Salone del Libro di Torino #18. Un Salone fantastico.

Non era scontato che sarebbe stato un Salone del Libro rinnovato e in qualche modo rivitalizzato dalla concorrenza milanese. Invece lo è stato, un Salone che ha visto il moltiplicarsi degli eventi nelle varie sale sparse per il Lingotto, vero punto di forza di questa edizione assieme agli eventi che si sono tenuti all’esterno.

Appena entrato ho percorso il corridoio centrale e ho avuto subito la sensazione del mutamento, al centro del Salone non troneggiava più il grande stand della Mondadori, gli spazi apparivano meglio distribuiti e acquisivano migliore visibilità case editrici che un tempo sarebbero state considerate minori, ma che oggi possono vantare autori nelle prime posizioni delle classifiche.

Case editrici come Edizioni e/o che vantano a catalogo una Elena Ferrante, come Sellerio che pubblica Camilleri o come Bao Publishing che genera due enormi file di lettori con una sessione firme di Zerocalcare e Leo Ortolani.
Un Salone dunque che si svincola dagli editori, pur mantenendoli al centro della scena, e che elegge a veri protagonisti gli autori e le loro opere.

Era tempo che ci fosse un cambiamento di rotta, un liberarsi dalla sudditanza ad associazioni di editori e grandi gruppi editoriali, che in qualche modo condizionavano le scelte del Direttore del Salone e dei suoi collaboratori.
Paradossalmente è stato il continuo aumento di potere di alcuni soggetti che ha portato a una rottura e alla possibilità di una rinascita. Non tutto il male vien dunque per nuocere.

Ma perché lo definisco un Salone fantastico? Per questa piccola rivoluzione copernicana che scopre che si comprano libri in base a autore e contenuto e non all’editore?
No, o per meglio dire non solo.

È fantastico perché già dal primo incontro a cui assisto capisco che si parlerà molto di un genere che amo. Un genere che riesce a superare le quattro impossibilità elencate da Popper: tecnologica, teorica, scientifica e logica, e così facendo regalarci gli infiniti mondi della letteratura fantastica.
Sono gli eventi della sera che mi regaleranno le emozioni più grandi, il venerdì dedicato a uno dei maggiori scrittori viventi, Stephen King, e il sabato con la lectio magistralis di Wu Ming 4 sulla figura femminile nell’ opera di Tolkien.
Potrei definire King uno scrittore di fantastico moderno e Tolkien un autore classico, ma sarebbe un errore, sono entrambi creatori di universi, il primo di un multiverso che vede mondi interagire tra loro, il secondo di un unico universo popolato da molteplici razze.

Questo Salone sembra ispirarsi a entrambi, mostrandoci autori tra loro molto diversi ma uniti dal rendere possibile ciò che non lo è, raccontandolo.
Certo, non sono mancati incontri più tradizionali, autori più, diciamo così, letterari. Ma la vera rivoluzione di questa edizione è l’aver superato i confini del possibile traghettandoci nel mare della quiddità e nell’immaginario fantastico.

La scelta, coraggiosa, è stata premiata dal pubblico. Già nel primo incontro a cui ho assistito, a cura di Gainsworth Publishing, il pubblico era molto partecipativo, poneva domande e si appassionava alla “difesa” del fantasy classico e urban dalla avanzata del romance.
Interminabile la fila di persone che desideravano assistere alla lectio di Wu Ming 4, molte purtroppo non hanno potuto entrare in sala, nonostante si rendessero disponibili tutti i posti riservati e quasi si superasse il numero massimo consentito dalla sicurezza.

Il prossimo anno si dovrà ragionare su spazi più ampi per poter consentire a tutti di poter assistere. Questo è uno degli aspetti che si dovranno migliorare, la gestione del pubblico, cercando di ottimizzare gli accessi, ma credo che nessuno si aspettasse una tale affluenza e partecipazione ad eventi di un genere considerato quasi come minore.

Una altro “difetto” che ho trovato, o per meglio dire ritrovato, è l’eccessiva grandezza e soprattutto chiusura di alcuni stand. Per fare un esempio quello della Feltrinelli, che in pratica riproduce un punto vendita con tanto di vetrine. Io credo che i libri debbano essere a disposizione dei flussi di visitatori, i lettori non dovrebbero essere ingabbiati.
Comunque il mio voto è più che positivo, sono sicuro che se la squadra che ha lavorato a questa edizione sarà riconfermata assisteremo a una ulteriore metamorfosi e crescita.

Non ci resta dunque che aspettare con impazienza la trentunesima edizione.

 

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