Grande installazione di Federica Di Carlo e il respiro della Terra a Palermo. We Lost The Sea

immagine per Federica Di Carlo
Federica Di Carlo, Foto Lorenzo Bacci, Palermo, 2018

Una grande istallazione ambientale che mette in scena il respiro della terra attraverso i suoi elementi fondamentali: mare, luce e atmosfera. E’ We lost the Sea, di Federica Di Carlo (Roma, 1984), un’opera immersivo-percettiva che attraverso un gioco di equilibri sottili e ammalianti, invita a una riflessione sulla situazione climatica attuale.

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Federica Di Carlo, Foto Lorenzo Bacci, Palermo, 2018

Il progetto, curato da Simona Brunetti e promosso dalla Sovrintendenza del Mare e dalla Fondazione Mondo Digitale di Roma, nasce come riflessione e si allunga alle sensazioni. Si percorre una passerella rialzata (15 persone per volta, massimo) e si entra nel gioco: mare, luce e atmosfera.

Il mare – mai come in questi anni diventato campo di questioni umanitarie, politiche e identitarie – è anche rappresentato e conservato dentro grandi cisterne, dove l’artista ha provveduto a collocare realmente l’acqua del mare di Palermo, simbolo visivo e culturale della situazione ecologica locale.

Inevitabile pensare allo storico 32mq di mare di Pino Pascali, che è solo una eco lontana.

Spiega la curatrice Simona Brunetti:

“L’equilibrio sottile che tiene insieme questi elementi, ciascuno dei quali reca in sé universi naturali e culturali complessi, è lo stesso che tiene in vita la Terra sin dalla notte dei tempi e si basa su una legge fisica elementare: la quantità di acqua che evapora deve essere all’incirca uguale a quella che ritorna sulla terra sotto forma di precipitazioni”.

Come questo delicatissimo sistema rischi di essere fortemente compromesso dal surriscaldamento globale, è oggetto di studio degli scienziati oramai da anni, ma è anche un tema lungamente esaminato a livello della politica e del dibattito culturale internazionale.

L’opera s’inserisce infatti nell’ambito di una serie di riflessioni sulla situazione climatica attuale, generate da ricerche personali che Federica Di Carlo ha portato avanti in questi ultimi anni in collaborazione con i fisici di vari dipartimenti scientifici come: MIT (Boston), CERN (Ginevra), INAF (Roma/Milano).

We Lost The Sea pone l’accento su questo tema, analizzandolo da un punto di vista scientifico ed ecologico, ma trasponendolo anche su un piano culturale. Mescolando un piano “scientifico” a un piano “poetico”, il lavoro di Federica Di Carlo al tempo stesso gioca sul doppio fronte della partecipazione e della fruizione dell’opera da parte del territorio.

Non a caso l’Arsenale della Marina Regia, l’antica Fabrica della Real Marina, è stato individuato come spazio ideale per accogliere l’istallazione: luogo di confine per eccellenza, sotto il quale scorre ancora oggi il mare palermitano, assurge a simbolo di quelle “zone d’interferenza” e di quei territori liminali su cui insiste la ricerca dell’artista.

E’ ancora la Brunetti a chiarire:

“Complice di tali interferenze, il mare sussiste nel suo lavoro come grande attivatore di energie, storie e destini, sia individuali – si pensi alle quanto mai attuali storie di immigrazione che fanno di Palermo un luogo sempre al centro delle cronache internazionali – che planetari.”

Info mostra

  • 18 giugno-15 settembre 2018
  • Arsenale della Marina Regia
    Via dell’Arsenale, 142 – Palermo
  • Orari e giorni di apertura della mostra:
    Lunedì, Martedì, Giovedì 8:00/17:00
    Mercoledì 8:00-14.00/14.30-18:00
    Venerdì 8:00/15:00
  • Ingresso gratuito / possono entrare solo 15 persone alla volta– i minorenni devono essere accompagnati
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Luca Barberini Boffi, ex imprenditore nel mondo della carta stampata.
Esperto di comunicazione e di arti visive, vive tra Milano, Roma e Strasburgo, dove risiede. Organizza convegni internazionali su Beni Culturali e collezionismo, scrive su testate di settore. Viaggia molto all’estero per lavoro e per passione. Collabora saltuariamente come consulente artistico nel Maine, U.S.A.

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