Conversazioni ad Arte: Gli animali domestici nelle arti visive

Riprendono le Conversazioni ad Arte, iniziativa condotta e a cura di Barbara Martusciello con art a part of cult(ure): serie di Lezioni rivolte sia a conoscitori ed esperti della materia sia a neofiti, a semplici curiosi e a un più vasto pubblico. Ogni incontro, condotto con l’ausilio di proiezioni e con un linguaggio semplice e diretto, approfondisce l’arte raccontandola attraverso alcuni temi esemplificativi, avvincenti e rilevanti attraverso un excursus nelle opere antiche, moderne e contemporanee.
Tema dei nuovi appuntamenti di maggio: gli ANIMALI DOMESTICI NELLE ARTI VISIVE. Dall’antichità al Barocco; dall’Ottocento al Novecento: non solo Avanguardie; altro Novecento; Arte contemporanea e più attuale.

Le quattro lezioni di un’ora e un quarto ciascuna hanno cadenza settimanale dal 9 al 30 maggio 2013 con brindisi di benvenuto offerto ai Soci iscritti al Corso.

Le Lezioni sono riservate ai Soci dell’associazione art a part of cult(ure), remove background noise: quota annuale € 20,00
Costo del Seminario: € 100,00
La quota si versa entro il:  30 aprile 2013
Minimo iscritti:

Scheda del Seminario

[toggle_box] [toggle_item title=”Quando” active=”true”]giovedì 9 maggio 2013 dalle 18,30 alle 20,00
giovedì 16 maggio 2013 dalle 18,30 alle 20,00
giovedì 23 maggio 2013 dalle 18,30 alle 20,00
giovedì 30 maggio 2013 dalle 18,30 alle 20,00[/toggle_item] [toggle_item title=”Dove” active=”true”]Libreria EquiLIBRI
Via dello Scalo S. Lorenzo, 55 – Roma
Consulta la Mappa: Come arrivare[/toggle_item] [toggle_item title=”Calendario e orari” active=”true”]Dall’antichità al Rinascimento, al Barocco – giovedì 9 maggio, ore 18,30 -20
Dall’Ottocento al Novecento, Avanguardie e non solo Avanguardie – giovedì 16 maggio, ore 18,30 -20
Altro Novecento – giovedì 23 maggio, ore 18,30 -20
Arte contemporanea e più attuale – giovedì 30 maggio, ore 18,30 -20[/toggle_item] [/toggle_box]

Come fare per iscriversi…

[button color=”#ffffff” background=”#ff00ff” size=”large” src=”http://www.artapartofculture.net/mi-voglio-iscrivere-al-seminario-e-sono-gia-socio/”]Mi voglio iscrivere al seminario e sono già socio[/button] [button color=”#ffffff” background=”#ff00ff” size=”large” src=”http://www.artapartofculture.net/mi-voglio-iscrivere-al-seminario-e-non-sono-socio/”]Mi voglio iscrivere al seminario e non sono socio[/button]

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L’essere umano ha da sempre sentito ed espresso l’esigenza di raffigurare quello che aveva intorno e che immaginava del mondo e della vita. Gli animali sono stati uno dei soggetti privilegiati di questa rappresentazione per immagini: non solo ritratti in quanto risorsa alimentare, né come una forza-lavoro da sfruttare ma intesi come simboli mitologici, legati alla sfera divina, innalzati a spirituali messaggeri, concrete presenze nelle case quali abituali compagni domestici. Essi divennero, così, protagonisti di graffiti parietali, decorazioni vascolari, musive e architettoniche, disegni, dipinti, incisioni, di statuaria e via via di fotografie e video, oltre che di installazioni, performances etc.

In un percorso divulgativo ampio scopriremo come gli artisti di tutti i tempi hanno interpretato il mondo faunistico, tra mito, allegoria, immaginazione e realtà. Si inizia con 4 incontri sul tema degli ANIMALI DOMESTICI che si focalizzerà su cani, gatti, uccellini e su quelle specie entrate a far parte della quotidianità delle società occidentali nei secoli e immortalate in opere note o meno conosciute.

