Gli occhi italiani della Street Art si chiamano The Blind Eye Factory. Immagini e video per cogliere l’anima di ogni muro

Sono dietro le quinte di alcuni fra gli scatti più belli della Street Art in giro per il mondo.

The Blind Eye Factory è un duo di fotografi e video-maker dalla passione instancabile per i muri, i pennelli, le gocce di colore, le inquadrature. Nata nel maggio 2013, la formazione si arricchisce talvolta di collaborazioni e contributi esterni, regalando agli appassionati di tutto il mondo minuti preziosi del work in progress delle più importanti firme della Street Art internazionale come dei giovani artisti emergenti. Un’identità riservata, più che nascosta, The Blind Eye si mostra come una vera e propria “fabbrica di visioni” per tutti gli occhi che non ci stanno a rimanere “ciechi” per sempre e fanno entrare nelle proprie vite un’inedita luce e colore. Abbiamo fatto loro qualche domanda, prima che da Roma ripartano per i loro consueti viaggi in giro per l’Europa.

In ambito “Street” siete super-famosi ma come descrivereste The Blind Eye Factory per il pubblico ampio degli appassionati d’arte? 

Blind Eye è un progetto che nasce dalla passione per l’arte di due giovani professionisti del settore audiovisivo, con la “fissa” di stare in continuo movimento, per supportare e valorizzare una corrente artistica nella quale crediamo moltissimo: la Street Art. Il nostro primo obiettivo è quello di raccontarla al meglio e per farlo bisogna muoversi di paese in paese, passando da un artista all’altro. È l’unico modo per avere una visione completa. Il secondo obiettivo è invece quello di creare una grossa raccolta di video e immagini, accessibili proprio come la Street Art, che è di tutti e per tutti. Così abbiamo deciso si dall’inizio di aprire un account Flickr (https://www.flickr.com/photos/105181642@N02/)  e un canale Youtube (https://www.youtube.com/user/TheBlindEyeFactory)  per dare libero accesso alla visione del nostro materiale.

Parallelamente al nostro lavoro in strada Blind Eye Factory sta conoscendo un particolare momento di maturazione, attraverso nuove e poliedriche collaborazioni nel segno di una crescita progressiva, umana e professionale.

Che vuol dire essere fotografi e video-maker di Street art? In cosa è diverso, se secondo voi lo è, dal fotografare l’arte contemporanea in generale? Che cosa è importante catturare, per voi, in un’immagine? E in un video?

 Vuol dire principalmente stare in mezzo alla strada, tra le persone, conoscere punti di vista differenti, scoprire culture e luoghi diversi. In strada tutto è in continuo mutamento: a partire dalla luce, per finire al muro stesso. Un modo di fare arte contemporanea che offre l’opportunità a tutti di essere partecipi del processo, anche solo con una parola, uno sguardo. Per noi è importante in primo luogo valorizzare il gesto artistico. Ogni artista ha un approccio differente al muro che deve dipingere: ed è proprio questo che cerchiamo di capire, ogni volta. A volte la gestualità prende il sopravvento sui luoghi riuscendo letteralmente ad ipnotizzarci. Altre volte è il luogo stesso, la sua storia o la sua gente, a rapirci. La nostra sfida è svelare il processo che c’è dietro all’opera finita, puntando a coinvolgere il più possibile chi non ha potuto vedere con i propri occhi quanto stava succedendo. Ci piace giocare con le linee e i punti di fuga delle architetture; porte e finestre sono spesso al centro dei nostri obiettivi fotografici. E poi i dettagli, che sono il nostro punto di forza! Passando molto tempo sotto ad un muro abbiamo l’opportunità di vedere e interpretare particolari che ad un occhio frettoloso potrebbero sfuggire e che ci consentono di inventare storie che portano poi all’inquadratura dell’opera completa. Il nostro lavoro è in continua evoluzione, proprio come la Street art.

Ogni muro ci appare tanto misterioso all’inizio quanto affascinante alla fine dell’opera. E sebbene gli strumenti di lavoro degli artisti siano spesso simili (rulli, pennelli e spray) ai nostri occhi tutto appare sconosciuto e ci trascina in un universo parallelo dove conta soltanto la gestualità dell’artista. Ma poi c’è naturalmente il muro, con la sua identità data spesso dal contesto nel quale si inserisce, dalla socialità che si raccoglie intorno ad esso, dal confrontarsi con l’opera delle persone che lo guardano ogni giorno. Ogni quartiere ha il suo carattere, ogni città la sua atmosfera. È un movimento continuo che ci assorbe e ci porta via come una marea da una parte all’altra del mondo.

