La Roma degli scrittori di Daniela Mazzoli. Uno sguardo con la coda dell’occhio

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La Roma degli Scrittori, Cover

La Roma degli scrittori è una raccolta di interviste a diversi scrittori romani del nostro tempo; la terza uscita dell’esperienza didattica di scrittura gestita da Laurana Editore (chiamata “Bottega di Narrazione”) è uno di quei libri che quando li prendi in mano ti lasciano scettico perché hai il sospetto che si diano obiettivi troppo ambiziosi per uno scritto così piccolo.

Come può uno scrittore agli esordi, cimentandosi con la sua opera proprio con l’ausilio di una scuola di scrittura, anche solo pensare di affrontare quella immensa Sfinge che si appoggia al centro dell’ Italia che si chiama Roma?

Roma è una di quelle città che a guardarla non ti racconta nulla perché ha davvero troppo da raccontare. Troppa storia, troppa grandezza, troppi problemi, troppa diversità, troppo tutto. Ed allora piuttosto che sopportare un simile capogiro rimani nella tua provincia e pensi che nella città eterna andrai la prossima volta.

Ma non sarà proprio per questo che un libro come La Roma degli scrittori può essere la soluzione giusta per tracciare un incompleto ma vivo e significativo ritratto? Perché forse il solo modo di pensare la città eterna è una di quelle immagini post moderniste che emergono dal collage di tantissime piccole sottoimmagini che niente hanno a che vedere con la principale, e che non si può cogliere se non ignorando completamente i dettagli, sforzandosi di guardarlo solo con la coda degli occhi.
Ecco. Pensando l’intervista ad ognuno degli scrittori romani come un pezzo del mosaico, e cogliendone l’insieme, da questa raccolta emerge una immagine viva, pulsante e forse veritiera di che cosa è oggi la nostra capitale.

C’è veramente troppa storia da portare sulle spalle per chi volesse essere cittadino di Roma, peggio ancora scrittore romano. Non si può raccontare questa città se non con la memoria ed il ricordo, non è un ambiente adatto alla contemporaneità:  si spiegano così la nostalgia della Roma degli anni sessanta e settanta che pervade queste pagine, ma anche un certo snobistico rifiuto della gente di oggi e dei suoi problemi che dalle anonime periferie irrompono nel centro (geografico ma anche culturale).

Leggiamo di un paese che non può e non vuole aprirsi ed essere patria per i suoi cittadini: la Roma di Daniela Mazzoli è un ente dotato di vita propria, non appartiene ai romani e tantomeno agli italiani.

Così come non si riesce a renderla vivibile perché la sua storia gloriosa è incompatibile con le infrastrutture della modernità,  allo stesso modo la sua produzione culturale non si apre al mondo, rimane chiusa nella nostalgia di un passato sempre più lontano e sempre più incomprensibile per la multietnicità di oggi; più o meno come accade alla classe dirigente che proprio da questa città impone alla nazione il peso di un privilegio comprato in anni lontani: non sa più appartenere, non sa più farsi servitrice.

Sarebbe dannoso andare oltre nel raccontare questo bel libro dalla scrittura piacevolissima e tecnicamente ineccepibile (marchio di fabbrica della produzione Laurana), perché sarebbe come  fissare l’attenzione su un piccolo pezzo del mosaico perdendo la visione di insieme, quella di una bellissima e lasciva odalisca che si adagia con i suoi splendori passati nel centro dell’ Italia per farsi guardare ed ammirare, ma forse non vivere, forse non raccontare.

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Posseduto da una innata attrazione per la lettura di qualsiasi genere di romanzo, paradossalmente ha scelto di seguire la carriera
scolastica e lavorativa di ingegnere industriale. Oggi passata la soglia dei quarant'anni divide la sua vita tra le linee di produzione e le linee
di testo dei romanzi che continua a leggere, alla ricerca di sempre nuove storie che possano emozionarlo

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