Per sempre. La nera umanità di Piergiorgio Pulixi

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Nero; troppo nero è il colore dei sentimenti che lega l’umanità trattata da Piergiorgio Pulixi, da poco insignito  del Premio Letterario Franco Fedeli per la letteratura poliziesca per il precedente romanzo Il canto degli innocenti.

Per sempre (Edizione E/O) racconta di una Gotam City italiana, la giungla dove si incrociano troppi personaggi, troppe trame, troppi stereotipi … calabresi mafiosi, ceceni patrioti e criminali, albanesi, spacciatori e drogati, corrotti di tutti poteri: polizia, magistratura, politica.

La trama è complessa e forse eccessivamente ricca (tanto da risultare contorta) ma l’autore riesce a tenere il lettore incollato alle pagine fino al finale che non è un finale. La fine di Biagio può essere immaginata dal lettore anche se il suo destino di essere umano è già scritto. Troverà, con l’aiuto della potente mafia calabrese, la cecena e si vendicherà; ma la vendetta non allevierà la sofferenza dei personaggi: tutti destinati a un’eterna espiazione.

Non è scontato e facile il gioco delle ispirazioni: quali sono i “maestri” dell’autore?

È lontano lo scavo psicologico dei personaggi, tratto tipico dei neri francesi (da Georges Simenon a Pierre Lemaitre) o scandinavi (da Henning Mankell a Jonathan Holt), mentre è più vicina la cronaca nazionale portata a eccessi poco verosimili.  Il romanzo sembra già pronto per una sceneggiatura televisiva: dialoghi serrati e molto diretti, ambientazioni precise, SUV e mitragliette d’ordinanza. Sembra che più che alla letteratura  l’autore si sia ispirato a sceneggiati come Romanzo criminale e Gomorra (peraltro di gran successo e di gran bella fattura).

Lo stile televisivo (un pregio? Un difetto?) non scoraggia, in ogni caso, la lettura. I numerosi personaggi sono ben descritti e credibili anche in un contesto che a volte cade nell’eccesso (come nel caso della mutilazione degli albanesi, dell’uccisione dei capi clan ceceni o nella morte della ragazzina). La storia nell’insieme regge ed è sorretta, soprattutto, dall’azione e dai dialoghi; manca, purtroppo, la suspance poiché, dopo aver capito il meccanismo narrativo, il lettore immagina presto la sua evoluzione.

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Alfredo Fioritto insegna diritto amministrativo all’Università di Pisa ed è avvocato. Momentaneamente è appassionato di letteratura criminale.

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