 Come integrate i due linguaggi dal punto di vista operativo? Come si svolge il vostro lavoro?

 Per fare un video crediamo fortemente che occorra passare sotto il muro più tempo possibile, lo stesso che ci passa l’artista o qualche volta anche di più. È importante cogliere ogni singolo passaggio del processo creativo e per essere sempre presenti quando luci e ombre perfette arrivano, e non lo sai mai prima. La fotografia è sempre contemporanea al girato per i video. Abbiamo sempre due macchine, una per scattare, l’altra per riprendere. L’ultima immagine è quella dell’opera finita e rappresenta la fine di un processo. Per realizzarla ci confrontiamo con artista per concentrare il massimo della comunicazione all’interno dello scatto. Minimo comune denominatore, tra il video e la fotografia, è la leggerezza: non amiamo immagini troppo cariche. Tutto deve rimanere in perfetto equilibrio, il rispetto dell’opera è fondamentale. Nelle inquadrature di Blind Eye non esistono distorsioni o linee cadenti.

 Qual è l’attrezzatura che non può mai mancare nel vostro lavoro in giro per il mondo?

 In realtà non lo sappiamo con certezza neanche noi: viaggiamo pesanti; spesso ci portiamo dietro tutto per non limitare la nostra visione. Ogni muro è diverso e non sappiamo mai cosa aspettarci. In ogni caso, le cose che non possono mai mancare sono il cavalletto sono: la passione e tanta voglia di fare. La nostra piccola casa è una panda bianca a metano. Portiamo tutto, consuma poco e non inquina. Non ci ha mai tradito e ci ha portato in giro per mezza Europa.

 Avete scattato e girato nei più importanti festival di arte urbana, ci raccontate quali sono le realtà e gli artisti che avete trovato più interessanti?

L’aspetto che ci interessa di più della Street Art è il suo essere così vicina alla gente, legata ai luoghi che la ospitano, che la accolgono e le fanno da cornice. E’ bello vedere come essa riesca ad affermarsi in luoghi già incantevoli dal punto di vista paesaggistico, come il sud pontino, nel caso del festival italiano Memorie Urbane; oppure come si imponga come elemento portante per la riqualificazione di città intere, in alcuni centri della Polonia. Siti ingrigiti dal tempo e dalla storia che si sono riscoperti alla luce e ai colori proprio attraverso la Street art. Camminando per le vie di Łódź è bello stupirsi di quanto quest’arte sia protagonista soprattutto nelle zone centrali. Ed è affascinante scoprire paesi delle campagne francesi esplodere di colore come Besançon durante il Bien Urbain. Nelle grandi città è difficile che la Street art diventi davvero protagonista: anche in metropoli come Berlino o Londra il suo espandersi sembra limitato a singole, che in qualche modo riemergono proprio grazie ad essa, come nel caso di Shoreditch/Brick Lane.

 Avete un artista preferito? Cos’ha di irresistibile, ai vostri occhi ormai esperti?

E difficile dare una risposta.  Spesso lavorando a contatto con gli artisti si creano importanti rapporti personali, quindi non saremmo obiettivi. A volte si creano aspettative che alla fine non vengono soddisfatte, oppure può avvenire il contrario e noi restiamo completamente allibiti dall’esito del lavoro. Ma, del resto, la Street Art è per tutti ed appartiene a tutti: non servono occhi esperti per giudicarla. Non riusciamo a farti un nome: essendo in due potremmo discutere all’infinito su quale scelta fare. Ma forse, guardando le foto, qualche indizio potete trovarlo…

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Comunicatrice estetica e museale, segue con interesse i fermenti artistici dell’arte urbana e dell’arte contemporanea. Scrive per i portali web art a part of cult(ure) ed Exibart realizzando recensioni, interviste e articoli di approfondimento. Ha lavorato per artisti, gallerie e festival per le fasi di ideazione, progettazione e realizzazione degli eventi artistici. Negli studi di formazione come architetto si è concentrata sui focus della storia dell’arte, estetica e allestimento museale. E’ impegnata nella realizzazione di un innovativo portale dedicato all’arte e nell’organizzazione del festival Memorie Urbane.

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