Progetto STAMATA a Bologna. Discografia nuova a sostegno della Musica d’Arte. L’intervista

Un chitarrista e un direttore d’orchestra con base a Bologna decidono di amalgamare amiciza, esperienze professionali e un amore per la musica che ha penetrato radicalmente la vita e la carriera di ognuno di loro, per dare forma a STAMATA un’etchetta discografica che punta a curare ed offrire prodotti discografici innovativi che partano da una raffinata selezione di nuove esperienze talentuose della musica classica italiana, ma non solo.

Un’intervista a Giovanni Maselli (Chitarrista) e Massimo Alessio Taddia (Direttore d’orchestra)  per approfondire questo progetto che ha secondo molti artisti e professionisti del settore l’amore, la qualità e numeri giusti.

Come si è attivata l’idea di lavorare al progetto  Stamata?

G.” Avevo già avuto esperienze con il mondo della discografia da musicista e il più delle volte le condizioni contrattuali erano sproporzionate (a sfavore) rispetto al prodotto effettivamente offerto. Inoltre la situazione della diffusione del materiale musicale da ascolto in questo momento storico è tale da dover necessariamente far nascere riflessioni sulla attualità o meno del supporto tradizionale (in senso fisico: cd-disco vinile o altro). Ho quindi sviluppato una personale visione di un progetto che si occupasse sì della produzione di artisti di valore riguardanti la Musica D’Arte, ma anche di tutto quello che può ancora tener in vita il supporto fisico ovvero il packaging, l’aspetto grafico e – perché no? – tattile. Per tanto, ho esposto questi miei pensieri a due dei miei più cari amici che hanno non solo accolto le mie idee ma anche dato una forma ed espanso le caratteristiche da me solo intuite.

M. “Infatti, l’idea nasce anche dal desiderio di creare un prodotto di qualità non solo dal punto di vista musicale. Un oggetto che fosse piacevole al tatto, ricercato ed elegante nel design, che unisse visivamente la qualità musicale a quella imprenditoriale, artigianale italiana. Da qui la scelta di una specifica carta per la confezione del cd, la concezione di un oggetto fisico che fungesse da originale biglietto da visita. In questa linea va la scelta della collaborazione con l’artista ragusano Giovanni Blanco, le cui incisioni abbelliscono i prodotti dell’etichetta creando una collana editoriale di pregio, con la preziosa consulenza di Renato Stasi, ideatore e curatore del design dei prodotti Stamata.”

Curare e proporre progetti discografici di qualità legati soprattutto alla musica classica, è una scelta sicuramente coraggiosa in un panorama musicale e in un tessuto sociale in cui la sua fruizione è tutt’altro che quotidiana. Come si pone il vostro fare e il vostro pensiero a riguardo?

 G. “Con una frase non propriamente pop e forse un po’ snobistica, direi che si tratta di un prodotto “non per tutti”. Nel senso che da una parte gli artisti che teniamo in considerazione fanno parte già di un’elite culturale per quanto riguarda la musica che propongono (sia per gli strumenti che adoperano , sia per il repertorio), dall’altra il pubblico cui ci rivolgiamo , non è necessariamente il fruitore medio, ma già una persona che ha delle esigenze estetiche e culturali più articolate.
Inoltre in questo momento storico, a mio parere, non si può più ragionare solo in termini di business economico (che pure è intrinseco in un’attività del genere), ma soprattutto in termini di peculiarità creative e di alta qualità che poi dovrebbero essere premiate dall’apprezzamento del pubblico. Un altro aspetto che personalmente ho a cuore è la sostenibilità dal punto di vista eco-ambientale, per cui scegliamo innanzitutto (nei limiti della tecnologia disponibile)  materiali non altamente inquinanti (carte più possibile di stampo artigianali) , sfruttiamo una produzione locale in tutti gli aspetti della realizzazione sviluppando inoltre interessanti sinergie con artisti e professionisti di differenti provenienze e discipline.”

 Il primo disco Stamata è uscito questo autunno: si tratta di Guitare, di Eon Guitar Quartet; è imminente l’uscita del secondogenito, ovvero di La Follia. Si tratta di due interessanti progetti legati alla chitarra classica. Partiamo dal primo, Eon Guitar Quartet, attualmente considerato uno dei migliori e più attivi ensemble cameristici  nel panorama internazionale chitarristico. Eon dà spazio al repertorio contemporaneo e alcuni giovani compositori hanno scritto dei brani a voi destinati. Potreste parlarci di questa esperienza?

