterra è nata a Roma dove vive e lavora. Laureata in Lettere e Filosofia, si interessa di cinema e arte contemporanea di cui scrive collaborando con art a part of cult(ure).

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