Focus on-Sicilia. 10 anni e non li dimostra: intervista a Francesco Pantaleone

lovett_codagnone, “Party with us”, neon rosso e suono, 150x38cm
lovett_codagnone, “Party with us”, neon rosso e suono, 150x38cm

Costante, determinato, ma anche effervescente ed entusiasta, Francesco Pantaleone si può considerare certamente tra i più interessanti galleristi siciliani, capace negli anni di ritagliarsi un ruolo significativo nel sistema dell’arte isolano e non soltanto.
Chiusa la mostra  Party with us. Ten years after (in corso dal 27 settembre al 15 dicembre 2013) – curata da Valentina Bruschi –, che ha festeggiato la prima decade della sua attività, Pantaleone ci racconta qualcosa in più di quest’ultima esperienza, ma anche della sua storia e delle sue aspettative future.

La mostra Party with us. Ten years after ha segnato il traguardo dei dieci anni della tua attività di gallerista e probabilmente, insieme con l’apertura della nuova sede espositiva ai Quattro Canti, rappresenta anche l’inizio di una nuova fase del tuo progetto di Galleria. E’ così?

“Ogni progetto in realtà rappresenta per me sempre un traguardo ed un nuovo inizio e Party with us  non fa eccezione. Ogni progetto è un microcosmo, un concentrato di gesti, parole, legami, stimoli. A volte alla fine resto sfiancato! Ma è grande l’entusiasmo iniziale e la soddisfazione alla fine. Forse in questi anni è stato anche grazie a questo approccio alle cose che sono arrivato sin qui. Per il futuro c’è davvero molto in cantiere, occorrono tenacia, tanto impegno e voglia di divertirsi.”

Questa mostra è stata evidentemente un ritratto, un racconto di incontri, legami non solo professionali, ma anche personali. Forse l’opera che rende ciò più esplicito è quella di Liliana Moro. Mi piacerebbe che mi parlassi di questo suo ultimo intervento Site Specifc.

“Liliana Moro, oltre ad essere un’artista straordinaria che stimo immensamente, è per me una persona molto speciale. Insieme a lei in questi lunghi anni condivisi ho potuto conoscere meglio il mondo dell’arte e anche me stesso. La sua integrità intellettuale mista alla sua forza ed una inaspettata tenerezza la rendono una persona rara. Il tatuaggio/opera ha un significato molto profondo, che travalica persino la mia stessa intenzione. Da tempo pensavo alla possibilità di portare sulla mia pelle un segno che fosse in qualche modo significativo di un sentimento, ma molto di più di un cambiamento. Si tratta di un gesto forte, inedito e indelebile, su un media piuttosto insolito, cioè un corpo umano (in questo caso il mio). E’ la sintesi di una ricerca che ha la sua matrice nei disegni preparatori per la scultura Underdog (2005), in cui si condensava un’intensa ricerca sulla natura umana e le sue varie sfaccettature. Quest’ultimo lavoro va oltre, ed è legato al movimento che solo il corpo umano che la accoglie può arrecare, scatenando quindi un’inaspettata riflessione sulla mortalità dell’opera, che segue non più la via dell’immortalità quanto piuttosto la fragile e terrena condizione umana.”

Ho trovato molto interessante anche il progetto outdoor che correda la mostra, ovvero la scelta di espandervi al di là dello spazio fisico della galleria per coinvolgere luoghi non deputati all’arte (bar, negozi etc.); come sono stati scelti questi posti e che tipo di relazione esiste fra loro e le opere in essi esposti?

“L’idea di condividere le opere con la città è una cosa che avevo in mente da tempo, mi piace pensare ad una fruizione accessibile anche per chi non è un frequentatore abituale delle gallerie e dei musei. Ho sempre creduto nel fatto che l’arte è curiosità. In quanto ai luoghi ho seguito una sensazione intima, nel senso che tutti hanno una connessione con la mia familiarità, per ciascuno conservo una memoria, questo perimetro di città mi è davvero tanto caro.”

Per anni sei stato un punto di riferimento in Sicilia – pressoché esclusivo – per chiunque del settore vi transitava. Per molti aspetti un catalizzatore di transiti ed energie, ma come e quanto pensi di avere inciso sul pubblico e sul nuovo collezionismo siciliano, tradizionalmente poco incline al contemporaneo? Dopo dieci anni di attività è ancora opportuno parlare di sfida o possiamo dire dialogo attivo con il territorio?