G.”Il disco Guitare di Eon Guitar Quarte ha una genesi piuttosto lunga. Ci siamo spesso interrogati circa il senso del ripropore trascrizioni per questa formazione, promuovere nuova musica o suonare repertorio esistente. L’attuale progetto si inserisce nel mezzo di queste opzioni. Abbiamo quindi preso brani di punta del repertorio tradizionale per chitarra sola, e abbiamo, dopo molte ricerche musicologiche, scoperto che essi avevano dei cloni di tipo orchestrale messi a punto dai compositori stessi. In pratica lo stesso brano originariamente concepito per chitarra sola, per molteplici motivi era stato trascritto dallo stesso compositore per orchestra sinfonica. Noi abbiamo fatto un’operazione “a ritroso”, una sorta di traduzione riportando tali brani sulla chitarra, ma in un ensemble cameristico che potesse da un alto suonare come il compositore aveva in origine pensato (la chitarra) ma poi produrre la molteplice quantità di sfumature timbriche che erano presenti nelle versioni orchestrali. Per questo lavoro di traduzione ci siamo affidati alle sapienti mani di compositori a noi molto vicini che hanno lavorato in modo eccezionale: Eugenio Becherucci, Fabio Rizza, Caterina Centofante, Paolo Geminiani.
Per quanto riguarda invece il discorso della musica nuova, è una strada che negli anni stiamo percorrendo parallelamente alla frequentazione del repertorio tradizionale. Un esempio su tutti è il lavoro di Cristian Gentilini, compositore bolognese, che ci ha dedicato il suo lavoro per quartetto Psalterium, che ci ha dato la possibilità di seguire la nostra vocazione di ricerca timbrica nella riproduzione dello strumento tradizionale (il salterio) e con un linguaggio estremamente moderno ed efficace di esplorare potenzialità che solo un ensemble a corde pizzicate e così fresco come il quartetto di chitarre può avere.”

Ci sono dei criteri di scelta in merito al repertorio che eseguite? E che tipo di seguito avete riscontrato in Italia, e all’Estero?

G. “Quest’anno ricorre l’anniversario del decennale del quartetto Eon in questa formazione , e in questi anni abbiamo praticamente suonato tutto il repertorio standard esistente. Naturalmente non possiamo conoscere tutte le nuove pagine che (per fortuna) ultimamente stanno nascendo e soprattutto ci siamo affidati al nostro collaudato orecchio musicale.
Di base cerchiamo, come ho già detto precedentemente di dare un taglio che premi la formazione nella sua unicità, di non proporre semplicemente brani di facile effetto sul pubblico ma che possano dare alle pagine (anche alle trascrizioni) una luce nuova e magari più interessante di altre esecuzioni.
Per quanto riguarda l’apprezzamento, purtroppo non ci resta che confermare che all’estero (soprattutto in Europa centrale e del nord: Germania, Finlandia, Estonia, Bulgaria) c’è una maggiore attenzione e apprezzamento delle qualità musicale ed interpretativa. Abbiamo quindi un maggior numero di concerti all’estero che in Italia dove purtroppo è imperante un dilettantismo degli ascoltatori (soprattutto nel mondo della chitarra) che porta ancora una volta a preferire una versione di melodia accompagnata di Torna a Surriento suonata con le chitarre, ad un (sempre trascrizione poi) Concerto Brandeburghese di Bach, per non parlare poi di brani ancora più esoterici per gli ascoltatori come l’Homenaje a Debussy di Manuel De Falla nella nostra versione in quartetto.”

Freschissima (questo dicembre) è l’uscita del nuovo disco Stamata, dedicato ancora una volta alla chitarra. La Follia Guitar Orchestra, è un progetto particolarissimo, un’orchestra composta unicamente da strumenti a corde pizzicate e da musicisti professionisti e non. Come è nata l’orchestra e come si sviluppa la sua attività?

G. “Alcuni anni fa ebbi l’opportunità di visionare un bellissimo film L’altra voce della musica con Claudio Abbado, in cui si descriveva l’esperienza di questo grandissimo musicista relativamente al progetto El sistema musicale in Venezuela. A parte gli evidenti risultati sul piano educativo e culturale la mia riflessione mi portò a pensare che sarebeb stato bello vivere in un posto dove ci fosse un sano dilettantismo strumentistico, e che questo poi se si fosse diffuso avrebbe avuto inevitabili risvolti sociali in termini di convivenza civile e culturalmente avanzata. Ho quindi parlato con vari amici musicisti professionisti chiedendo loro di partecipare in prima persona ad un grande gruppo chitarristico e poi di proporre i loro allievi o conoscenti (certo di un buon livello di preparazione strumentale) in modo da poter formare un ensemble ibrido e con molte anime. In pratica un unico strumento di tante razze e provenienze.Ho poi chiesto al mio caro amico e stimato direttore Massimo Alessio Taddia di aiutarci nella concertazione. E’ stato poi così bravo che lo abbiamo “condannato” all’esrgastolo di direttore principale di questo bellissimo gruppo.
Attualmente nella nostra “compagine” come ci definì in una mail di apprezzamento Giorgio Faletti, contiamo oltre ai chitarristi professionisti, maestri d’orchestra che nella vita fanno i lavori più disparati più di 20 chitarristi (dirigenti della sanità pubblica, ingegneri, insegnanti, studenti universitari e liceali) due bassisti elettrici (dei quali una è una ricercatrice biologa molecolare) e due requinti (chitarra accordata ad una quarta superiore).