Greci, egizi e antichi romani affrontarono in maniera portentosa e dettagliata la riproduzione degli animali che troviamo a Pompei, per esempio, e che si caratterizzò nei bestiari medievali, rivelando, in miniature, capitelli e doccioni delle cattedrali, l’universo sacrale e visionario dell’uomo; così fu nel tardogotico, dove primeggiarono, per esempio, negli affollati disegni di Pisanello, e nel Rinascimento, tanto pieno di emblemi religiosi tra cui troviamo anche conigli – allegoria di fertilità -, pappagalli e cardellini a rappresentare metaforicamente vizi e virtù degli uomini. Non vanno dimenticati i grandi fiamminghi (come Pieter Bruegel il Vecchio, o l’artista di Anversa Jan o Joannes Fyt o Fijt, con i suoi fenomenali cani nelle scene di caccia) né i cani delle proverbiali corti umaniste (uno compare anche negli affreschi della Camera degli Sposi in Palazzo Ducale a Mantova, di Andrea Mantegna), i particolarismi del tedesco Albrecht Durer con cani nella Visione di Sant’Eustachio e nella Madonna degli animali. Ci sono bestie a profusione nel Barocco: oltre a quelli mitologici e fortemente ornamentali nelle architetture, ecco cani e gatti trattati al pari dei loro padroni. Stupiscono, in questo senso, le tante raffigurazioni: del grande colorista veneto Tiziano, estimatore delle razze canine più disparate, come è palesato nella Venere di Urbino degli Uffizi a Firenze, o nel Ritratto di Carlo V oggi al Prado di Madrid; nei disegni di Rembrandt, per nulla intimorito dal rischio di provocar scalpore; di Van Dick, che ci dà un cane monumentale accanto ai figli del Re Carlo I; del Domenichino, con la sua bucolica resa di levrieri nella Caccia di Diana alla Galleria Borghese; o, ancora: del fedele amico di Endimione nell’Affresco della Galleria Farnese a Roma di Annibale Carracci, o di Giovan Battista Crespi detto Il Cerano, Giulio Cesare Procaccini, Il Morazzone che nel Martirio delle Sante Rufina e Seconda (noto anche come Quadro delle tre mani), del 1625 circa e oggi alla Pinacoteca di Brera a Milano, immortalano un bellissimo esemplare canino trattenuto da un angioletto. Questo sono solo sparuti esempi del nostro tema; altri ne possiamo fare a riguardo del mondano Settecento, ove troviamo l’inglese William Hogarth che, tanto amante del suo cane da ritrarlo in un suo autoritratto, volle vendicarsi del giudizio negativo di un noto storico d’arte con una pregevole acquaforte in cui quel cagnolino è visto mentre fa pipì su un volume scritto da quello stesso, odiato critico. Tanti anche i batuffoli pelosi nei nobili interni di famiglia, nelle alcove e nella quotidianità, come nei quadri di Jean-Baptiste Simeon Chardin. Nell’Ottocento il tema si dilata, accogliendo nelle case animali da compagnia di tante razze: dai gatti di ogni tipo di Renoir al magnifico esemplare di King Charles Spaniel di Manet (c.a.1866) e al grande mastino dei Pirenei che troneggia ne Il salotto di Madame Charpentier (New York Metropolitan Museum); accompagnano, anche, poeti, letterati, musicisti e artisti (Autoritratto di Courbet con il suo cane nero,1842, Parigi, Petit Palais, agli albori di un Realismo innovativo ed etico). Chiude il secolo la grande signora dei gatti, l’olandese specializzata sul tema: Henriette-Ronner-Knip. ll Novecento si apre con un’allegoria prerafaellita di John William Godward (L’Ozio, 1900). Nell’arte moderna e contemporanea la resa del soggetto animalesco si fa via via ancora più libera e  strade, case, ville e studi si riempiono di un quattro-zampe a spasso in giardino (Il Giardino del Lussemburgo, 1893, del “profeta” Félix Vallotton), dinamicamente al guinzaglio (Giacomo Balla, 1912), dormienti (Henri Matisse, Interno con cane, 1934, Baltimore Museum of Art ), di cani metafisici (Carlo Carrà, Le figlie di Loth, 1919), bassotti (il piccolo Lump di Picasso), dalle sembianze antropomorfe (dell’americano Cassius Marcellus Coolidge) o realistici e perfetti, ma anche inquietanti (come nei quadri di Lucian Freud); e se abbiamo anche curiosi ibridi (il gatto-uccello di Paul Klee del 1928) e teneri uccellini in gabbia (dell’ungherese fin de siècle Jozsef Rippl Ronai, stimato anche da Gauguin), i gatti non sono meno celebrati, anzi: incisi nell’elegante grafica dei cartelloni e della réclame Art Nouveau (da Theophile Alexandre Steinlen), dipinti come mici delicati da Renoir e Manet, coloratissimi in Matisse, espressionistici in Ernst Kirchner e Franz Marc, vicini a tante donne ritratte da Picasso – grande amante dei gatti -, evocativi e giocosi in Mirò, guizzanti nelle originali grafiche dell’olandese M. C. Escher e via via nelle tante versioni pop (Andy Warhol), lenti nell’8 mm del 1971 di Franco Vaccari, vagamente pruriginosi in Balthus, baciati appassionatamente da Robert Gligorov, ambientati nelle varie sculture di Liliana Moro, Paolo Grassino, Velasco Vitali, trasformati da Alberto Garutti in monumenti meravigliosi alla normalità canara fino a campeggiare: come enorme Guardiano Puppy, a metà tra l’arte-dei-giardini e della scultura kitsch, all’ingresso del Guggenheim Museum di Bilbao firmato da Jeff Koons, o cattivo impertinente, mentre fa pipì sopra, letteralmente, al Country Museum of Art, Newpor (Bad Dog, Richard Jackson, 2013).

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