“Domanda impegnativa. Fare analisi non è mai semplice. Posso dirti che in questi anni ho davvero avuto la grande fortuna di conoscere moltissime persone, alcune assolutamente speciali per la mia vita, senza dubbio tutte importanti perché hanno contribuito a formare la mia professionalità. Consolidare il proprio nome significa impegno, tenacia e credibilità, e tutto questo implica molto lavoro e anche la capacità di vedere oltre, talvolta rischiando. Non so se sono stato un esempio, e se lo sono stato spero di essere stato utile. Certamente per anni sono stato da solo, di questo ne sono consapevole, forse pioniere ma anche solo al fronte, e questo a volte non è un vantaggio, perché non hai nessun confronto. Poi, quando lentamente altre piccole realtà si sono affacciate al contemporaneo mi sono sentito più grande e sono stato felice di avere iniziato una “nuova generazione” di galleristi. Una bella soddisfazione! Infine tu parli di “sfida”, ma io non ho alcuna competizione con nessuno, perché credo che ciascuno di noi abbia la propria identità, le proprie collaborazioni e soprattutto la propria testa; dunque se possibile vorrei avere degli amici piuttosto che dei competitor…”

Hai perfettamente ragione, ma cosa effettivamente ti ha spinto a iniziare questa avventura nel lontano 2003 in una città sicuramente non facile, soprattutto all’epoca, come Palermo?

“Non ho dubbi: l’amore per l’arte e per questo territorio. Non è un segreto quanto io sia legato alla Sicilia, a Palermo in particolare, e quanto creda, nonostante tutte le difficoltà, alla possibilità di poter dare una svolta attraverso la cultura ad un territorio che ha troppo da mostrare ed è poco consapevole della propria bellezza. Non nascondo che tutto ciò sia davvero difficile, e a volte mi sento profondamente stanco, ma è nei giochi, è inevitabile. Non mollare mai è il mio mantra!”

Gli aneddoti e i retroscena sulla realizzazione delle mostre che in genere racconti sono tanti: dagli esordi a Palazzo Rammacca a lume di candele per mancanza di corrente elettrica alla nube tossica che blocca per giorni l’arrivo di Christian Frosi e che determina la nascita di un nuovo interessantissimo progetto (la pagina web www.oooooooblackcloud.net). Qual è il micro/macro evento, che si è rivelato per caso o per fortuna fondamentale per la definizione di un progetto, che sicuramente non dimenticherai?

“Sinceramente non saprei dirtelo, troppi ricordi si addensano nella mia mente. Posso invece dirti che più che gli eventi casuali, sono state le relazioni con le persone che “casualmente” e sorprendentemente sono state foriere di buone intuizioni e splendidi progetti. Cogliere l’essenza delle persone è per me la vera ispirazione e la mia grande fortuna.”

E chi tra le tante persone del mondo dell’arte e non solo, che hanno transitato dalla tua Galleria, ricordi maggiormente e perché?

“Penso ad Aleksandra Mir, imprevedibile e geniale; Nicolas Serota, un mito in carne ed ossa; Stefania Galegati Shines: alias la mia seconda famiglia; Per Barclay: che mi ha insegnato il senso dell’eleganza e della purezza nel guardare le cose; David Hockney che per me fu come incontrare Michelangelo redivivo; Patrizia Sandretto Re Rebaudengo che ho conquistato con i dolcetti di mandorla e che ora non manca mai di passare a trovarmi quando si trova a Palermo, Jenny Saville gentile e magnetica e Juergen Teller che ha realizzato un bellissimo ritratto insieme a Francesco Giordano (n.d.R. il suo attuale socio). Infine certamente ciascuno che abbia trovato nella mia casa la sua casa…”.

Oggi hai all’attivo tante mostre, una nuova sede palermitana (inaugurata quest’anno), uno spazio distaccato a Milano, insegni all’Accademia di Belle Arti. Cosa è cambiato nel tuo modo di rapportarti e soprattutto cosa ti aspetti ancora dal mondo dell’arte?

“È cambiato tutto ma io sono rimasto lo stesso, nel senso che affronto ora come il primo giorno il mio lavoro. Mia madre, che era tedesca, mi ha sempre inculcato il senso del lavoro e nel tempo il mio atteggiamento verso l’impegno è rimasto uguale.
Ovviamente l’esperienza mi ha reso negli anni più forte, più consapevole, ma in fondo il mio spirito e la mia curiosità sono le stesse, per fortuna! Palermo è un traguardo e al contempo un nuovo inizio: nuovo spazio, nuove collaborazioni, nuovi sogni; Milano è la scommessa… in futuro dall’arte mi aspetto… gioia… fiducia… bellezza… e – perché no? – anche un po’ di soldi!!!”

+ ARTICOLI

Giulia Gueci, storica e critica d’arte vive e lavora a Palermo. Dopo un master in Valorizzazione dei beni culturali e sviluppo locale, la collaborazione dal 2009 al 2012  nel Settore Educazione di Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia e, dal 2009 al 2011, con la Galleria Aike/dell’Arco di Palermo e presso l’Istituto superiore per la Storia della Fotografia (2012), dal 2007 collabora con il Museum – Osservatorio dell’arte in Sicilia di Bagheria nella redazione di testi per differenti cataloghi. Attualmente, si occupa della direzione artistica dell’Archivio Pippo Rizzo ed è responsabile della comunicazione per Azoto – opus certum.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.