M. “Per quanto riguarda il repertorio, verte principalmente su ricomposizioni di opere appartenenti al repertorio sinfonico, completamente estraneo alla chitarra. Il pubblico si è dimostrato da subito interessato ed affascinato da questo ensemble che non presenta semplici trascrizioni ma rivisita l’intero brano in funzione delle qualità e peculiarità timbriche ed espressive dell’ensemble, oltre a coinvolgere sia musicisti professionisti che liberi professionisti e studenti di altre discipline. infatti in questo caso, non sono tanto le problematiche tecniche da affrontare e superare ad essere la principale sfida bensì riuscire a coinvolgerli dopo una giornata di lavoro, farli entusiasmare nonostante la stanchezza e convincerli che possano davvero esprimersi attraverso il fare musica insieme nonostante i limiti, le insicurezze e l’inesperienza nell’affrontare un repertorio complesso come quello sinfonico – che naturalmente non appartiene alla chitarra – e riuscire lo stesso ad ottenere risultati straordinari.”

 Nell’ottobre 2011 l’orchestra ha ottenuto il secondo premio al prestigioso Concorso Internazionale Mondo Musica di Cremona sotto la guida del suo direttore principale, Massimo Taddia. L’esperienza di la Follia mescola incredibilmente la performance di elevato livello all’esperienza didattica e formativa, quali sono state fin’ora, le sensazioni, le soddisfazioni e le criticità?

M. “Cremona Mondo Musica ha rappresentato un traguardo importante per l’orchestra, l’esserci confrontati con altri ensemble che presentavano programmi variegati ma non così complessi come i nostri ha reso ai membri della Follia un giusto riconoscimento e premio ai loro sforzi. L’aspetto didattico del fare musica insieme è sempre andato di pari passo all’affrontare i problemi tecnici inerenti la rivisitazione di questi capolavori. Questo ci ha costretto a rivisitare e ricercare nuove timbriche ed impasti che reinterpretassero la composizione in funzione dell’orchestra e che non tradissero l’idea compositiva originale. Per questa ragione diamo grande importanza a scegliere in modo accorto cosa suonare, senza cadere nel facile tranello di scelte mirate ai brani più celebri del repertorio sinfonico. Prossimamente ci avvicineremo all’Amor Brujo di Manuel de Falla, inserendo percussioni nel nostro ensemble e collaborando per la prima volta con una cantante. Questo farà sì che l’orchestra impari anche a sapere ascoltare un cantante solista ed essere duttile e dinamica nel saperla accompagnare.

Quali sono i programmi futuri e le scelte che fiutate per il vostro nuovo progetto?

G. “Cercheremo di aprirci al mondo del Jazz sempre però coinvolgendo artisti con progetti particolari, e in cantiere ci sono anche produzioni riguardanti la musica antica su strumenti originali. Ci piacerebbe pian piano sviluppare un catalogo il più possibile variegato (sempre nell’ambito della musica d’arte). Un grande obbiettivo, da valutare però in base a come si svilupperà il mondo della discografia e le vendite, è quello di trovare un canale di vendita appropriato, luoghi in cui si espongano e si vendano oggetti di design o shop point di teatri, luoghi di ritrovo e di scambio culturale più che uno store di dischi. punti vendita insomma che possano valorizzare il nostro prodotto e facilitarne una fertile circolazione.”

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Ho 28 anni, provengo da studi di comunicazione e sono blogger dal 2005
Io mi occupo principalmente di scrittura e cultura fotografica,scrivo e faccio e esperimento di fotografia, ma da sempre sono legata anche alla scrittura poetica e ,in un percorso di totale auto formazione, mi sono avvicinata alle arti visive in generale, e in particolare nei rapporti tra mezzo fotografico, memoria ,identità, emotività
Scritture personali ma anche (nella sezione pagine) flash e scritti su cultura fotografica su: www.granbelblog.wordpress.com e il blog sui progetti fotografici: www.gioiaperrone.blogspot.it

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